DAL CALCIO ALL'ITALIANA A QUELLO DI ITALIANO - LA FIORENTINA DI VINCENZO ITALIANO È UNA DELLE SQUADRE CHE HA SORPRESO DI PIÙ PER IL GIOCO - L'ALLENATORE AVEVA GIÀ DIMOSTRATO DI SAPERCI FARE ANCHE L'ANNO SCORSO ALLO SPEZIA - LA VIOLA HA GIÀ RACCOLTO 23 PUNTI IN PIÙ RISPETTO ALLA STAGIONE PASSATA E SI RITROVA A LOTTARE PER L'EUROPA LEAGUE - E PER CHI PENSAVA CHE SENZA VLAHOVIC FOSSERO SPACCIATI, ANDATE A VEDERE LA MEDIA PUNTI…

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VINCENZO ITALIANO VINCENZO ITALIANO

Alessandro Bocci per il Corriere della Sera

 

Il calcio all'Italiano è una sinfonia che elettrizza Firenze dopo anni bui e scelte sbagliate. La rivoluzione è culturale e ruota intorno al progetto ambizioso di un allenatore che ha fame, coraggio e voglia di stupire. A Firenze, Vincenzo ci è arrivato quasi per caso, dopo il gran rifiuto di Rino Gattuso e l'intuizione felice del d.s. Daniele Pradè che lo ha suggerito al presidente Commisso e a Joe Barone.

 

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Italiano ha contagiato tutti con la voglia di fare e di alzare sempre l'asticella delle ambizioni, arrivando a rivitalizzare in fretta un ambiente depresso e una squadra involuta. Le prime due stagioni dell'era Commisso sono state tutt' altro che indimenticabili. Con Italiano, 44 anni, siciliano nato in Germania, a Karlsruhe, una bella gavetta alle spalle e due anni straordinari a La Spezia, è cambiato tutto, soprattutto il ritmo e non solo negli allenamenti.

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La Fiorentina è la rivelazione del campionato, quella migliorata di più rispetto all'anno scorso: 23 punti la differenza tra una stagione maledetta e quella della felicità. Nell'ultima tremolante avventura senza gloria i viola dopo 31 giornate avevano segnato 39 reti e ne avevano subìte 52, adesso ne hanno fatte 52 e subìte 40. Commisso, a inizio stagione, era stato prudente: «Voglio finire nella parte sinistra della classifica».

 

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Adesso, invece, si ritrova a lottare per l'Europa 4 punti dietro la Roma e 2 sotto la Lazio, ma con una partita da recuperare (il 27 aprile contro l'Udinese) e davanti alla meravigliosa Atalanta di Gasperini. Allo stadio Maradona la Fiorentina ha giocato la partita perfetta con otto giocatori della scorsa stagione, più Cabral che ha sostituito Vlahovic e Nico Gonzalez, la vera differenza. Il gioco è l'impalcatura su cui Italiano sta costruendo le sue fortune: partenza dal basso, centrocampisti che si inseriscono, ali che tagliano dentro il campo.

 

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Un marchio preciso. E colpisce l'immediata sintonia che l'allenatore ha trovato con la squadra sin dal ritiro estivo di Moena. Mai accontentarsi, la filosofia spicciola di Vincenzino, leader di una nuova generazione di tecnici che comprende Juric, Dionisi e Tudor. Ognuno con la sua storia e il proprio credo. La Fiorentina è una squadra estrema. Il pareggio non è nelle sue corde, sono solo 5 (come la Sampdoria) e nessuno ne ha fatti di meno. Il calcio di Italiano è elettrico: difesa alta, verticalizzazioni, pressing asfissiante, aggressività. E rotazione continua degli uomini.

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L'euforia cresce con il passare delle settimane. Domenica sera alla stazione di Campo di Marte, dopo l'impresa di Napoli, 400 tifosi hanno aspettato la squadra. Non è provincialismo, ma un connubio quasi perfetto con la città nel segno del riscatto. Italiano, in questi mesi, la Fiorentina l'ha migliorata, rendendola più solida e rivalutando giocatori che sembravano destinati a essere ceduti o dismessi: Igor, Amrabat, Saponara. Il vero miracolo però è stato assorbire senza scossoni apparenti la cessione a metà stagione del cecchino Vlahovic.

 

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Christian Vieri, che di centravanti se ne intende, alla Bobo tv è stato chiaro: «La Fiorentina con Vlahovic sarebbe andata in Champions». Ma pur avendo perso il centravanti più forte del campionato è riuscita a migliorarsi: con Dusan aveva una media punti a partita di 1,63, senza è salita a 1,89. È vero che segna di meno, ma con il serbo subiva di più. In compenso adesso tutti trovano la porta. I cannonieri sono Torreira, Biraghi e Gonzalez con appena 4 gol, ma la squadra conta ben diciotto marcatori diversi.

 

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Ora Firenze insegue l'Europa e un'altra impresa come quella di Napoli, il 20 aprile a Torino, contro il nemico Vlahovic, a caccia della finale di Coppa Italia compromessa dall'0-1 dell'andata. Italiano cavalca l'entusiasmo senza nascondersi: «Siamo sempre stati in alto e vogliamo rimanerci. Non dobbiamo mollare e cercare qualche altra ciliegina». I prossimi 18 giorni, con 5 partite, saranno decisivi per capire di che materia sono fatti i sogni viola.

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