Massimiliano Gallo per ilnapolista.it
We’re crying for you, Fiorentina. I viola vincono 3-2 a Fuorigrotta. E stavolta non c’è nemmeno bisogno di scomodare l’albergo. Il Napoli conferma ancora una volta l’allergia all’aria di casa: quinta sconfitta in casa. E ancora una volta (era già successo col Milan) perde dopo una vigilia di proclami eccessivamente e inutilmente retorici di Spalletti.
Restando al calcio, va detto che la Fiorentina ha vinto tutto sommato meritatamente a Fuorigrotta. L’impressione è che il Napoli di Spalletti sia una squadra forte ma che non abbia mai sciolto l’equivoco di fondo: non è mai diventata la squadra che gioca per Osimhen. Eppure il nigeriano è stato fondamentale per i due gol: assist a Mertens per il momentaneo 1-1 e gran gol del 2-3 nel finale. Avrebbe dovuto toccare più di 15 palloni nel primo tempo e 30 in tutta la partita.
Italiano, invece, è stato come Kim Novak nel film di Hithcock: è stato l’allenatore che vinse due volte. La prima approfittando dell’ennesima formazione a trazione orizzontale di Spalletti. E la seconda, sull’1-1, dopo che il tecnico di Certaldo aveva cambiato pelle alla squadra mandando in campo sia Lozano sia Mertens. Come un grande scacchista, Italiano non si è perso d’animo dopo il pareggio del belga in una delle rarissime azioni verticali degli azzurri oggi inspiegabilmente in maglia rossa (non eravamo nella finale di Davis 76 in Cile).
Ha tolto Saponara e Duncan – che pure avevano ben giocato nel primo tempo -, ha inserito Maleh e Ikone. Un minuto e Ikone ha segnato il gol del 2-1, sei minuti ancora e Cabral ha chiuso con un formidabile 3-1 dopo che Nico Gonzalez era andato via per l’ennesima volta a Mario Rui oggi decisamente male. Gonzalez ha fatto sempre quello che voleva, probabilmente ha disputato la miglior partita da quando è in Italia.
È stata una vittoria di campo. Non crediamo che possano essere tirare in ballo varianti emotive o di gestione della pressione. O comunque è un mix di componenti. Ma non possiamo eludere l’aspetto tattico. Anche perché il Napoli è entrato molto bene in campo, ha avuto un inizio scintillante, per nulla bloccato dalla paura. Avrebbe potuto segnare subito con Osimhen e Insigne. Sembrava poter asfaltare la Fiorentina. Il tutto è durato una dozzina di minuti: una versione in miniatura di quel Roma-Sampdoria che costò lo scudetto a Ranieri. Ma quella Roma nel primo tempo sprecò molto di più.
Passata la sfuriata, la squadra di Italiano si è impossessata dell’incontro, ha cominciato a vincere quasi tutti i duelli individuali, soprattutto in mezzo al campo, ha imbrigliato gli uomini di Spalletti ed è andata anche in gol al 29esimo. Lo ha fatto dando soddisfazione ai discepoli del calcio contemporaneo che possono rivendicare la genesi del gol di Gonzalez: è nato infatti da una laboriosa (e non rischiosa) costruzione da dietro che ha finito col liberare l’uomo in mezzo al campo (Amrabat). Pallone a sinistra, cross in area, e poi Nico Gonzalez l’ha piazzata sotto l’incrocio dei pali.
A fine primo tempo i palloni toccati da Osimhen erano quindici. A quel punto Spalletti gli ha affiancato prima Lozano (al 46esimo) e poi ha inserito Mertens (al 55esimo). Osimhen è stato finalmente servito due volte in profondità. La prima volta è finita con un tiro sull’esterno della rete. La seconda, dopo tre tocchi in verticale cominciati con Ospina, è stato lanciato sul filo del fuorigioco, ha servito Mertens all’indietro ed è stato 1-1.
Sembrava la svolta del match. Almeno così hanno voluto immaginare i tifosi del Napoli. Invece l’ha vinta Italiano con i suoi due cambi. Sul 3-1, la reazione del Napoli è stata blanda. Gran gol di Osimhne per il 3-2. Un gol tutto sommato occasionale. Lo scudetto si allontana. Poi, ovviamente, tutto può succedere.