Giampiero Mughini è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format "I lunatici", condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta dal lunedì al venerdì notte dalla mezzanotte alle sei, anche su Rai 2 tra la mezzanotte e trenta e le due circa.
Il giornalista ha raccontato un po' di se: "Vengo da una famiglia di borghesia impoverita, questo non ha reso le cose facile. I miei genitori e questo non rendeva le cose bellissime. Da piccolo ero timido e mingherlino. Poi per fortuna lo sport, che ho fatto molto seriamente, mi ha cambiato.
Mi ha dato molta sicurezza. Poi è venuto il resto, l'università, l'impegno culturale. A 13, 14 anni, ero la timidezza fatta persona. Venivo da una famiglia di borghesia disagiata, ero mingherlino, era umano che fossi timido. Lo sport mi ha insegnato che tutto è una competizione. A scuola? Ero abbastanza buono e bravo, ma negli anni in cui lo sport mi aveva preso molto, sono andato maluccio. Sono tornato a livelli non buoni, ma buonissimi, all'università".
Su una fase complicata della sua vita: "Ho passato un momento brutto alcuni anni fa. Ero andato in pensione, uscito dal mondo dei giornali, a un certo punto non ho avuto alcuna collaborazione professionale sui giornali. Dal punto di vista generazionale avevo perduto i miei legami, ero stato un ragazzo di sinistra negli anni '60, con entusiasmi, illusioni e anche fesserie, nelle quali brevemente ho creduto. Poi da tutto questo mi sono allontanato, con un libro che si chiamava 'Compagni addio' e questa cosa l'ho pagata. Ho perso quei rapporti generazionali che erano dei rapporti primari. Aver fatto le stesse cose a 20 anni crea un rapporto di ferro. Quando quel legame si spezza, non viene sostituito da altro.
Quando sono arrivato a 70 anni per la prima volta ho sentito l'età. Mettendo insieme tutte queste cose ho vissuto un momento difficile che si è concretato in una crisi depressiva e per sei o sette mesi non sono riuscito a leggere un libro. Questo è un male oscuro di cui si comprende c'è una certa discrezione a parlare. Ne sono uscito via via, ho bruciato questa esperienza e ho ricominciato la vita normale forte di una esperienza ulteriore. Veramente è una condizione che è molto difficile da capire anche per chi ti è accanto. La mia compagna, la donna con cui vivo da 30 anni, al mattino si sentiva da me la richiesta di fare un caffè, perché io proprio non ce lo facevo a farlo. E non capiva. Cosa mi fa paura se penso al futuro? La perdita della lucidità".
Su un periodo particolarmente felice: "Negli anni ce ne sono stati diversi. Momenti in cui tanto il lavoro quanto la situazione pubblica erano molto favorevoli. Questo per me è un momento positivo, è come se mi venisse riconosciuto che io sono stato una persona perbene negli anni, che sono stato uno degli intellettuali più liberi e indipendenti che ci sono stati in Italia e questo mi pare che in questo momento mi venga riconosciuto".
Sul rapporto con le donne: "Tutto quello che io so della vita l'ho imparato dal mio rapporto con le donne. Rapporti che sono a volte belli, a volte dolorosi, aspri. Il tradimento? Ho tradito, certo, come tutti. Poi ogni volta bisogna capire il perché, l'entità, la natura di quel tradimento. Se sono stato tradito? Rispondo che l'unica donna che non mi ha mai tradito è la Juventus".
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