Paolo Tomaselli per il “Corriere della Sera”
Benvenuti in mare aperto. Se Massimiliano Allegri domenica ha detto che «si impara a nuotare solo tenendo la testa sotto», questo oceano celeste che attende all’Etihad Stadium la Juventus è subito l’esame più severo per fare le prime bracciate da squadra di nuovo adulta. Sono passati 101 giorni dalla finale di Berlino e i campioni d’Italia tornano in Champions apparentemente senza la carica giusta, dopo l’avvio inquietante in campionato.
I bianconeri hanno speso 137 milioni sul mercato ma sono ancora un cantiere aperto e davanti si trovano l’ostacolo più alto: il Manchester City, che di milioni ne ha investiti 230 (e dal 2010 sono 784), ma non ha mai superato gli ottavi di finale e sogna una partenza sprint come in Premier League.
«Ma la Coppa è tutta un’altra cosa» dicono in coro Allegri e il cileno Pellegrini, che fa sapere con aria noncurante che una delle sue stelle, l’argentino Aguero, non ci sarà. Ma fra il belga De Bruyne, lo spagnolo Silva e l’ex teppistello Sterling, il City ha uno dei reparti d’attacco più forti in circolazione col suo 4-2-3-1 tecnico e rapidissimo: quanto basta insomma per superare il complesso europeo.
E la Juve vicecampione in carica che fa? Per l’a.d. Marotta «non bisogna cullarsi sulle vittorie passate». Magari i bianconeri si sono adagiati soprattutto dopo la vittoria della Supercoppa. Ma Allegri non è d’accordo: «Assolutamente no, perché quella è stata una vittoria di carattere e non si poteva essere soddisfatti sul piano del gioco: se pensi di fare partite così in Europa o in campionato non vai avanti. Mentre l’anno scorso abbiamo meritato di arrivare in finale di Champions, sviluppando un calcio più europeo. Basarsi solo sul campionato italiano per la Juve è molto riduttivo. L’ambizione dev’essere quella di confermarsi tra le prime otto d’Europa, giocando molto bene a calcio».
Farlo qui e adesso non sarà facile. Ma Allegri ripete tre volte «in questo momento» , per far capire che lo snodo è già arrivato: «In questo momento bisogna invertire la tendenza per far crescere l’autostima. Nel calcio con un risultato positivo una squadra diventa più forte e tutto si vede in un altro modo. Ma per ottenerlo ci vogliono intensità, coraggio e tecnica».
Ci vuole anche una formazione capace di coniugare certezze e innovazione dopo il pareggio stentato col Chievo (col 4-3-1-2) e le sconfitte con Udinese e Roma (col 3-5-2). Allegri dà qualche indizio, ma con pochi allenamenti a gruppo completo anche lui deve osare qualcosa: l’esordio assoluto del francese Lemina come mezzala destra potrebbe essere la novità della serata.
Hernanes ha già fatto il regista al posto di Marchisio (fuori un altro mese) nel secondo tempo contro il Chievo e da lì dovrebbe ripartire, magari nel 3-5-2 di conserva, con la M2 Morata-Mandzukic in attacco e Cuadrado arma impropria da utilizzare a partita in corso come contro il Chievo.
«Avremo possibilità di trovare spazi, di giocare una partita completamente diversa dal campionato — prevede Allegri —. È un test importante per vedere a che livello siamo in Europa. Di sicuro dobbiamo migliorare, ma non sappiamo dove possiamo arrivare. La canzone diceva “lo scopriremo solo vivendo” — dice il tecnico sulla scia di Buffon —. Noi lo scopriremo solo giocando». Tu chiamale, se vuoi, lezioni di nuoto.