Valerio Clari per gazzetta.it
Lo hanno messo sul manifesto del Mondiale, il loro miglior giocatore della storia: Lev Yashin, un portiere. Il portiere. Il portiere attuale, Igor Akinfeev, non è mai stato considerato un suo degno erede. Anzi, visto col Cska pareva piuttosto bollito. E invece una mitologica parata di piede sull’ultimo rigore spagnolo (Aspas) porta i russi ai quarti di finale, e manda a casa un’altra grande, o presunta tale. Akinfeev para due rigori (prima, dice no a Koke), i russi non ne sbagliano nessuno, dopo aver retto per 120 minuti di puro e encomiabile sforzo difensivo.
RESISTENZA — Con le ritirate e la resistenza qui hanno respinto armate ben più agguerrite di quella di Hierro, lenta: compassata, un po’ superba. Soprattutto lenta, come se si muovesse in 50 centimetri di neve, e non sull’erba del Luzhniki. Le prendono tutte, i difensori: Mario Fernandes super, ma pure gli altri... Creare occasioni, o presunte tali, resta un compito del solo Golovin, che pure si sbatte, dimostrando di avere qualità, e soprattutto che non si risparmia quando c’è da coprire (quasi sempre). Vanno avanti i russi, va a casa la Spagna, che aveva cominciato male la spedizione (via Lopetegui) e che nei 120’ (ah, ai supplementari ha debuttato il 4° cambio al Mondiale, ne hanno usufruito entrambi i c.t.) non fa nulla per meritarsi il pass.
TIRARE MAI — Novanta minuti che sono sembrati una lunghissima esercitazione di attacco contro difesa, di quelle in cui però non puoi puntare mai verso la porta (erano in punizione, gli spagnoli?). O, meglio ancora, una gara di pallamano, con la Russia tutta chiusa a protezione della sua area e la Spagna a farla girare per vie esterne, senza trovare mai un buco. Senza nemmeno provare a trovarlo, in realtà. La prima vera parata di Akinfeev arriva al minuto 85, su un tiro del subentrante Iniesta: è doppia, para anche sul tap-in di Aspas. Ma è l’unica, in fondo, prima dei supplementari, quando se ne aggiungono due ordinarie e un paio vere su Rodrigo.
VANTAGGIO — Era la madre di tutte le partite per la “grande madre” Russia: Cherchesov fa capire come la imposterà sin dalla formazione. Un centrale difensivo in più, Cheryshev in panchina (entrerà), Golovin a svariare, partendo da sinistra, dietro a Dzyuba. Il progetto è chiaro: difendersi. Le cose si complicano subito, perché non serve nemmeno un tiro in porta alla Spagna per fare gol: punizione da destra di Asensio, palla sul secondo palo dove è in corso un match di wrestling fra Ramos e Ignashevich. Il quasi 39enne russo non guarda nemmeno la palla mentre è occupato a tirar giù il madridista, la palla gli rimbalza sul piede e va in porta.
SPRECO — A quel punto la Spagna si trova su un piano inclinato che dovrebbe farla scivolare verso i quarti, ma invece la squadra di Hierro, che ha “panchinato” Iniesta, si mette a fare un lento e conservativo possesso palla. I russi aspettano e restano in partita: ci tornano definitivamente al 40’, quando sul corner di Samedov Dzyuba colpisce (male) di testa, trovando la mano alzata di Piqué. Anche se il difensore è girato di spalle, è rigore. Dzyuba trasforma, il Luzhniki ribolle al suo saluto militare: 1-1, tutto da rifare. Tutti di nuovo dietro, a cercare l’impresa, o un contropiede mai ben orchestrato. L’impresa arriva: sarà una lunga notte, a Mosca.