A fifth straight win for Max Verstappen ?????#ItalianGP #F1 pic.twitter.com/AYpykOMnUR
— Formula 1 (@F1) September 11, 2022
Giorgio Terruzzi per il “Corriere della Sera”
Sono lenti, sempre un po' arroganti. Sono gli uomini della Federazione internazionale. Una compagnia da modificare dopo qualche pasticcio di troppo, tipo quello che ha consegnato il titolo a Verstappen, Abu Dhabi 2021. Qualcuno viene licenziato, altri vengono nominati, raramente in base all'autorevolezza. A Monza sabato hanno impiegato quasi 4 ore per comporre la griglia di partenza, perdendo la trebisonda di fronte alle penalità infitte ai piloti.
Non contenti, hanno messo su un finale da latte alle ginocchia ieri, con tanto di trattore in pista sotto safety car - entrata nel momento sbagliato - offrendo la stessa scena che nel 2014 in Giappone costò la vita a Bianchi. «Mai più» si disse allora. Eppure, il regolamento lo permette. Quindi, a rigor di logica, l'epilogo ha seguito una procedura corretta. Discutibile ma corretta. Un classico. Forse non saremmo qui a stigmatizzare se al posto di Verstappen, che ha vinto con merito, ci fosse stato Leclerc.
Di certo, chiudere una corsa neutralizzando la corsa non pare la scelta migliore per una F1 che punta ad offrire spettacolo. Il fatto è che stiamo parlando di un ente troppo spesso approssimativo. Il presidente, Ben Sulayem, ostenta il pugno di ferro, vuole cambiare i metodi del predecessore Jean Todt ma non riesce ad immettere modernità e visione. Ha già fatto saltare qualche nervo a Stefano Domenicali, opponendosi ad un aumento delle Sprint Race, ha tentato di imporre un cambio delle regole sul saltellamento delle vetture senza passare dal consiglio mondiale, per poi inserire una imbarazzante retromarcia.
Per non parlare dei tecnici federali, istigati perennemente da questo o quel team su presunte irregolarità altrui. E siccome le relazioni tra Fia e i team sono strette (ex dipendenti, affezionati o avvelenati), ogni mossa viene criticata o difesa in base all'interesse. È accaduto anche ieri a Monza. Accade da sempre. Forse, per chi corre in F1, va bene così.
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