Matteo Cioffi per repubblica.it – Estratti - https://www.repubblica.it/u/2024/10/01/news/eric_cantona_non_metto_piu_piede_allo_stadio_perche_il_calcio_oggi_mi_annoia_seguo_solo_le_squadre_di_dilettanti-423528759/
C’è, da sempre, qualcosa di speciale in Eric Cantona. Non è solo quel mix di simpatia umana e strafottenza come si potrebbe pensare di ritrovare in un personaggio simbolo del mondo del calcio che ha fatto appassionare per le sue gesta (l’Olympique Marsiglia della sua città, poi 143 partite e 64 goal vincendo di tutto con il Manchester United, oltre a 45 presenze e 20 reti con la Nazionale francese) e discutere per alcuni suoi gesti sopra le righe. Memorabile il calcio in spaccata rifilato al tifoso del Crystal Palace e militante del Fronte nazionale britannico,
Matthew Simmons, che facendo il saluto fascista gli aveva gridato: “Vattene nel tuo Paese!”. Episodio per il quale venne squalificato per 9 mesi. Oggi The King è un uomo vicino alla sessantina, riflessivo e sorprendentemente loquace. Ce ne accorgiamo da subito, incontrandolo a Londra in una giornata (guarda caso) uggiosa.
Abbiamo lasciato Milano con 35 gradi e umidità soffocante, prendendo un volo all’alba di metà estate. Così, al momento della nostra presentazione, l’ex enfant terrible ci fa ironicamente notare la faccia da sonno arretrato:
«Capisco, non avrà chiuso occhio stanotte sapendo di dover incontrare uno come me», dice con una risata fragorosa. Ovviamente, visto che U ha mandato qualcuno da Milano per l’intervista, la prima domanda è sua: «Interista o milanista?». Ed è inutile fargli notare, con tono finto arrabbiato, che le domande oggi dobbiamo farle noi. «À vos ordres, Monsieur», risponde. Il ghiaccio è rotto. Si può cominciare.
A proposito di Milan e Inter, sa che potrebbero non giocare più a San Siro se dovesse essere demolito?
eric cantona e antonio caliendo
ERIC CANTONA: «Ho letto, ma non ne capisco bene la ragione. Ritengo che uno stadio così sia l’anima e l’essenza di un club di calcio. Figuriamoci di due club storici. Il luogo trasmette quella vibrazione che si sente solo entrando in campo. Quel brivido è tutto. Guardare le tribune e vedere la gente che canta, grida e applaude è una sensazione pazzesca. Pura adrenalina. Le vecchie mura poi, che fascino. Immaginate Liverpool senza Anfield, Manchester United senza Old Trafford o il mio Olympique de Marseille lontano dal Vélodrome. Impensabile. Tempo fa sono andato nel nuovo Maracanã di Rio, non ha nulla a che vedere con quello dove ebbi la fortuna di giocare una volta. Che fine ha fatto la torcida carioca?».
MC: Temiamo che nel calcio moderno non ci sia più spazio per il romanticismo.
EC: «Infatti sono anni che non metto piede in un grande stadio, mi annoio. Se ci torno è per vedere le squadrette di dilettanti che giocano in un vecchio stadio: brutto, sporco e cattivo».
(…)
MC: Anche uno come Kylian Mbappé si è espresso politicamente, in occasione delle ultime elezioni francesi...
EC: «Mbappé ha solo detto ai francesi di andare a votare. Specificando che fosse necessario fermare gli estremismi».
MC: Dopo i Mondiali in Qatar, da lei criticati, nel 2034 ci saranno quelli in Arabia Saudita. Il calcio va in quella direzione, chi lo ferma più?
EC: «Nessuno ed è inaudito. Non solo il football ha imboccato questa strada».
MC: Dica...
EC: «Il Comitato Olimpico ha deciso di organizzare i prossimi giochi asiatici sempre in quel Paese».
MC: E cosa c’è di male?
EC: «È una cazzata pazzesca, per il semplice fatto che stiamo parlando dei giochi… invernali! Costruiranno dei superchalet di montagna, manco fossimo in Alta Savoia. E rassicurano dicendo che sarà fatto tutto nel rispetto ambientale. Dove troveranno l’acqua per innevare tutto? Prepariamoci a scoprire la famosa “neve del deserto”».
MC: Lei ha dichiarato: “L’unica cosa di cui sono certo nella vita sono i miei dubbi”. Ne ha uno che l’assilla?
EC: «Alla soglia dei 60 anni riconosco di essere più sereno e tranquillo. Oggi cerco più che altro la libertà dai miei dubbi. Non esserne prigioniero. Inseguo i miei sogni, ci ho anche scritto una canzone: Freedom of the doubt, my only dream».
MC: Tornando al passato, si è mai pentito di avere detto di no a una squadra?
EC: «Si ricordi che sta parlando con Eric Cantona (sorride, ndr). Ho indossato la maglia delle più forti squadre al mondo. Però un sogno ce l’ho: giocare con Johan Cruijff ai tempi del Barcellona.
Per me ha rivoluzionato il calcio, come giocatore e allenatore. I blaugrana sono diventati campioni grazie a lui e ancora oggi il suo spirito aleggia nel club. Pep Guardiola è colui che meglio interpreta la filosofia di gioco dell’olandese. Vabbè però sono stato allenato da gente del calibro di Ferguson, Platini, Beckenbauer… non posso lamentarmi».
MC: Noi italiani non vediamo un futuro roseo per la nostra Nazionale.
EC: «Non vi accontentate mai, tre anni fa avete vinto un Europeo. Dovete ringraziare Roberto Mancini. E ne approfitto per ricordare l’amico Gianluca Vialli, che conobbi quando giocava al Chelsea. Un calciatore di puro talento e una splendida persona».
MC: Nel calcio basta avere talento?
EC: «È fondamentale averne, ma non basta. Non ha idea di quanti ragazzini che giocavano nelle strade di Marsiglia, considerati dei fenomeni, sono poi spariti. Sa qual è uno dei maggiori pericoli per i giovani calciatori?».
MC: La playstation?
EC: «Anche, ma attenti ai social: uno di quei ragazzi si sveglia la mattina e si accorge di avere 50mila nuovi “amici” e una schiera di ragazze pronte apparentemente a buttarsi ai suoi piedi. È fuffa. La realtà è un’altra».
MC: Oggi lei fa l’attore, il musicista e il testimonial. Per esempio è qui a Londra per la nuova Ford Capri . Possiamo dire che non si annoia mai?
EC: «Mi piace lavorare. A calcio giocavo anche per soldi, ma mi divertivo. Quando ho detto basta è perché non mi entusiasmava più. Cosa mi ha spinto ad accettare questo ruolo per Ford? La grande storia di questo marchio. Il fatto che Ford usi la mia immagine e io la sua: ci sfruttiamo a vicenda (ride, ndr). E poi sono un fan delle auto full electric, perché a me questo degrado del Pianeta fa paura»
MC: Quindi anche Cantona ha paura?
EC: «Sì, ma non lo scriva».
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