Immobile e la moglie insultati per strada a Roma, anche davanti al figlio di 4 anni. Lo scrive l’edizione romana di Repubblica.
In tanti gli stanno esprimendo solidarietà, affetto e vicinanza per gli attacchi social che sta ricevendo dopo le dimissioni di Sarri, ma la situazione ambientale per Ciro Immobile resta complicata. Il capitano- goleador, 206 reti con la Lazio ( è il capocannoniere all- time della società), ha subito pesanti aggressioni verbali in questi giorni: è successo (anche) mercoledì mentre era in auto con il figlio Mattia, 4 anni e mezzo, nel quartiere Fleming. Un uomo è sceso dalla macchina e lo ha insultato, nonostante la presenza del piccolo. Stessa cosa è accaduta ieri alla moglie Jessica.
Insomma la situazione sta tracimando pericolosamente: non è più qualcosa di circoscritto agli haters dei social o sul web o nelle radio, adesso addirittura Immobile e la moglie subiscono attacchi e ricevono minacce per strada, in giro, mentre sono con i loro figli.
E mai Ciro avrebbe pensato di vivere una cosa del genere da parte dei tifosi della Lazio, anche se i suoi “ contestatori” restano una minoranza, alimentata dalla dichiarazione di Lotito al Tg1: «Sarri è stato tradito dai comportamenti striscianti di alcune persone. Ora per la squadra non ci sono più alibi » . Il presidente in pratica ha scaricato sul gruppo, in particolare sui senatori, la responsabilità del fallimento in campionato.
LOTITO NON CITA IMMOBILE MA PARLA DI TRADIMENTO
«Sarri è stato tradito. Il suo addio di Sarri non era nell’aria, è stato un fulmine in ciel sereno. Ero in commissione finanza, e qualcuno mi ha chiesto: ma hai esonerato Sarri? Chi, io? No! È stato tradito dai comportamenti di alcune persone. C’è qualcosa di strisciante interno al gruppo. Una squadra che batte al Bayern Monaco e che perde contro l’Udinese, e non solo con l’Udinese… fatevi una domanda, e datevi una risposta. Martusciello? Non c’è una scadenza temporale. Toto Nomi? Non siamo Rischiatutto. La squadra ha bisogno di un allenatore che utilizzi bastone e carota. La squadra è arbitro di se stessa, non ha più alibi per scaricare su altri le responsabilità”.
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