DENTRO O FUORI: DA DOMANI CON L’AUSTRIA VIETATO SBAGLIARE -L’ITALIA ENTRA NELLA FASE AD ELIMINAZIONE DIRETTA CON UNA SQUADRA SENZA GRANDE ESPERIENZA INTERNAZIONALE - DI LORENZO, 4 ANNI FA GIOCAVA A MATERA E L'ANNO PRIMA ERA DISOCCUPATO, BERARDI NON HA MAI VISSUTO UNA GARA DI COPPA EUROPEA CON I CLUB – IL SENATORE VERRATTI: “I NOSTRI GIOVANI NON SI RENDONO CONTO DEL MOMENTO. CI TRASMETTONO LEGGEREZZA” (OCCHIO CHE DALLA LEGGEREZZA ALLA SUPERFICIALITA' E' UN ATTIMO...)

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Guglielmo Buccheri per “La Stampa”

 

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Dentro o fuori: roba da perdere la testa. L'Italia rimarrà dentro al suo Europeo se, domani sera, supererà l'ostacolo Austria a Wembley, altrimenti tutti a casa. Dentro o fuori è una condizione che abbiamo affrontato già sei volte negli anni Duemila, ma, ora, è diverso perché all'inizio della fase ad eliminazione diretta si presenta un gruppo dove il test d'ingresso vale un esame di laurea.

 

Conte, Prandelli, Donadoni, Lippi, Trapattoni e Zoff: la nostra storia recente va riletta allontanandoci nel tempo. Conte, il 27 giugno di cinque anni fa, stadio Saint-Denis di Parigi, cominciò le gare da dentro o fuori ad Euro 2016 contro la Spagna negli ottavi di finale e andò bene: Buffon, Barzagli e De Rossi portavano in dote l'esperienza di un Mondiale vinto, Bonucci, Chiellini, De Sciglio ed Eder quella di un vissuto tra il bianconero, il rossonero e il nerazzurro.

 

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Juve, Milan e Inter. I colori dominanti nell'Italia di Prandelli che, a Kiev, nei quarti di finale contro l'Inghilterra ad Euro 2012 (la fase ad eliminazione aveva un turno in meno) contava ben otto giocatori su undici appartenenti ai tre club più storici: Buffon, Abate, Barzagli, Bonucci, Pirlo, Marchisio, Montolivo e Cassano in un duello vinto ai calci di rigore.

 

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Nei nostri anni Duemila c'è spazio anche per l'Italia di Donadoni: nei quarti di Euro 2008, a Vienna, contro la Spagna finì male ai rigori per una Nazionale che si presentò al delicato incrocio con ben sette reduci dalla notte di gloria di Berlino 2006: Buffon, Zambrotta, Grosso, De Rossi, Toni più Del Piero e Camoranesi sotto i riflettori in corso d'opera. Due anni prima, il cammino trionfale di Lippi in Germania partì dal dentro o fuori con l'Australia negli ottavi e a Kaiserslautern applaudimmo giocatori del peso di Cannavaro o Gattuso, Gilardino o Del Piero, Materazzi e Zambrotta.

 

In Corea, Mondiali 2002, gridammo allo scandalo per gli orrori dell'arbitro Moreno con Trapattoni furioso così come i vari Totti, Vieri e Del Piero, mentre il 24 giugno del 2000 Zoff brindò al successo con la Romania insieme ad un gruppo forte ed equilibrato dove spiccavano le personalità di Maldini, Nesta, Conte, Albertini o Inzaghi.

 

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Come è cambiata l'Italia, verrebbe da dire alla vigilia della prima sfida senza appello dei ragazzi di Mancini. L'Italia è cambiata perché attacca e lo fa anche se in vantaggio e perché si difende con il pallone tra i piedi. Ma questa è una Nazionale diversa perché il colore è un arcobaleno e così, racconta il ct azzurro, «ognuno può ritrovare un pezzo del proprio club...». A Wembley, contro l'Austria, solo Donnarumma, Bonucci e Barella saranno espressione di Milan, Juve ed Inter, con il portiere, di fatto, già del Paris Saint Germain.

 

E, a Wembley, la partita potrebbe decidersi sulle corsie esterne: Di Lorenzo e Berardi a destra, Spinazzola ed Insigne a sinistra. Di Lorenzo, quattro anni fa giocava a Matera e l'anno prima era disoccupato, Berardi non ha mai vissuto una gara di coppa europea con i club, l'Europa più bella di Spinazzola è il ricordo degli ottavi di ritorno Juve-Atletico Madrid in Champions ed Insigne è chiamato alla magia più importante per ottenere una dimensione internazionale. «I nostri giovani non si rendono nemmeno conto del momento. Ci trasmettono leggerezza», così il senatore Verratti.

             

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