Giusto Ferronato per La Gazzetta dello Sport
Lewis Hamilton è tra i grandissimi. Lo era già, ma ora davanti gli restano solo Michael Schumacher, a quota 7 titoli mondiali vinti, e Juan Manuel Fangio a quota 5. Quattro trionfi iridati sono una cifra grande. Alain Prost smise dopo questo traguardo. Sebastian Vettel invece corre ancora, e vuole il quinto con la Ferrari.
È bello pensare che Lewis e Seb nel 2018 lotteranno ancora ruota a ruota per la corona-cinquina. Sarà una sfida serrata, entrambi consapevoli che dopo i 30 anni bisogna sbrigarsi, anche perché alle loro spalle già scalpita un puledro di razza purissima come Max Verstappen, che aspetta solo gli venga data una vettura che valga le attuali Mercedes e Ferrari. Ma questa è un'altra storia.
ORA SI CAPISCE NICO — Quello di Lewis è stato un mondiale vinto di classe e di forza. Non aveva affatto digerito il titolo 2016 di Rosberg, in cuor suo sapeva di aver qualcosa in più di Nico. E quest'anno ha mostrato a chi non lo aveva capito perché mai il tedesco avesse deciso di ritirarsi subito dopo la vittoria, a dicembre, lasciando la Mercedes nei guai per trovare un buon rimpiazzo, con molti fan e addetti ai lavori sconcertati.
"Lewis ha alzato la mia asticella a limiti impossibili, irripetibili. Non potrei vivere un'altra stagione cosi, e al massimo rivincerei il Mondiale" aveva ammesso con ammirevole onestà Rosberg. Chiedere per conferme alla Ferrari cosa significhi lottare contro un animale da gara simile.
Con 4 titoli iridati Lewis è diventato il suddito di Sua Maestà con più titoli della storia della Formula 1. Riviviamo i momenti clou della sua stagione, le grandi battaglie con la Ferrari e le decisive vittorie al rientro dopo la pausa estiva
Lewis Hamilton è tra i grandissimi. Lo era già, ma ora davanti gli restano solo Michael Schumacher, a quota 7 titoli mondiali vinti, e Juan Manuel Fangio a quota 5. Quattro trionfi iridati sono una cifra grande.
Alain Prost smise dopo questo traguardo. Sebastian Vettel invece corre ancora, e vuole il quinto con la Ferrari. È bello pensare che Lewis e Seb nel 2018 lotteranno ancora ruota a ruota per la corona-cinquina. Sarà una sfida serrata, entrambi consapevoli che dopo i 30 anni bisogna sbrigarsi, anche perché alle loro spalle già scalpita un puledro di razza purissima come Max Verstappen, che aspetta solo gli venga data una vettura che valga le attuali Mercedes e Ferrari. Ma questa è un'altra storia.
lewis hamilton al crop over festival
ORA SI CAPISCE NICO — Quello di Lewis è stato un mondiale vinto di classe e di forza. Non aveva affatto digerito il titolo 2016 di Rosberg, in cuor suo sapeva di aver qualcosa in più di Nico. E quest'anno ha mostrato a chi non lo aveva capito perché mai il tedesco avesse deciso di ritirarsi subito dopo la vittoria, a dicembre, lasciando la Mercedes nei guai per trovare un buon rimpiazzo, con molti fan e addetti ai lavori sconcertati. "Lewis ha alzato la mia asticella a limiti impossibili, irripetibili. Non potrei vivere un'altra stagione cosi, e al massimo rivincerei il Mondiale" aveva ammesso con ammirevole onestà Rosberg. Chiedere per conferme alla Ferrari cosa significhi lottare contro un animale da gara simile.
LA DIVA E IL DIVO — Obiezione numero uno: Lewis aveva una Mercedes, la macchina migliore. È vero, ma solo in parte. Perché fino al GP d'Ungheria, prima della pausa estiva, al comando della classifica con 14 punti di vantaggio c'era proprio la Ferrari di Vettel. Il Cavallino e il tedesco sono stati avversari duri. Ma dal rientro dalle ferie in avanti, è stato solo Hamilton-show. Valtteri Bottas, pure lui su Mercedes, è praticamente sparito, incapace di portare agli stessi livelli di velocità di Lewis la "Diva", come hanno ironicamente soprannominato a Stoccarda la W08, per via dei suoi capricci nel reagire alle regolazioni.
Guidare "oltre" i problemi di assetto e fare comunque risultato è sempre stata la qualità dei campioni veri. Mondiale di classe, dunque. La Diva e il Divo, che ormai spopola sui social e in giro per il mondo, tra amici cantanti, attori, modelle o calciatori.
QUELLA DIFESA A SPA... — Obiezione numero due: è stata la Ferrari coi suoi errori e i guai di affidabilità a favorire Hamilton. Anche questo è vero, ma anche in questo caso solo in parte. Perché non va dimenticato che la Rossa arrivava da una stagione senza vittorie, ha recuperato alla grande il gap dalla Mercedes e fino al GP di Budapest, vinto bene, alla Ferrari non si potevano imputare grandi colpe (a parte l'intemperanza di Vettel a Baku).
A Spa si è però visto uno dei "numeri" migliori di Lewis, che è riuscito a contenere nel finale il ritorno di Vettel che aveva appena indossato un treno di più veloci supersoft rispetto alle soft dell'inglese. Una difesa feroce, il segnale che la belva avrebbe dato tutto e molto di più prima di arrendersi. Pochi sono capaci di difendersi da una Ferrari con una mescola di svantaggio. Prova di forza vera. Poi, prima del patatrac rosso di Singapore, un altro weekend magistrale di Lewis, a Monza.
Sabato fenomenale sul bagnato per la pole. Domenica perfetto in gara per la vittoria, con la quale ha ritrovato la vetta della classifica che non ha più mollato. La Ferrari ha le sue colpe, certo. Ma Singapore, forse il vero crocevia della stagione, è stato un altro gioiello di Hamilton, quinto al via, ma furbissimo a scavalcare la Red Bull di Ricciardo allo start, ingranando la seconda per non pattinare sull'asfalto umido. Poi l'incidente tra le rosse e Verstappen gli ha spalancato le porte della vittoria, ma lui si è fatto trovare pronto. Quattro mondiali vinti e due sfiorati, nel 2007 e nel 2016, nessun britannico ci era mai riuscito. Il resto è noia.
arrivabene raikkonen marchionne