Franco Bechis per “Libero Quotidiano”
Paolo Di Canio non sarà più un conduttore Sky. L' emittente televisiva ieri l' ha sospeso con tante scuse al pubblico che si era risentito per un suo video su Facebook girato indossando una polo a maniche corte. Così erano in bella vista le sue braccia tatuate, su cui svettava l' urticante scritta «Dux», che per altro Di Canio si è fatto disegnare da ragazzo.
Il popolo della rete - dopo avere vomitato insulti a destra e manca - si sente sempre politically correct, e il video con quelle braccia scandalose è divenuto virale, seguito da commenti che grondavano indignazione.
C' era pure chi minacciava per vendetta la disdetta dell' abbonamento a Sky, pistola con munizioni bagnate, perché si sa che non è impossibile metterla in pratica dall' oggi al domani.
Però le smargiassate di cui è piena la rete ogni giorno sono state prese assai sul serio dal gruppo televisivo che aveva scelto Di Canio come spettacolare commentatore di calcio, tanto da avergli affidato un piccolo show tutto suo. Così ieri il vicepresidente esecutivo di Sky Sport & Sky Media, Jacques Raynaud, ha pagato pegno a chi protestava: «Abbiamo fatto un errore. Ci scusiamo nei confronti di tutti quelli di cui abbiamo urtato la sensibilità.
Dopo aver parlato a lungo con Di Canio, nonostante la sua professionalità e competenza calcistica, abbiano deciso insieme di sospendere la sua collaborazione». Verrebbe da dire, come ha fatto pochi minuti dopo Ignazio La Russa, «ma che volevate? Che si amputasse il braccio per non urtare la sensibilità antifascista?».
Vero che Raynaud non è italiano, e la terribile malattia del politically correct ha contagiato da tempo gran parte del mondo. Però chi fosse Di Canio e che portasse tatuato sul suo corpo non può essere oscuro né a Sky, né a quei presunti telespettatori indignati.
Semplicemente perché la passionaccia nostalgica del giocatore-allenatore-commentatore tv ha riempito per anni le cronache italiane ed inglesi, e se c' è una cosa che non manca a Sky è una buona rassegna stampa.Il Di Canio amante della destra che fu è stato raccontato in ogni particolare. I suoi tatuaggi fotografati in tutto il mondo.
Nel 2005 il suo caso per altro deflagrò: alla fine di un derby vinto dalla Lazio sulla Roma, Di Canio corse verso la curva stendendo il suo braccio destro dove svettava la scritta incriminata: un saluto romano, che fece scatenare mille polemiche nel mondo sportivo, ma soprattutto nel mondo politico. Il giocatore si difese sostenendo di non volere fare politica, e che quello non era un saluto fascista, sperando in una mano leggera della giustizia sportiva. Poi disse che sì un po' fascista era, ma certo non razzista.
Più o meno lo stesso film è andato in onda qualche anno dopo in Inghilterra, dove già aveva giocato nel Celtic, nello Sheffield Weds, nel West Ham e nel Charlton sfoderando le sue braccia con i tattoo dello scandalo. Ma fu richiamato come allenatore, prima dello Swindon Town e poi nel Sunderland.
Qui appena sentito il suo nome, a dimostrazione di come la perfida Albione conoscesse benissimo le nostalgie del Di Canio, si dimise platealmente il consigliere di amministrazione della società, David Miliband, parlamentare nonché fratello dell' allora segretario del partito laburista Ed. Il nuovo allenatore fece spallucce, non accettando la provocazione: «Non siamo in parlamento, ma in un club. Sono qui per occuparmi di calcio, non di politica».
L' amministratore delegato del Sunderland, una donna di carattere, Margaret Byrne rispose nel modo che avremnmo voluto sentire oggi dal vicepresidente di Sky: «Di Canio è un uomo onesto, di solidi principi. Accusarlo di razzismo è un insulto non solo a lui, ma alla squadra». E lo tenne con sé finché fece buoni risultati con il Sunderland, come qualsiasi altro allenatore.
Naturalmente il pubblico dei benpensanti inglesi non si chetò per quello, e il Di Canio fascista continuò a campeggiare sulla stampa scandalistica accompagnato da ulteriore scandalo. Fece scalpore un tatuaggio sulla schiena: una grande aquila imperiale e sotto il busto di Benito Mussolini.
Ma il «dux» dovette passare inosservato: da quelle parti il latino lo parlano in pochi. Tanto è che proprio a Londra la foto di Di Canio a petto nudo e braccio del Dux in bella vista campeggiava nella copertina del calendario 2004 stampato da Marks & Spencer, la catena di grandi magazzini quotata in Borsa. Quel calendario è servito per lo scopo più politically correct che ci fosse: ogni copia venduta regalava due sterline all' Istituto inglese di ricerca sul cancro...
ESULTANZA DI PAOLO DI CANIO PER LA VITTORIA DEL SUNDERLAND CONTRO IL NEWCASTLE ESULTANZA DI PAOLO DI CANIO PER LA VITTORIA DEL SUNDERLAND CONTRO IL NEWCASTLE ESULTANZA DI PAOLO DI CANIO PER LA VITTORIA DEL SUNDERLAND CONTRO IL NEWCASTLE