Gaia Piccardi per il Corriere della Sera
Il linguaggio burocratico del tabellino di un match di volley non mente mai. In Palmi-Trento 3-1, ieri al palazzetto Mimmo Surace, la schiacciatrice brasiliana Tifanny Pereira da Abreu ha giocato 75 minuti, realizzando 28 punti con il 48% offensivo: 25 punti in attacco su 52 palloni toccati, un muro e due ace. Tradotto: una signora partita.
Se Tifanny non fosse nata Rodrigo il primo gennaio 1970 dall' altra parte del mondo, sotto il Monte Sant' Elia oggi si parlerebbe solo dell' ottimo debutto nel campionato di A2 della straniera appena sbarcata in riva al Tirreno con la valigia piena di esperienza: Francia, Olanda, Spagna e Belgio però tra le fila di squadre maschili, incluso il Jtv Dero Zele-Berlare, il team della B belga dove Rodrigo ha completato la sua transizione verso il corpo che ieri ha monopolizzato l' attenzione di Palmi quasi quanto la festa di San Rocco. Esordire in casa, davanti a mille persone curiose della novità, certo ha aiutato.
Ma Tifanny, oltre che su un' indubbia prestanza fisica, a partire dalla trasferta a Chieri (Torino) del weekend potrà contare su molto altro: l' affetto cameratesco e protettivo delle compagne, che l' hanno già eletta Grande Sorella (abbraccio collettivo, ieri, a fine incontro); l' apertura a tappe forzate di un mondo sempre più fluido e globalizzato anche nella (ex) divisione dei generi, cui l' americana Renée Richards (nata Richard Raskind) diede una decisiva spallata grazie alla Corte Suprema di New York, che nel '77 le permise di partecipare al tabellone femminile dell' Us Open di tennis;
e un allenatore, Pasqualino Giangrossi, tanto evoluto da riassumere così una vicenda sportiva che sarebbe facilmente potuta scivolare sulla china del pruriginoso: «Ci hanno offerto una giocatrice senza dirci del suo passato da uomo. L' ho scelta per le sue doti e l' ho accolta come donna. Per me è semplicemente una persona che sa giocare bene a pallavolo».
«Certo Tifanny ha doti atletiche fuori dal comune ma il 48% in attacco è la stessa percentuale realizzata da Francesca Moretti e Elisa Zanette, una ragazzona di 194 cm è schiacciatrice capace di fare trenta punti a partita - spiega il coach -. Inoltre da quando è donna Tifanny ha perso il 60% della sua forza: prima schiacciava a 3,60 metri, ora a 3,15».
In uno sport fatto di persone prima che di numeri e statistiche prestazionali, insomma, chiunque ha diritto di cittadinanza. Anche se, non potendo escludere altri casi di transessualità, la Lega femminile si muoverà per rispondere alle domande dei club: «Nel massimo rispetto delle persone, solleverò in maniera formale una domanda a Coni e Federazione - dice il presidente Mauro Fabris -. Si parla solo in termini sportivi ma qualcuno deve darci delle regole e delle norme precise se questi casi si moltiplicassero». Si teme, cioé, che le società possano cominciare una ricerca mirata per avere vantaggi.
Coach Giangrossi ha già il muro pronto sopra la rete per proteggere questa storia di integrazione che Palmi prova ad esportare oltre il parquet: «Mi aspetto ricorsi, però saranno basati sul nulla. Le regole dicono che chi è legalmente donna è eleggibile: abbiamo aspettato i documenti e abbiamo tesserato la giocatrice. Cambiare sesso non è una passeggiata: Tifanny mi ha raccontato quanto ha sofferto. Chi la attacca, è un ipocrita».