Mario Sconcerti per il “Corriere della Sera”
Mourinho aveva preparato la partita con l'Atalanta così come è uscita dal campo. Alla vigilia si era preso la briga di nascondersi dicendo di aver preparato la gara sul palleggio. In realtà la Roma ha giocato sempre sull'avversario preparandosi poi a ripartire con due attaccanti moderni, cioè veloci, potenti e intorno al metro e 90 come Zaniolo e Abraham.
Il gioco di Gasperini in cui si marca all'altezza del centrocampo e si aggredisce chi ha la palla, è stata l'armonia ideale per una Roma italiana che a questo si era preparata. È l'ultimo regalo di Mourinho alla sua vecchia Inter.
Il risultato rilancia la Roma, ma lancia soprattutto l'Inter che raddoppia il distacco dall'Atalanta. Gasperini protesta, non so se a ragione. Un fuorigioco giusto o sbagliato è una delle poche cose che non sono più un'opinione nel calcio, la macchina va via automatica.
Ma la partita evidenzia qualcosa che Gasperini fatica a giudicare: l'Atalanta è eccezionale in trasferta, 8 vittorie e un pareggio, 25 punti su 27. Ma in casa è alla terza sconfitta, appena 12 punti. Non sono numeri, sono attitudini.
In casa l'Atalanta soffoca, non basta più la corsa, conta la tecnica nello spazio breve, che all'Atalanta complessivamente manca. Questo va benissimo all'Inter che dopo tre mesi di corsa parallela prende vantaggio e può specchiarsi nel suo gioco, da tempo il migliore del campionato. Le altre certezze sono l'inadeguatezza di Salernitana e Genoa.
La Salernitana non ha più un proprietario, naviga sulla Luna, il Genoa deve finire di averne uno. E forse deve ancora trovare un allenatore reale. Di tutto il resto non ci sono comprensioni possibili. La classifica è chiara ma conferma che tra le prime otto tutti possono battere tutti.
Restava, con l'Inter, solo la costanza dell'Atalanta oggi naufragata. Vince anche la Juve spinta dal calendario e da una decisione di fondo presa da Allegri: i tre centrocampisti devono avere tutti qualità diverse. Non sono soluzioni sufficienti, ma restano soluzioni accettabili.
alvaro morata in gol nella nebbia a bologna
Ieri si è riscoperto perfino Arthur. Lo si guarda giocare e sembra un buon giocatore. Poi si ricorda che è a bilancio per 70 milioni e tutto diventa un dovere. Ma il concetto è giusto. McKennie e Rabiot ai lati di Arthur/Locatelli portano tutti doti tecniche diverse. Questo deve avere un centrocampo. La Juve oggi gioca bene, è tornata squadra, è lontana dall'Inter ma è vicina alla Champions. Ha ritrovato Cuadrado, che è il suo vero regista, infatti ne pagava fino a ieri il momento scarso.