Franco Vanni per repubblica.it - Estratti
Si sta come d’autunno. Chi prima della sosta di ottobre in qualche modo è riuscito a stare attaccato al ramo, teme che il vento possa portarlo via nelle tre settimane che portano a quella di novembre. Vale per Fonseca, che ha bruciato il poco di credito guadagnato vincendo il derby. Sa di giocarsi molto nelle prossime gare con Udinese, Club Brugge e Bologna.
Dovesse steccare di nuovo, al suo posto Ibra vorrebbe Tudor, Furlani punterebbe su Sarri, e molti milanisti sognano Allegri. Vale anche per Juric, su cui si allunga l’ombra di De Rossi. L’ex ad giallorossa Lina Souloukou ha cacciato la vecchia bandiera, i Friedkin hanno cacciato lei, e il tecnico croato si trova suo malgrado bersaglio di una tifoseria che a DDR perdonava tutto e a lui non perdona niente. La situazione peggiore per ricevere in casa l’Inter. Dovesse perdere male, l’onda montante di chi in panchina rivuole Daniele potrebbe travolgerlo.
Né Fonseca né Juric possono contare più di tanto sulle rispettive squadre. A Milano, l’unico a giocare veramente bene è Pulisic, per il resto lo spogliatoio nelle ultime uscite è parso una galleria di sogni infranti: Pavlovic non ha mantenuto le promesse iniziali, Emerson Royal si conferma terzino che “non difende e non attacca”, come gli cantavano i tifosi al Tottenham. E via così.
A Roma il problema più grande si chiama Dybala. La telenovela del giovane senza macchia che resiste all’oro arabo e segue il cuore non ha resistito alla prova del campo, dove s’è visto poco. Per prolungare automaticamente il proprio contratto oltre il 30 giugno prossimo, dovrà giocare almeno 45 minuti di 15 partite. Un obiettivo facile sulla carta, ma non banale, considerando la sua forma fisica.
A salvare Juric, più che i suoi, potrebbero essere i difensori interisti. In sette gare l’Inter ha subito nove reti,
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Alla Continassa l’oggetto misterioso è Douglas Luiz, pagato 51,5 milioni all’Aston Villa, titolare solo contro l’Empoli e generoso donatore di rigori a Lipsia e Cagliari. Abbastanza per perdere la nazionale brasiliana, dove pure in Copa America aveva giocato bene. In verdeoro ha ancora il suo posto Danilo, che invece con Thiago Motta deve guadagnarselo. A Bologna a non girare è l’olandese Dallinga, che a parte un gol in fuorigioco a Liverpool non ha combinato nulla. A Firenze danno grattacapi Beltran, senza bussola, e Kaiode, chiuso da Dodo. Ma il posto più scomodo lo occupa l’allenatore. A parole in società nessuno attacca Palladino, ma non è un segreto che al primo passo falso, o magari al secondo, Pradé in panchina vedrebbe bene Tudor. E solo perché Juric, suo grande amore, è a Roma.
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