Matteo Pinci per “la Repubblica” - Estratti
Con la maglia dell'Italia addosso è fin troppo facile sentirsi patrioti. Devono averlo pensato anche al Masaf, il Ministero per la sovranità alimentare. In cerca di un veicolo a cui agganciarsi per trainare la loro idea di Made in Italy, si sono affidati al più nazional popolare dei prodotti di esportazione del nostro Paese: gli Azzurri del calcio.
Per questo nella tribuna autorità di Dortmund su cui tifosi albanesi euforici facevano piovere bicchieri pieni di birra per festeggiare l'effimero vantaggio segnato da Bajrami, accanto al presidente della Federcalcio Gravina c'erano anche i ministri Abodi e Lollobrigida.
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Alla tv scorreva lo spot in cui Giorgio Chiellini, il capitano dei campioni d'Europa nel 2021, diceva che la maglia azzurra "ci fa diventare tutti fratelli d'Italia". La presidente del Consiglio Giorgia Meloni avrà apprezzato il riferimento. Ma il cognato ministro Lollobrigida si era già attrezzato per fare di meglio e appiccicare sulle maglie azzurre il bollino del Made in Italy: troppo scivolose le medaglie multietniche dell'atletica per i ministri dell'autarchia, ma il calcio è nelle case di tutti, come un piatto di amatriciana, di panzanella.
Quella che Donnarumma vuole mettere nella valigia per la Germania nello spot prodotto dal Ministero per la sovranità alimentare insieme alla Federcalcio e che sponsorizza le eccellenze italiane a marchio Dop e Igp. Una sponsorizzazione che ha coinvolto anche la Regione Lazio e la Puglia, per promuovere i prodotti locali del territorio, che è un volano di un concetto più ampio: l'autarchia alimentare. Fatelo anche a casa, non è pericoloso.
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La pubblicità è un piccolo capolavoro comico e gioca con elementi assolutamente reali: per il ritiro che sperano il più lungo possibile a Iserlohn, paesino della Ruhr alle porte di Dortmund circondato da concessionari di auto e campi di fragole, gli chef della Nazionale hanno fatto il pieno di prodotti italiani: dal riso al pomodoro, dal parmigiano alla mozzarella.
Tutto rigorosamente Igp. Magari anche il radicchio che Lorenzo Pellegrini e Mattia Zaccagni volevano sottrarre in quello spot dalla stanza dei tesori alimentari a marchio Dop e Igp, trovando a sorprenderli l'attentissimo ct Spalletti. Lui, Luciano, il valore del territorio lo conosce, e non solo quello: la sua faccia, accanto a quella di Lollobrigida, non c'era, sabato mattina, nel salone di casa Azzurri, mentre il ministro di casa Meloni lo definiva «un agricoltore prestato al calcio», dribblando domande scomode sulle inchieste che riguardano Gioventù nazionale, le giovanili di Fratelli d'Italia («Non ho letto, ho letto solo la formazione dell'Italia»).
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Intanto un nuovo rito alimentare è entrato nella vita dei calciatori. Dopo la vittoria sull'Albania, la pizza è stata sostituita dalla pinsa: più leggera, più digeribile, orgogliosamente romana.