Giorgio Marota per il Corriere dello Sport
Trame da circoli, dialoghi nei salotti buoni e incontri nei palazzi che contano hanno animato l’ultimo anno di campagna elettorale per la carica più ambita - e scomoda - del calcio italiano. Da oggi, e fino al voto del 4 novembre, vedremo quindi solo la punta dell’iceberg, cioè la coda pubblica di percorsi privati battuti da mesi.
Gabriele Gravina, che ha anticipato le elezioni anche per rispondere alle pressioni interne ed esterne, ha sempre potuto contare su una maggioranza solida con almeno tre componenti al suo fianco: Lega Dilettanti, Assocalciatori e Lega Pro; le prime due esprimono anche i vicepresidenti Figc, Ortolano per la LND e Calcagno per l’AIC.
Insomma: se tutti oggi confermassero la loro fiducia, il presidente verrebbe rieletto con oltre l’80% dei voti. Ma quello federale non è mai stato un gioco matematico: oltre ai franchi tiratori esistono gli indecisi, gli allineati ma con riserva e quelli disposti a farsi convincere e, al netto di qualche fibrillazione, il fronte Gravina fin qui ha sempre retto.
Chi ha sempre giocato a carte scoperte è la Serie A, cioè l’opposizione. Una Lega a sua volta divisa in correnti: Inter, Juve, Milan e Roma, ad esempio, più di una volta hanno preso le distanze dalla maggioranza e a marzo hanno chiesto a Gravina di sostenere il format a 18 squadre contro gli altri club che vorrebbero restare a 20.
La Serie A sta lavorando a un progetto di autonomia, oggi c’è anche un emendamento al "dl sport" che sostiene questa tesi e Via Rosellini ha già portato in tribunale la Figc (vincendo) sull’indice di liquidità ammissivo ai campionati. Il consigliere federale Lotito, patron della Lazio e senatore di Forza Italia, con queste elezioni avrà l’occasione per rovesciare l'avversario Gravina; non sarà lui, però, il volto pubblico della campagna e il tempo per organizzare il fronte scarseggia, anche a causa della mossa presidenziale di ieri.
IL RUOLO DI BALATA. Il candidato dell'opposizione potrebbe essere Mauro Balata, in passato sostenitore di Gravina: il numero uno della Lega B gode di stima a Palazzo Chigi, in particolare da Forza Italia e dalla Lega di Salvini. La posizione di Fratelli d’Italia sposterà la bilancia.
L’anima più moderata (e potente) del governo si dice perplessa della gestione di questa crisi politico-sportiva ed è una sfumatura alla quale pare aderire pure il ministro Abodi; quella più oltranzista ha già chiesto la testa del presidente dopo il caso scommesse e insisterà. Tornando a Balata, nelle telefonate di queste ore l’avvocato sardo avrebbe lasciato intendere come non siano maturi i tempi di una discesa in campo, anche se la vicinanza - anche fisica - ad alcuni dirigenti di A resta. La lunga chiacchierata con Lotito durante la finale di Coppa Italia non è passata inosservata. La sensazione è che l'Esecutivo abbia tenuto coperto un altro nome, da tirar fuori al momento giusto.
MAROTTA-MALAGÒ. Nel frattempo, c’è chi invoca il ritorno dell’equilibratore Abete (oggi pro Gravina) e chi punterebbe sul presidente dell’Inter Marotta, che si dice concentrato sulle cose nerazzurre e con Gravina ha cominciato ad andare molto d’accordo. Resta al momento sullo sfondo Giovanni Malagò. I rumors che lo vedrebbero interessato alla poltrona di Via Allegri, essendo in scadenza al Coni, sono smentiti in queste ore proprio dal diretto interessato.
Malagò e Gravina hanno condiviso la battaglia contro la commissione governativa per la vigilanza dei club e giusto la scorsa settimana il presidente Figc ha detto che «è assurdo non riconoscergli un quarto mandato». Basterà ad avere supporto nel momento del bisogno?
giovanni malago ricevimento quirinale 2 giugno 2024 BEPPE MAROTTA