Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”
LUIS SUAREZ E L'ITALIANO BY OSHO
Tutto in dieci giorni. Dalla prima telefonata in cui compaiono le richieste della «dirigenza della Juve», il 7 settembre, all'«esame farsa» per il centravanti uruguaiano che chiedeva il passaporto italiano, il 17 settembre; con tanto di attestazione compilata due giorni prima, completa di voti, trovata dagli investigatori della Guardia di finanza quando sono andati a sistemare le microcamere per intercettare la prova di italiano di Suarez.
In mezzo le manovre con cui la società bianconera, secondo l'accusa, «si è mossa ai massimi livelli istituzionali per velocizzare la pratica ministeriale di riconoscimento della cittadinanza», tramite il dirigente Fabio Paratici che chiama la ministra Paola De Micheli, e tutta la catena di contatti al Viminale che ne è scaturita. Niente di illecito, probabilmente, ma quando a Paratici è stato chiesto dai pubblici ministeri se fosse intervenuto in qualche modo, lui lo ha escluso categoricamente, incappando nell'accusa di «false informazioni»; stessa contestazione mossa all'avvocato Luigi Chiappero, legale della Juventus, per ciò che riguarda la genesi dei colloqui con la viceprefetta Antonella Dinacci.
Dagli accertamenti svolti al ministero dell'Interno è emersa la possibilità per Suarez di ottenere l'agognato passaporto tricolore, sulla base di una vecchia pratica già avviata da tempo e che si poteva chiudere rapidamente. Ma serviva l'attestato dell'ateneo umbro, a quel punto indispensabile. Quando l'avvocata Maria Cesarina Turco, indagata per falso, l'8 settembre chiama il direttore generale dell'Università per stranieri Simone Olivieri, dice: «Ci stiamo occupando... come legali della società della vicenda Suarez...». È il primo atto di una trama per accontentare i rappresentanti della Juventus che chiedono di fare in fretta. C'è una sessione d'esame già fissata il 21 settembre, ma dallo studio legale torinese (oltre alla Turco ci sono gli avvocati Chiappero e De Blasio) replicano. «Un po' prima sarebbe meglio...».
Allora Olivieri ipotizza «una sessione straordinaria, proprio limitata a questo caso». La fortuna è che l'emergenza Covid ha ridotto la certificazione di conoscenza della lingua italiana a livello B1 (necessaria per la cittadinanza) alla sola prova orale. E che, sempre in virtù del coronavirus, la «sessione straordinaria ad hoc» si poteva mascherare con l'esigenza di evitare assembramenti.
Suarez pensava addirittura a un appuntamento a distanza, collegato via computer, ma questo proprio non si poteva fare. «Dovrebbe venire qui da noi a Perugia... Dovremo formalizzare... dobbiamo fare le cose non devono essere attaccabili... perché poi su queste cose si alzano i riflettori», spiega Olivieri a Turco. Che si preoccupa: «Però partiamo dal presupposto che dobbiamo fargli una roba... da principianti...». Olivieri rassicura: «Sì, assolutamente, a questo ci pensiamo noi... Adesso era solo per dare una configurazione regolare».
E promette: «Il 17 pomeriggio lui è già in possesso della certificazione». In altre conversazioni l'avvocata Turco promette che la Juventus continuerà a rivolgersi all'università (ad esempio per i calciatori stranieri tesserati con la Primavera): «Io mi permetto, poi se in futuro ci sono altre situazioni, di appoggiarmi a voi! Su questo ci tengo...».
E ci sono passaggi in cui sottolinea che per Suarez non vuole favoritismi: «È uno studente come fosse, mi lasci dire, Mohammed... Non me ne frega niente, le cose vanno fatte bene... Da Torino questa è la linea... Non vanno fatti favoritismi». Ma per la Procura guidata da Raffele Cantone - che su questa vicenda ha ipotizzato pure il reato di corruzione - la realtà è tutt' altra.
CHIELLINI SUAREZ BY BOCHICCHIO
Confermata dal giudice per le indagini preliminari Frabotta: «Il "favoritismo" che il legale della Juventus rifiuta è solo l'esame da remoto, che sarebbe giuridicamente invalido e quindi non utile per la società calcistica; resta ferma, però, la fittizietà della prova che Suarez sarà chiamato a svolgere a Perugia, con una sessione ad personam e al riparo da occhi indiscreti "in un'aula con fuori tutti per motivi di Covid"».
Le prove della «farsa» sono nelle ammissioni di pressoché totale ignoranza della lingua italiana da parte del calciatore, ammesse dall'esaminatore Lorenzo Rocca con un amico che, la sera della prova, gli dice ridendo: «Ovviamente lui parlerà italiano in una maniera abbastanza singolare, immagino».
Rocca conferma, ridendo anche lui: «Sì, italiano para amigos !». È la stessa ammissione fatta dalla professoressa Stefania Spina, accanita tifosa juventina che nei giorni precedenti al 17 settembre ha tentato di insegnare qualcosa a Suarez. A un'amica confessa, secondo gli inquirenti, il reato di violazione del segreto d'ufficio: «Abbiamo fatto le simulazioni dell'esame... praticamente gli abbiamo dato tutti i materiali (risata) che dovrebbero essere a sorpresa».
E a un'altra confida, alla vigilia dell'esame: «Ovviamente noi dovevamo fallo passa' per B1 (ride)... e allora ho provato... praticamente gli ho scritto il testo... Gliel'ho mandato... Gli ho detto "Luis studia questo... vai lì", e lui oggi m' ha detto (ride): " Stai tranchilla porché io lo estudio in avion "», e ride ancora. Lo stesso giorno, in un'altra telefonata, Rocca si preoccupa che se qualcuno intervista Suarez si accorgerà che non conosce l'italiano.
«Di questo ho parlato con la Juve, perché se vanno a scava'... la firma sull'esame ce l'ho messa io... Ho chiamato la rettrice, ho parlato con Paratici il quale mi ha detto più o meno... nel senso non ti preocuppa', lui non lascerà nessuna intervista... Io sabato l'ho sentito, davvero spiaccica, però tra A1 e A2. Non è B1». Cioè il contrario di quanto ha certificato l'università.
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