Aurelio De Laurentiis viene abbracciato da Claudio Lotito dopo la modifica allo statuto della FIGC
— NN | Napoli Network (@NapoliNetworkX) November 4, 2024
Estratti da ilnapolista.it
Lotito e De La giornata inizia con Claudio Lotito che tiene a raccolta i club di A e finisce con il presidente della Lazio a braccetto con Aurelio De Laurentiis, al suono del non elegantissimo «Supposte per voi», in replica ai cronisti che chiedono un commento. Sorridono, ma sono gli sconfitti di giornata: non nel voto sullo statuto, scontato, ma nelle dinamiche interne al massimo campionato.
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Il comizio mattutino del numero uno biancoceleste non dà i suoi frutti: Marotta taglia corto, Ferrero chiarisce che la Juve si asterrà. È tana libera tutti. La voglia di commentare, a fine assemblea, è relativa: persino Adriano Galliani, con più garbo, dribbla i giornalisti e fila via veloce. A concedersi, preso d’assalto, ci pensa lo stesso Marotta: «Mi dispiace si sfoci in personalismi, serve un confronto diretto – dice il presidente nerazzurro – il dibattito con la Serie A va affrontato in modo costruttivo».
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STATUTO FEDERALE, SI CAMBIA (POCO) LA SERIE A CONTESTA E VUOLE DI PIÙ
Alessandro Bocci per il “Corriere della Sera” - Estratti
L’assemblea ha modificato lo Statuto federale con l’83,3 per cento dei voti, una maggioranza schiacciante, ma non risolve il dilemma che sta martoriando il calcio italiano: si può governare mettendo all’angolo la serie A?
Tutti sono d’accordo che non si può, ma con varie sfaccettature, che sono il nodo della questione, esasperano i rapporti e creano tensioni. A Fiumicino, nel solito albergo teatro di tante elezioni, viene approvata in scioltezza la proposta di Gabriele Gravina, il presidente federale, sostenuto dalla sua solida maggioranza: la serie A passa dal 12 per cento al 18 e avrà quattro consiglieri federali anziché tre.
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Ma i rapporti restano tesi e i problemi irrisolti. La Confindustria del pallone non è contenta, tanto che nessuno, al momento della votazione, ha schiacciato il pulsante blu che serviva per approvare il piano di Gravina: otto, invece, hanno schiacciato quello rosso, votando contrario, 12 quello giallo che significa astensione.
E qui si apre un altro fronte. Casini, il presidente della serie A, non dà peso a questa divisione: «L’importante era non votare a favore. Gli astenuti non stanno a significare che la Lega sia spaccata. Questa assemblea, alla fine, è un’occasione persa, ma se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno ci troviamo un consigliere in più e il diritto di veto da sfruttare. Speriamo sia l’inizio di un nuovo percorso. Ora faremo un’assemblea per capire i prossimi passi».
gabriele gravina giancarlo abete
Le società di serie A si riuniranno il 22 novembre per valutare se impugnare il regolamento assembleare e procedere a un braccio di ferro a colpi di carte bollate. Ma non è questa l’aria che tira. I contrari al documento di Gravina, guidati da Lotito e De Laurentiis, che sono usciti dall’assemblea silenziosi e a braccetto, sono Milan, Torino, Empoli, Verona, Monza e Genoa.
aurelio de laurentiis gabriele gravina
(...) Anche Gravina, nel discorso introduttivo, è stato duro: «In questi mesi di riunioni ufficiali e non, non c’è stata traccia di fair play e sono diventato il bersaglio di infamie e dossieraggio, ma diamo tempo al tempo.
Non mi riconosco in questo modo di fare e mi vergogno per coloro che agiscono così». Nei prossimi giorni, dopo un consiglio federale e aver sentito il parere delle componenti, il presidente scioglierà le riserve e deciderà se candidarsi nuovamente alle elezioni di marzo.
2 - SI MUOVE LA DIPLOMAZIA PER IL DIALOGO E IL CONSENSO MA C’È ANCHE L’ATTACCO
Monica Colombo per il “Corriere della Sera” - Estratti
Dopo un fuoco incrociato di bozze e proposte di modifica dello statuto, che la Lega e la Figc si sono rimbalzate per settimane, fra rilievi, aggiustamenti e interventi della politica, ieri i presidenti si sono mossi con sentimento praticamente unanime. Nessuno dei venti delegati dei club presenti all’Hilton di Fiumicino ha votato a favore del documento di Gabriele Gravina che ha parzialmente recepito le richieste della Lega di A su autonomia e rappresentatività.
Dopo una riunione informale che si è tenuta ieri mattina con il presidente Lorenzo Casini prima dell’assemblea straordinaria, le società si sono divise in 12 astensioni e 8 voti contrari.
La Lega che pur ha ottenuto un consigliere in più rispetto al passato, il diritto di intesa e l’autonomia organizzativa dei campionati, chiede di più. Ma un punto di intesa fra i club e la federazione sembra raggiungibile. Ieri il presidente federale Gravina ha dichiarato di perseguire obiettivi comuni a quelli dei club: «Urbano Cairo ha detto che bisogna aumentare le risorse per il calcio: anche io mi batto per questo, ma non ho nessuno al fianco. Tax credit? Sono sei anni che ne parlo. Stadi? Chiesto di sburocratizzare. Abbiamo chiesto l’1% sulle scommesse.
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Ci stiamo battendo per questo, perché non sento una voce? Il potere non porta alla soluzione dei problemi. Io credo che la politica italiana deve pensare a questi problemi». Una riflessione condivisa da alcuni presidenti, per esempio da Urbano Cairo numero uno del Torino che ha sempre avuto un atteggiamento costruttivo, aperto alle riforme del calcio, e non certo chiuso a un dialogo verso la parte federale. Anche di recente ha ripetuto quanto la situazione del calcio italiano sia molto delicata e resti in attesa di interventi legislativi sui medesimi temi a cui ha fatto cenno il presidente federale.
GABRIELE GRAVINA GIUSEPPE MAROTTA
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