Carlos Alcaraz ha un enorme ombra che lo sorvola. Pare non gli crei problemi, pure se ha 18 anni. Rafa Nadal incombe sulla sua nascente carriera da predestinato, ad ogni set vinto. Le sue foto da bambino col campione maiorchino sono ormai banali. Intanto lui è ai quarti di finale degli US Open, ha battuto Tsitsipas al quinto set prendendo a pallate il numero tre del mondo e i suoi ritiri in bagno, e ora gli tocca il canadese Felix Augger- Aliassime, altro giovanotto non proprio imbattibile.
Di Alcaraz affascina la durezza mentale. El Pais allora ha intervistato Josefina Cutillas, psicologa dello sport che ha seguito Alcaraz dagli otto ai sedici anni.
“Al di là di come gioca, bene, sta conquistando le persone perché trasmette verità e onestà. È così, come puoi vedere, gran lavoratore e molto altruista. Quello che sta succedendo non viene per caso, ma perché fin da bambino aveva molto chiaro cosa voleva essere”. Cosa? “Il migliore”, ovviamente.
“Aveva una visione molto definita di dove voleva arrivare e non è facile, perché nell’età dell’infanzia e della successiva adolescenza, i desideri tendono ad essere fluttuanti. E’ pura disciplina e fin dall’inizio è stato molto chiaro a lui che per arrivare dove è arrivato doveva rinunciare a tante cose. Lui sapeva che questa sarebbe stata una gara sulla lunga distanza e non ha mai vacillato.
Carlos rappresenta l’opposto della via facile. In questi tempi in cui i giovani cercano di rimandare le gratificazioni e in cui tutto deve essere molto immediato, lui ha sempre avuto tutto chiaro. Nessuno gli ha mai dovuto dire di allenarsi, non è mai stato necessario. E fa durare vittoria e sconfitta quanto devono durare. Il giusto”.
Insomma un soldato a cui piace la fatica. “Quando era più piccolo, se lui e i suoi amici avevano un esame da sostenere, gli altri non smettevano mai di pensarci, Carlos lo faceva e basta. E il giorno dopo non diceva più una parola sull’argomento. Dove soffrivano gli altri, Carlitos si divertiva. Ed è quello che succede adesso, anche se il livello di stress è ormai alto. Ha una personalità molto stabile. Molte volte gli atleti dubitano di se stessi, lui ci ha sempre creduto. Ha quella capacità di convincere se stesso, quella determinazione. Ha sempre avuto quella maturità, ed è per questo che è in grado di affrontare situazioni come quelle di oggi con naturalezza”.
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