Ivan Zazzaroni per il Corriere dello Sport
Una delle cose più intelligenti che ho sentito in queste ore l’ha detta Mihajlovic prima di abbandonare - visibilmente scosso - l’incontro con la stampa della vigilia (la sola parola “guerra” gli procura lacerazioni): è l’invito ai media a non abbassare la guardia, fisicamente la notizia, a far sì che l’attenzione nei confronti dell’Ucraina risulti sempre prioritaria e si trasformi in pressione continua sui governanti.
Sono uno dei tanti che, grazie a Dio, la guerra la leggono su libri e giornali o la vedono alla televisione. Ma ho il dovere, per il mestiere che faccio, di intendere fino in fondo il messaggio di Sinisa che proprio per l’esperienza vissuta nel cuore, nella mente, nella carne - lui serbo - chiede anche oggi, soprattutto agli organi di informazione, di evitare irresponsabili disattenzioni, abbracciando emozione e retorica per la conoscenza totale dei fatti e l’affermazione della verità vera.
Una guerra non ha mai un solo colpevole, la pace dobbiamo realizzarla tutti insieme.
Il piccolo cuore blu e giallo, i colori dell’Ucraina, che da oggi sfiora la testata del nostro giornale è la più semplice - fors’anche banale, ma sentita - testimonianza di vicinanza a chi la guerra la subisce.
Non vincono più
Se prendiamo le ultime due uscite in ordine di tempo delle prime cinque non troviamo neppure una vittoria: solo pareggi e sconfitte. Questo è il momento peggiore per chi ha l’obiettivo più o meno dichiarato di puntare allo scudetto e il solo fatto in sé è curioso: stanchezza?, difetti nel richiamo della preparazione? Difficile stabilirlo, trattandosi di più realtà. Colpiscono in particolare i risultati e le prestazioni delle milanesi. A Marassi, ad esempio, l’Inter ha corso molto e creato poco, il Genoa l’ha costretta a giocare su ritmi alti e in particolare il centrocampo di Inzaghi ha denunciato scarsa brillantezza: Barella, Brozovic e Calhanoglu sono in fase calante e neppure il superlavoro di Dzeko ha prodotto effetti tangibili. L’alternanza Sanchez-Lautaro, poi, ha finito per deprimere entrambi.
Il Milan non sta meglio. Al di là del contestatissimo gol di Udogie («se l’ho presa di mano?, mi è andata bene») va sottolineata la sua flessione, avvertitasi sensibilmente a Salerno e nel secondo tempo con l’Udinese, che la frazione ha dominato. Una flessione che viene da molto lontano, è come se non ci fosse mai stata una ripresa.
Il Milan da scudetto è durato soltanto undici partite - le prime - nelle quali ha viaggiato a 2,81 di media. Dal pareggio nel derby di inizio novembre in poi la media è scesa a 1,62. Su questo calo hanno certamente inciso le assenze, gli infortuni: ma nel complesso sono state rare le prove realmente convincenti. Anche nel successo sull’Inter del 5 febbraio si erano evidenziate fragilità, in particolare sul piano del temperamento. Ibra e Kjaer su tutti avevano avuto una notevole incidenza sulla crescita del gruppo e la rinuncia forzata a due giocatori del genere Pioli l’ha pagata pesantemente.
La penso come Mou e Allegri: a certi livelli, specie nei momenti di difficoltà o di parziale smarrimento, la personalità conta più della tecnica, è più risolutiva.
Il senso di Gasperini (e Sarri) per il Var
Gian Piero Gasperini e Maurizio Sarri appoggiano apertamente i tifosi inglesi che, dopo aver mortificato la Superlega, hanno preso di mira il Var e si augurano che sia presto “ridotto all’essenziale”. Presto, già: perché hanno entrambi superato i sessanta e avrebbero voglia di divertirsi e divertire ancora un po’.
Ho la netta sensazione (...) che gli allenatori di Atalanta e Lazio considerino il Var uno strumento in grado di “pilotare” a distanza le partite, per questo chiedono di essere interpellati sull’uso che ne viene fatto. Una richiesta più che legittima: conoscendo la sensibilità e la disponibilità di Trentalange e Rocchi, penso che un incontro con i tecnici di A e B su questo tema specifico possa essere programmato in tempi brevissimi.
LA PRIMA DEL CORSPORT CON IL CUORE CON I COLORI DELL'UCRAINA
Il Var, che ha compiuto cinque anni e subìto fin troppi aggiustamenti, quasi tutti in corso d’opera, ha sostanzialmente cambiato il calcio: molti di noi faticano ad accettare il nuovo, le differenze, spesso notevoli e spiazzanti. Ma indietro non si può tornare: sarebbe tuttavia importante riuscire a rispettare le dinamiche della partita. Le decisioni prese sulla base di un fermo immagine, ad esempio, sono un’offesa al calcio e alla sua natura di sport di contatto.