Angelo Di Marino per La Stampa - Estratti
Un fenomeno tra i fenomeni. Julio Velasco, 72 anni, è a Parigi con lo spirito di chi le ha vissute tutte ma ha ancora voglia di viverne tante altre. Il filosofo della pallavolo non dice di voler vincere le Olimpiadi, anzi. Sa benissimo però di avere tra le mani la Nazionale femminile più in forma del lotto, come conferma il trionfo in Nations League. Domenica si parte con Italia-Repubblica Dominicana. Ci siamo, ecco i Giochi... «È un onore ma è anche un onere, soprattutto un privilegio».
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Avete appena vinto la Vnl, vi temono tutti.
«Siamo messi bene, la vittoria nella Nations League ci dà molta consapevolezza però in Italia tutte le volte che si vince sarebbe meglio perdere».
In che senso?
«Meglio andare alle Olimpiadi dopo aver perso».
Si potrebbe obiettare.
«Non c'è niente da fare: è così per Sinner, è così per noi. Quando vinci, i giornali vanno giù con titoli del tipo "Andiamo per l'oro", "Sinner il migliore del mondo", "Egonu imbattibile"...».
Mica sarà una colpa?
«L'effetto però è devastante. Crea una pressione che non è gradita, almeno da me. So benissimo che una delle cose più difficili da gestire è l'obbligatorietà di vincere. Se lo ricorda Djokovic nell'ultima Olimpiade a Tokyo? Tutti dicevano che avrebbe preso l'oro con i racchettoni e invece è tornato a casa a bocca asciutta».
D'accordo, meglio stare sotto traccia.
«La mia preoccupazione è che, malgrado lo abbia detto in tutte le salse, è assolutamente inutile. Abbiamo appena vinto la Vnl e tutti parlano dell'oro alle Olimpiadi. Una pressione che non ci voleva».
Pressione da gestire, lavoro in più da fare per lei.
«Certo, ci si lavora sopra ma anche Djokovic ci avrà lavorato.
Non c'è niente da fare, è parte della cultura del popolo. E così mi inc... tutte le volte».
Contromosse?
«L'unica cosa è che non leggano nulla ma è impossibile. Sono giovani, sono sui social.
Hanno il diritto costituzionale di starci (ride, ndr), ci mancherebbe».
Dopo questo spot per i social, guardiamo al campo. C'è la Repubblica Dominicana, teme cali di tensione?
«Non è solo un problema di cali di tensione. All'ultimo Mondiale di calcio, l'Argentina ha perso con l'Arabia Saudita, mica con la Germania. Lo sport è questo, però si vuole trasformarlo seguendo il principio "chi è forte vince". Non succede sempre».
Ma stavolta potrebbe succedere.
«Sono sei partite da giocare tutte al massimo, senza fare calcoli. Come ai Mondiali».
Il presidente Mattarella è un vostro grande tifoso.
«Il Presidente ha una nipote che gioca a pallavolo. Non è l'unico motivo magari per cui ci è così vicino. Da nonno lo capisco benissimo. C'è tanta gente che ha un figlio che gioca, un fratello medico che cura la squadra del paese. È questo che rende popolare il nostro sport».
Lei ha ridisegnato la gerarchia tra titolari e riserve. Semplice ma efficace.
«Credo che in generale sia giusto così. I dubbi ce li hanno al bar i tanti cittì che abbiamo in Italia, quelli che fanno il Fantacalcio per capirci».
Paola Egonu è più che mai una stella.
«La vedo benissimo, anche fuori dal campo con le compagne. Si è allenata bene, nella Vnl è stata la migliore di tutte anche per questo».
Sarà la protagonista dei Giochi?
«Mi pagano anche molto bene per parlare di gioco di squadra ma il 90 per cento delle persone invece non ci crede al gioco di squadra».
E quindi?
«Una squadra è una squadra, dove tutti sono importanti e poi c'è il fenomeno, viene da Rivera e Mazzola. Alla fine ci si rivede nei singoli e Paola Egonu è perfetta finché non sbaglia una palla come col Brasile due anni fa e a quel punto chi la metteva sul piedistallo la massacrò».
Giù le mani dai fenomeni.
«Cercherò di difenderla come posso, si vince e si perde insieme. Non per una palla, non per una giocatrice. Sa cos'è? È colpa del web».
julio velasco julio velasco egonu velasco egonu velasco julio velasco julio velasco
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