Ivan Zazzaroni per il Corriere dello Sport
ll denaro non ha odore, ma a partire da dieci milioni comincia a farsi sentire, scriverebbe oggi Tristan Bernard: nei primi del Novecento era fermo a un milione. Un forte odore di petrodollari lo sta avvertendo il mondo del calcio, in particolare quello europeo. È arrivato naturalmente alle sensibilissime narici del presidente dell’Uefa Aleksander Ceferin che ha tentato di mettere in guardia calciatori e allenatori delle leghe continentali ricordando loro lo sboom cinese e sottolineando i rischi che l’offensiva saudita comporta.
Il guaio è che i calciatori vengono particolarmente stimolati da quell’odore, specie dopo aver superato i trentaquattro, trentacinque anni. E gli arabi, che puntano al Mondiale fatto in casa, lo sanno bene: per questo li hanno tutti sul tavolo e possono permettersi di non avere fretta.
C’è sempre un arabo dietro una ricca offerta, ma talvolta risulta difficile distinguere uno sceicco vero da un fake: c’è chi si fa crescere la barba, indossa la dishdasha, si presenta dall’atleta o dall’allenatore, offre milioni che non possiede e in seguito, quando è il momento di mettere nero su bianco, si fa di nebbia.
Il progetto arabo è vasto, zeppo di denaro e personaggi al limite, ma con uno sviluppo piramidale più efficace di quello cinese: dai potenziali ex si è passati ai campioni in corso per approdare - prossimamente - ai giovani più talentuosi. Non mancano tuttavia i difetti organizzativi e strutturali.
Cristiano Ronaldo, ad esempio, fa un salto ogni mattina in banca per verificare che gli abbiano “bonificato” il quantum. Non è una battuta: il contratto multimilionario con l’Al-Nassr prevede il versamento quotidiano di una porzione dell’ingaggio. Poco tempo fa i pagamenti all’ex allenatore del Tottenham Espirito Santo, ora all’Al-Ittihad, risultavano in ritardo di un paio di mesi. Nessun problema: succede nelle migliori famiglie. I nostri club se ne fanno un vanto.
A Messi, che ha scelto la Florida, gli arabi hanno appena garantito 25 milioni soltanto per promuovere l’immagine del Paese. Al portafoglio ha pensato anche il trentacinquenne Benzema che ha lasciato il Real per una montagna di petrodollari (anche lui all’Al-Ittihad). La Saudi Pro League, che con 55 milioni si è portata via Ruben Neves, ha attratto, tra gli altri, Felipe Caicedo, Mudasiru Salifu, Talisca, Quaison, Mitrita, Krychowiak, Gerson Rodrigues. Helder Costa, Cikalleshi, e si appresta ad accogliere Kalidou Koulibaly e fors’anche Kant é e Lukaku , Aubameyang e Bernardo Silva .
A tanti sì comincia ad aggiungersi qualche no, grazie. Il primo e più rumoroso è stato quello di Luka Modric. L’ha imitato Sergi Busquets: era nel pacchetto Messi, ma dopo il rifiuto di Leo ha preferito declinare l’invito. L’ex U d inese Silvan Widmer, capitano del Mainz, è appena diventato l’idolo di molti di noi dichiarando che non andrebbe in Arabia nemmeno per tutto l’oro del mondo: «Il denaro è sempre stato un problema nel calcio professionistico» ha spiegato «ma sta diventando sempre più importante. Dobbiamo evitare che i giocatori vengano spinti avanti e indietro come tessere del domino. Io non andrei neppure per 200 milioni».
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Un supervaffa.