Dopo essere stato sotto per due set, Nadal rimonta Medvedev ed entra nella storia del tennis: sono 21 titoli del Grande Slam ??
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— Eurosport IT (@Eurosport_IT) January 30, 2022
Aldo Cazzullo per il "Corriere della Sera"
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Pareva finita. Rafael Nadal era sotto di due set a zero contro il favorito: la prospettiva che - a 35 anni, e a due mesi dall'operazione disperata al piede per evitargli il ritiro - potesse rimontare, era remotissima.
Il pubblico, già schierato per lui, era scatenato: un po' per affetto, un po' per vedere ancora un po' di tennis. Così ha preso a fischiare Medvedev, e ad applaudire i suoi errori. Il russo ci è cascato e ha risposto con un gesto polemico. Quando subito dopo ha sbagliato la prima di servizio, gli spettatori sono esplosi in un boato.
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È stato allora che Nadal ha alzato la racchetta, ha zittito il pubblico che lo stava sostenendo, e gli ha chiesto di smettere di infastidire l'avversario avviato verso un'apparentemente inevitabile vittoria.
È una cosa che non succede mai. Non che gli spettatori infastidiscano il favorito; che l'altro lo difenda. Solo Adriano Panatta - un campione la cui sopravvivenza sulla scena non si spiega solo con lo spirito del mitico 1976, ma con l'intelligenza, lo humour, l'umanità - alla finale di Roma 1978 difese Borg; ma il pubblico gli stava tirando le monetine.
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Il fatto poi che Rafa abbia rimontato, vincendo i tre set successivi e il ventunesimo Slam - record assoluto, una delle maggiori imprese nella storia dello sport, al livello di un Ali che a Kinshasa esce dall'angolo e demolisce Foreman -, non è secondario, ma conseguente.
Da anni vado scrivendo che Rafael Nadal è il più grande tennista e uno dei più grandi atleti di ogni tempo. Ora che questa personale opinione assume una dimensione oggettiva, forse è il caso di chiederci come possa questo immenso campione conciliare la correttezza assoluta con la mostruosa forza mentale, l'educazione che tutti gli riconoscono con la ferocia agonistica da dio incaico con cui ha demolito in semifinale un tennista italo-monegasco (Nadal è uno dei principali contribuenti del regno di Spagna).
Altri campioni, come il grande Ibra, si alimentano dell'odio altrui, si caricano con il tifo avverso, cercano la rivalità. Anche Nadal ovviamente ha delle inimicizie. Una volta litigò con Berdych, ottimo tennista oggi dimenticato, che l'aveva battuto agli Open di Madrid e si era lamentato per il tifo del pubblico.
Dopo quella partita, Rafa sconfisse Berdych per diciassette volte di fila. Quando gliel'ho fatto notare, ha risposto: «Ti assicuro che non coltivo inimicizie. Anzi, ho voluto recuperare il rapporto con Berdych, dovevamo anche giocare il doppio insieme. L'inimicizia "me cansa", mi stanca».
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Questo non vuol dire che Nadal sia buono (anche se lo è); vuol dire che è totalmente concentrato sulla partita, sullo sport. Che vuole usare ogni energia del suo corpo e ogni scintilla della sua intelligenza per vincere. Per battere l'avversario, o per recuperare da un infortunio che pareva definitivo.
prime pagine sulla vittoria di rafa nadal
Perché la debolezza, la fragilità, la sfortuna non possono essere rimosse o negate; possono essere trasformate in forza. Sul ventunesimo, inatteso, clamoroso Slam di Nadal - coronato dall'abbraccio con il canuto padre Sebastià cui è legatissimo - grava l'assenza del numero uno del mondo, Novak Djokovic, bloccato da se stesso. Nole, altro straordinario tennista, pretendeva di entrare in Australia e vincere il titolo dei campionati d'Australia senza rispettarne le leggi. In un Paese serio, non è stato possibile.
Nadal ha fatto il vaccino, ha fatto il Covid, ha rispettato le regole, ha vinto. Poi magari Djokovic conquisterà altri Slam, gli strapperà il record, si rivelerà il più forte. Più forte persino dell'uomo che nella storia ha giocato meglio a tennis (ovviamente Roger Federer). Ma da oggi è ufficiale: Rafael Nadal è il più grande.
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