Giancarlo Dotto per Dagospia
Quel delicato animale di Stan Wawrinka si è infilato nelle sue assurde braghe a pallini rossi da party psichedelico e si prende Parigi contro ogni pronostico, al fondo di un match non meno psichedelico delle sue braghe, dove lo svizzero di sangue polacco ha picchiato dal primo all'ultimo secondo con l'unico movente di sfondare il sagomato elastico di Novak Djokovic.
Ha picchiato e ha sfondato per quasi tre ore e mezzo trovando quasi sempre angoli e incroci. Mai visto prima. Con quella intensità, a quella velocità, con quella potenza. Un temporale esagerato. E sul suo rovescio lungo linea a una mano con cui si prende l'ultimo break decisivo sono scattati in piedi tutti, emotional standing up, anche quella testa sottile di Andy Roddick a casa che spedisce un twitter che è pura esclamazione e stupore: "Ma questi due stanno giocando un tennis irreale!".
E anche I francesi hanno scoperto di amarlo Stan the Animal, dopo averlo detestato per aver spazzato via dal torneo in tre brutalissimi set l'amatissima icona, Roger Federer. E già perché Stan, con i suoi deliranti pigiami, la sua faccia vaiolosa e la sagoma inquartata era sempre stato il Calimerone schiacciato nell'ombra di tale gigante.
Confesso, tifavo Wawrinka e il suo tennis barbaro, ma dopo il primo set vinto da Djokovic, mi sono dato ad altro convinto che non ci sarebbe stata partita, che, la partita, era già finita. Ma da lì in poi Stan è diventato Conan, la terra battuta il suo paradiso. Prima o poi Djokovic vincerà a Parigi. Il ragazzo è il numero uno anche in quanto a materia grigia. Da questa grande sconfitta prenderà la più grande lezione possibile. Giurateci.