Stefano Boldrini per la Gazzetta dello Sport
Brexitball. Alle 23 di stasera, orario di Londra, il Regno Unito e l' UE si separeranno dopo 47 anni. Il pallone, come la vita, continuerà a rotolare, ma non prendiamoci in giro: l' Europa, dopo questo divorzio, non sarà più la stessa e anche nel calcio cambierà qualcosa.
Come? È questo il grande quesito, domanda che si allarga però all' intera Brexit: finito il tempo dei proclami elettorali e delle frasi ad effetto, nessuno, a cominciare dai grandi organismi finanziari mondiali, sa fornire una risposta. Tutto dipenderà dagli accordi commerciali che saranno siglati entro il 31 dicembre 2020: 11 mesi sono in teoria tanti, ma per risolvere le mille questioni sul tappeto, rischiano di essere pochi. Lo sport, scivolando in coda rispetto ad altre priorità, potrebbe pagare un prezzo minore.
La Premier preme per mantenere lo status quo. La Football Association ha invece avanzato la proposta di modificare gli attuali parametri, secondo i quali nella rosa base di 25 calciatori dei club sono consentiti 17 stranieri e 8 britannici. Il progetto della federazione di Londra è di abbassare a 13 la prima quota e di elevare a 12 la seconda. La FA considera la Brexit «un' opportunità per lo sviluppo dei nostri talenti, spesso bloccati da giocatori stranieri mediocri».
Queste osservazioni sono contenute in un rapporto di 33 pagine: «Access to Talent Discussion Desk».
La Premier non ci sta ed è pronta ad affidarsi a una consulenza legale di alto livello per imporre le sue ragioni. «Le misure proposte dalla FA ridurranno la qualità della Premier e di conseguenza il valore economico globale del prodotto.
Se si impoverisce la Premier, s' impoverisce tutto il calcio, comprese le serie minori. Il progetto della FA è radicale e speculativo». Il calciomercato con la Brexit dovrebbe registrare un nuovo scenario: meno Inghilterra, più affari in Germania, Italia, Spagna e Francia. Sul piano fiscale, non sono attese novità: con la vittoria dei conservatori, è scongiurata l' ipotesi di un rialzo delle tasse.
A Londra è fissato nei prossimi giorni un incontro tra le due parti e sarà un primo banco di prova per Richard Master, neo amministratore delegato della Premier. Il governo britannico attende una proposta entro aprile: in programma meeting «esplorativi» con l' Home Office - il ministro dell' Interno -.La Brexit cambierà gli scenari nei settori giovanili. Non sarà più consentito il tesseramento agli Under 18 europei.
La FA lo considera una grande vittoria per i ragazzi inglesi, ma anche qui il rischio-retorica è fortissimo: Rashford (Manchester United), Foden (Manchester City), Alexander-Arnold (Liverpool) non hanno avuto difficoltà ad imporsi: il talento non ha passaporto.
Da domani, i calciatori europei dovrebbero essere equiparati a tutti quelli che, finora, sono stati considerati extracomunitari e per i quali esiste una discriminante stabilita dai punteggi. I parametri sono fissati dal numero di gare disputate con le nazionali e dall'«importanza tecnica» del giocatore in questione. Con la Brexit, tana libera tutti. I club si sarebbero già attrezzati, mandando osservatori in Sud America a caccia di talenti. Sulla questione-punteggi, per far digerire alla Premier la proposta delle nuove quote, 13+12, la FA sarebbe pronta ad abbassare i requisiti. Stasera si chiude un' epoca.
Klopp ha detto la sua al Guardian: «La Brexit è un errore. La storia ha dimostrato che quando stiamo insieme possiamo risolvere i problemi». Il calcio celebrò l' ingresso della Gran Bretagna in Europa con un' amichevole a Wembley il 3 gennaio 1973, in campo le miste dei nuovi soci - Regno Unito, Irlanda e Danimarca - contro i 6 fondatori del Mec - Italia, Francia, Germania, Olanda, Belgio e Lussemburgo -.
I capitani furono Bobby Charlton e Gunther Netzer. L' Italia fu rappresentata da Zoff. Vinsero 2-0 i «nuovi». Sembrava l' inizio di una nuova epoca, ma una dichiarazione dell' inglese Alan Ball avrebbe meritato maggior attenzione: «L' unica cosa che mi interessa è se l' adesione al mercato comune renderà le vacanze estive della mia famiglia più economiche».