Non vorrei discriminare, ma Djokovic sa giocare bene a tennis, giù le mani dal Grande Esentato #pallerigoriste
— giuliano ferrara (@ferrarailgrasso) January 4, 2022
VINCENZO MARTUCCI per il Messaggero
Lo chiameremo Novax Djocovid. Bastava sostituirgli qualche sillaba, la condanna morale di Novak Djokovic era già scritta. Prima ancora che sfruttasse tutto il suo potere e, dopo tanti silenzi, riapparisse su twitter, sorridente e giulivo, in partenza per Melbourne, in netto ritardo rispetto ai colleghi: «Buon Anno! Vi auguro salute, amore e gioia in ogni momento e che possiate provare amore e rispetto verso tutti gli esseri su questo meraviglioso pianeta. Ho trascorso del tempo fantastico di qualità con i miei cari durante la pausa e oggi sto andando in Australia con un permesso di esenzione».
DI ESEMPIO... Lui, proprio lui, il numero 1, il simbolo del tennis e dello sport mondiale, il co-primatista di venti titoli Slam (insieme a Roger Federer e Rafa Nadal), il sindacalista che difende i colleghi oppressi dai colleghi più ricchi e potenti, dopo un lungo braccio di ferro diplomatico dietro le quinte con Tennis Australia (la federtennis aussie), può serenamente superare le regole anti Covid cui è vincolato il mondo intero, inclusi i 127 partecipanti al singolare degli Australian Open che scatterà il 17 gennaio e gli abitanti dello Stato del Victoria, il più falcidiato dalla pandemia di tutto quell'immenso paese.
E può costringere il tennis a prostrarsi con un comunicato ufficiale che rimarrà per sempre una vergogna dopo aver strappato risolini di scherno e parolacce: «Djokovic ha richiesto un'esenzione medica che è stata concessa a seguito di un rigoroso processo di revisione che ha coinvolto due gruppi indipendenti separati di esperti medici - recita la nota del torneo - . Uno di questi era l'Independent Medical Exemption Review Panel, nominato dal Victorian Department of Health. Hanno valutato tutte le domande per vedere se soddisfacevano le linee guida dell'Australian Technical Advisory Group on Immunization (ATAGI)».
DOMANDE Quale può essere la motivazione dell'esenzione medica di Novax Djocovid? Le possibilità sono quattro: «una condizione medica acuta che abbia portato ad un ricovero o ad un intervento importante; una recente positività al tampone che equivarrebbe ad uno slittamento del vaccino di sei mesi; un effetto collaterale grave derivato dalla somministrazione della prima dose (c'è il precedente del francese Jeremy Chardy che, a suo dire, non si è più ripreso, ndr); condizioni legate alla salute mentale che potrebbe mettere il vaccino a rischio».
il messaggio di djokovic a berrettini
Le prime tre ipotesi sono tutte percorribili con l'aiuto di validi supporti medici, che un personaggio come il campione serbo non avrà avuto difficoltà a procurarsi, magari sfruttando la celiachia, di cui è affetto da tempo. Anche se l'iter non è stato affatto facile, visti i tempi in cui si è risolto, al di là delle valutazioni economiche che chiaramente ne derivano per il primo torneo dello Slam della stagione in assenza del numero 1 del mondo, peraltro campione di 8 edizioni, le ultime 3 consecutive.
PREOCCUPAZIONI Medici, avvocati, politici, finanzieri e manager hanno avuto la meglio sulla morale, in barba a problemi sanitari serissimi e a regole drastiche per i comuni mortali. Sarebbe potuto accadere anche negli altri tre Majors? Il Roland Garros che nel 2020 ha spostato d'ufficio il torneo da fine maggio a fine settembre, Wimbledon che ha cancellato l'edizione di due anni fa perché aveva una buona assicurazione o i ricchissimi US Open? Figurati. Succede nel torneo che era chiamato la gamba zoppa dello Slam e che ha sofferto enormemente gli scarsi incassi delle ultime edizioni.
DJOKOVIC SPACCA LA RACCHETTA A NEW YORK
Ma la regola Djokovic quanto inciderà sul torneo, sulla credibilità del tennis e dello sport, quanto danneggerà l'immagine già traballante del campione serbo? Come reagiranno il pubblico e gli avversari? I social si sono già scatenati in modo estremamente negativo in nome dei puri e degli onesti che non hanno letto George Orwell: tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri.
«NOLE AGLI INTERNAZIONALI SAREBBE UN CATTIVO ESEMPIO»
MAURO EVANGELISTI per il Messaggero
«Ma vi pare possibile che a un lavoratore della scuola o della sanità imponiamo il rispetto dell'obbligo del vaccino e a un tennista milionario no? Che esempio diamo ai giovani?», sbotta l'assessore regionale del Lazio, Alessio D'Amato sul caso di Novak Djokovic che parteciperà agli Australian Open di Melbourne da no vax. In vista degli internazionali di tennis, previsti a Roma a maggio, «i servizi sanitari laziali sono già allertati».
Se in Italia sarà imposto l'obbligo di vaccino anche agli sportivi professionisti, non potranno esserci eccezioni, anche se al momento questo scenario non appare probabile e la situazione è ancora fluida. Dice il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che ha spiegato: «La deroga agli Australian Open per Djokovic è uno schifo. Un pessimo esempio di privilegio e uno schiaffo in faccia a chi lotta contro il Covid». Con queste premesse, appare evidente che le verifiche dell'azienda sanitaria a Roma saranno, quanto meno, meticolose.
CRITICHE Nel panorama politico sono in molti a prendere posizione contro il campione no vax. Ad esempio Enrico Letta, segretario del Partito democratico, scrive su Twitter: «Se la sfanga è davvero game over. #Djokovic #vergogna». Sempre dai dem, Marco Berruto, già allenatore della Nazionale di volley e oggi responsabile sport della segreteria nazionale del Pd, osserva: «La notizia dell'esenzione dal vaccino a Djokovic è uno scandalo clamoroso, un precedente dalla pericolosità inaudita e merita soltanto il disgusto di tutti gli sportivi che credono nel rispetto delle regole». Il mondo dello sport va nella stessa direzione. Nicola Pietrangeli non usa giri di parole: «Stiamo parlando del numero 1, dovrebbe essere il primo a dare l'esempio. Non ho niente contro di lui, ma è una cosa brutta.
È un brutto messaggio che si manda, allora vuol dire che è solo una questione di interessi, di soldi e non si pensa alla salute degli atleti. I giocatori potrebbero anche fare sciopero, a questo punto che giochi da solo insieme a quelli che non si vogliono vaccinare. Se sei il numero 1 devi essere rispettato ma devi anche rispettare. Se il numero 34 del mondo dice non vengo in Australia, non gioca. Se lo dice il numero 1 invece gioca. Così non va bene». Commentare una esenzione per ragioni mediche alla vaccinazione è comunque un terreno scivoloso.
Corrado Barazzutti, ex capitano della nazionale azzurra di tennis, ad esempio difende il serbo: «Capisco che ci possa essere il sospetto che sia stata fatta una legge ad personam per Djokovic, ma io credo che avesse diritto all'esenzione vaccinale. Non penso che questa commissione di medici chiamata a decidere sulle richieste di esenzione sia stata condizionata dall'importanza del tennista serbo, soprattutto considerando il rigore con cui l'Australia sta affrontando la pandemia. Indubbiamente un Australian Open con il serbo in campo è più interessante ma l'importanza di un torneo del Grande Slam va al di là dei nomi di chi partecipa. Anche senza di lui il torneo di Melbourne avrebbe avuto seguito sui media e sui social».
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