Paolo Tomaselli per il “Corriere della sera”
L' intervista di fine partita tutto sommato è stata uguale a mille altre, anche se Cuba ha appena preso sette gol (a zero) dal Messico: «L' importante è lottare e metterci il cuore, come abbiamo fatto. Possiamo ancora passare il turno, ma dobbiamo prepararci mentalmente alle sfide con Martinica e Canada». Dopo queste frasi di circostanza, pronunciate col fiatone, il 31enne Yasmani Lopez, capitano della nazionale cubana, si è lavato, si è cambiato, è salito sul pullman della squadra diretto all' hotel di Pasadena, California, e si è dato alla macchia, con l' obiettivo di chiedere asilo politico negli Stati Uniti e iniziare una nuova vita.
Potenza della Gold Cup, il torneo biennale della confederazione di Nord e Centro America (Concacaf), che per i cubani è davvero la Coppa d' Oro: dal 2002 i «disertori» sono diventati 18 e salgono a 39 se si considerano anche gli altri tornei internazionali.
Perché poi, se il capitano - il centrale difensivo, colonna della squadra dal 2013 - è il primo a lasciare la nave, allora tutto è lecito. Cuba non solo non ha passato il turno, ma ha perso 3-0 con la Martinica e 7-0 col Canada, diventando la prima squadra nella storia del torneo a subire per due partite sette gol.
Ma questo è il meno: dopo la sconfitta nel derby caraibico, nella seconda partita del girone giocata a Denver, anche il talentuoso regista Denver Saez e altri due centrocampisti, Luismel Morris e Reinaldo Perez, se ne sono andati senza salutare: in base alle norme della Fifa non potranno giocare con un' altra Nazionale e secondo le regole dell' Avana non indosseranno più la maglia della selezione cubana.
«Anche se c' è la speranza che questa norma possa cambiare presto» come chiosa El Nuevo Herald , quotidiano in lingua spagnola pubblicato a Miami.«Non poter più giocare in Nazionale è la cosa peggiore - ha raccontato Ariel Martinez, fuggito dal ritiro nella Gold Cup del 2015 e oggi attaccante felice del Miami Fc - . È un passo difficile, i dubbi sono tanti, soprattutto se non hai famiglia negli Stati Uniti. Però ne vale la pena, anche perché il livello del calcio cubano non ti consente di crescere».
In attesa di legalizzare la propria situazione, non tutti però sono riusciti a continuare la carriera in campo e hanno dovuto ripiegare su altri lavori. A 31 anni, anche per capitan Lopez, non sarà certo facile trovare squadra: «È stata una sua decisione: l' ha presa e l' ha portata a termine...», ha detto sconsolato il c.t. Raul Mederos dopo aver perso il proprio leader.
Le rassicurazioni dell' allenatore («Sarà l' unica defezione») non sono servite a perdere altri pezzi di squadra e a evitare figuracce: «Dobbiamo ripartire quasi da zero - ha ammesso Mederos dopo l' eliminazione dalla Gold Cup -.
Non c' è una completa coesione nel gruppo e nemmeno voglia di crescere». C' è solo il desiderio di andarsene da una Nazionale fantasma.