Goffredo De Marchis per “la Repubblica”
I cancelli di Arcore per la cena dell' addio al Milan si sono aperti all' imbrunire quando Silvio Berlusconi aveva già portato a passeggio i cani nel parco. Dicono che la svolta animalista del Cavaliere si accompagni alla malinconia per la cessione del club che «più di ogni altra cosa mi ha regalato quasi solo gioie e pochissimi dolori».
Da un po' di tempo, raccontano, Berlusconi gira con otto cani legati a un guinzaglio multiplo da dog sitter e che qualche sera fa, in occasione di un'altra cena, un barboncino si è infilato sotto la macchina dell'ospite. Berlusconi si è accucciato per recuperarlo chiamandolo teneramente: «Esci, tesoro, dai, vieni. Andiamo, da bravo».
Che la passione per gli animali possa sostituire quella per 11 uomini in calzoncini e maglia rossonera capaci di vincere dappertutto, di riempire la bacheca di trofei e l'ego di mitologia, di alimentare a dismisura l'enorme concetto di sé del proprietario, di essere paragonati a una religione come fece il presidente davanti a Giovanni Paolo II («lei, come il Milan, porta in trasferta un'idea vincente che è l'idea di Dio»), però, è difficile da credere.
berlusconi l elicottero del milan
Berlusconi infatti, pur realizzando una bella cifra per la vendita e un'uscita onorevole, stavolta si nasconde a tutti, rimane nell' ombra, chiuso dietro i muri di Villa San Martino dove ieri ha ospitato a cena i compratori. Non c'era alla firma del closing, nello studio degli avvocati. Non ci sarà oggi alla conferenza stampa del nuovo inizio. Un'assenza rumorosa e visibile. Triste, solitario y final.
Non è dell'umore giusto. Si rifiuta di parlare del Milan persino con gli amici, ripetendo a pappagallo la storia degli investimenti impossibili per una famiglia nel calcio diventato «industria globale». Dalle casse del Milan sono usciti a oggi, per l'attuale stagione sportiva, 90 milioni. Alla fine saranno 100.
«Troppi soldi», tanto più per un impero che scricchiola e un imperatore di 80 anni. Ma l'orgoglio rimane. Anche ieri sera, a tavola, il Cavaliere ha rifiutato con sdegno la carica di presidente onorario. Figurarsi: uno che dettava schemi, masticava allenatori, allenava i suoi calciatori convocandoli ad Arcore può rimanere con un ruolo da santino? No. Poi, più prosaicamente, Berlusconi avrebbe chiesto ai cinesi una poltrona per Adriano Galliani nella nuova società e di fronte al rifiuto, si sarebbe chiamato fuori anche lui.
«Il club più titolato al mondo» è stato un mantra sportivo, di vita e anche politico. Berlusconi, nell'era dei successi pubblici, lo usò per la prima volta durante la campagna elettorale del 1994 che lo oppose nel collegio di Roma al professor Luigi Spaventa: «Come fa a vincere contro di me. Lui ha mai alzato una coppa dei campioni, ha mai conquistato uno scudetto? Mi meraviglio della domanda, anzi mi infastidisce», rispose al cronista che aveva dei dubbi sull'esito della sfida. Spaventa fu sconfitto.
Ieri sera a cena si sono seduti alla cena di Villa San Martino insieme al padrone di casa, il nuovo proprietario Yonghong Li, David Han Li con le mogli e Marco Fassone per la cordata degli investitori cinesi. Dall'altra parte Galliani, l'altra amministratrice delegata Barbara Berlusconi, l'ad di Fininvest Danilo Pellegrino, il manager Alessandro Franzosi.
Più due interpreti. Dodici persone in tutto. La composizione del tavolo rimanda subito l'idea di un' occasione burocratica e non della festa. Sono rimasti esclusi gli amici di una vita e persino Nicolò Ghedini che è sempre presente quando si parla di affari, oltre ai tanti compagni di viaggio di un' avventura durata 31 anni.
TIFOSI DEL MILAN CONTRO BERLUSCONI E GALLIANI
Berlusconi ha sottolineato più di una volta ciò che è scritto nel contratto di vendita: 100 milioni di investimenti ogni anno. Questo è l'impegno preso dai cinesi, questa è anche la garanzia, per il Cavaliere, di non pagare un prezzo pubblico per la cessione. «Lascio in buone mani», ha promesso. Se il Milan continua a zoppicare in campionato, avrà tradito la parola.
Fuori da Villa San Martino, a parte i cronisti e i fotografi, ieri sera c' era una signora con uno striscione "31 anni insieme, grazie presidente" che si dichiarava: «Milanista e berlusconiana», perfetta sintesi del ventennio del Cavaliere perché il Milan fu il padre di Forza Italia. E resta «il club più titolato del mondo» ma non è più il suo.
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