Stefano Semeraro per “la Stampa”
La nostra è una squadra diversa», dice. «Ci sono giocolieri, amanti e lottatori». Lui è Michael Cheikha, l' allenatore dell' Australia di rugby che l' Italia sognava per il dopo-Brunel, loro sono la sua ciurma.
Quindici pirati di variegata etnia che domani attraccano al molo di Twickenham. Alle 17 c' è la finale della Coppa del Mondo di rugby, il nemico da abbordare è la Nuova Zelanda campione in carica. All Blacks e Wallabies di Coppe ne hanno vinte due a testa.
Chi vince fa tris, gli australiani nel caso diventerebbero anche i n. 1 del mondo per la prima volta, entrando nel club che ora comprende solo Nuova Zelanda, Inghilterra e Sud Africa. Cheika li allena da un anno e li ha messi insieme come avrebbe fatto Capitan Uncino: reclutando i migliori, infischiandosene delle regole.
Pocock, l' asso del gruppo La delta force con cui cercherà di sgusciare i Tutti Neri è una terza linea di corsari veri guidata da David Pocock, il numero 8, il miglior giocatore del mondiale, una belva, il migliore di tutti a fregare palla all' avversario.
«Signori, questo è David Pockock - ha detto l' addetto stampa dell' Australia all' ultima conferenza stampa - anche se oggi non gli assomiglia molto».
Sguardo tumefatto, lividi e abrasioni rimediate mettendo la testa ovunque. Guardandolo chi immaginerebbe che è un ambientalista sfegatato, ammiratore del documentarista Richard Attemborough («il mio eroe») oltre che uno dei testimonial più accaniti delle campagne anti-omofobia?
Accanto a lui trovate il barbone di Scott Fardy, il gigantesco flanker (198 cm) che quando nel 2011 un terremoto da 8,9 gradi della scala Richter ribaltò il Giappone, invece di saltare sul primo aereo rimase ad aiutare i villaggi distrutti dallo tsunami vicino al resort dove era in vacanza, perdendo sette dei suoi 113 chili in una settimana. «Sono giovane e forte», spiega «e lì la gente soffriva».
In squadra ci sono tipi come il funambolico e allegrissimo Drew Mitchell, o il cherubino Matt Gitaeu, che non avrebbero dovuto essere lì, all' ala gioca Henry Speigh, il cui nonno per sette anni è stato presidente delle Figi (dove lo zio George, nel 2000, organizzò un golpe).
Origini libanesi
Li guida tutti Cheik, 48 anni, origini libanesi, ex terza linea, faccia da orco e charme da businessman che parla 5 lingue (compreso l' italiano, ha giocato a Livorno e Padova) e ha fatto i milioni (veri) distribuendo la marca di jeans preferita da Victoria Beckham.
«Come opinioni in squadra andiamo dall' estrema sinistra al centrodestra - scherza - a me piace avere attorno chi la pensa diversamente su tutto. Mai un anno fa avrei pensato di trovarmi oggi in finale ai Mondiali, ma siamo cresciuti insieme: con loro so di poter fare qualcosa di grande». Tipo battere gli All Blacks.
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