Dagoreport
I commentatori televisivi e i giornali, con il solito manualetto di ideologia mainstream alla mano, hanno subito cancellato la bravura della Spagna per elevare a unico protagonista dell’europeo spagnolo Lamine Yamal, 17enne, di padre marocchino e madre della Guinea.
L’equazione è chiara: il Mondo nuovo, quello senza nazioni e composto da individui senza radicate genealogie, prevale, anche in uno sport come il calcio, su quello “vecchio” fatto di identità e territori con un loro genius loci. Ma questa è “falsa coscienza”.
la nazionale della spagna al termine della partita con la francia
La Spagna, infatti, è composta da nove su 11 titolari con genitori e radici spagnole, ai quali si aggiungono anche i subentrati (Ferran Torres, Oyarzabal, Merino, l’infortunato Pedri…), e solo due calciatori figli di immigrati. Forse per questo motivo è anche l’unica nazionale che ha espresso, in quello che si chiama Campionato europeo tra nazioni, un gioco riconoscibile come “suo proprio”, della sua Nazione o sua identità ove, al contrario, nazionali quali Francia, Inghilterra e Germania, zeppe di campioni, sono state criticate per “non avere un loro gioco”.
Bella forza: non sono nazionali, sono insieme di giocatori! Le semifinali degli europei, se si eccettua, appunto, la Spagna, nulla hanno di diverso dalle semifinali di Champions League dove si scontrano, poniamo, Real Madrid, Bayern Monaco, PSG e Manchester City, ovvero squadre con campioni di provenienza diversa messi insieme dalle multinazionali del calcio. La Spagna ha battuto una nazionale, la Francia, dove 10 su 11 dei giocatori in campo (ad eccezione di Rabiot) non hanno due genitori francesi.
Faceva anche una certa sorpresa quando inquadravano i tifosi della Francia sugli spalti, praticamente tutti bianchi, e poi i giocatori in campo, tutti di colore o di seconda generazione. Alcuni dei quali, per esempio Theo Hernandez, fino a un paio di anni fa doveva scegliere (scegliere) se giocare nella nazionale francese o in quella spagnola! Così come il tedesco Gundogan, di genitori turchi, gioca per la Germania e il tedesco Yildiz, di genitori turchi, gioca per la Turchia.
In conclusione, inutile fare campionati di nazionali se non si vogliono più le nazioni e se queste nazionali sono composte da protagonisti che scelgono dove giocare! Aboliamoli. Tuttavia, a memoria degli ideologici aedi, l’unica nazionale che ha espresso gioco, gol ed è già in finale è quella che ha identità e provenienza geografica coesa dei suoi giocatori e allenatore.
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