silvio berlusconi adriano galliani
L’ad del Monza Adriano Galliani ha parlato della rinascita del club col neo-tecnico Alessandro Nesta e del ricordo di Silvio Berlusconi. La sua intervista alla Gazzetta dello Sport.
Galliani: «Sono 49 anni che tento di capire come va il calcio. Nesta al Monza? Ha uno stile di gioco più vicino a Palladino»
Da colonna del grande Milan a guida del Monza: come spiega la scelta del nuovo allenatore?
«Romanticherie a parte, c’è una ragione tecnica prioritaria. Avevamo una short list di candidati e per ognuno abbiamo fatto delle valutazioni specifiche: Nesta era quello con lo stile di gioco più vicino a Palladino. E dato che abbiamo una squadra che da due anni gioca in un certo modo e che conserverà la sua ossatura anche nella prossima stagione, abbiamo voluto dare continuità.
Conosco Nesta da più di dieci anni, la stima e l’affetto hanno avuto un loro peso ma sono stati secondari. Il primo motivo, ripeto, è stato tecnico. Sono stati bravi François Modesto e Michele Franco, riferimenti dell’area tecnica, oltre ai nostri match analyst: mi hanno proposto degli studi approfonditissimi. Scegliere a quel punto è stato ancora più facile».
silvio berlusconi fedele confalonieri adriano galliani alle bermuda nel 1995
Obiettivi per la vostra stagione?
«Non amo fare pronostici: ho vissuto il mio primo campionato da dirigente e comproprietario del Monza nel 1975-76. Da 49 anni a questa parte non ho ancora capito come va il calcio, di nuovo aveva ragione il mio maestro Berlusconi: ha misteri gaudiosi e dolorosi uguali alla religione.
Nei 31 anni al Milan è successo di credere di avere una squadra fortissima e arrivare noni, o pensare di essere più deboli e vincere la Champions. Ho alle spalle i primi dieci anni di Monza, dal 1975-‘76 all’86 quando iniziò la lunga storia con il Milan di Berlusconi: abbiamo saltato solo la stagione 2017-18 per la cessione del club. Questo è il settimo campionato dal ritorno a Monza: Silvio prese la squadra in C e ora siamo al terzo anno consecutivo in A, è meraviglioso. Il Monza è una delle grandi cose che ha fatto il presidente nella sua vita».
La società resterà della famiglia?
Galliani: «Non c’è nessuna trattativa di cessione. Teoricamente il club potrebbe essere anche venduto ma a persone o gruppi che tengano alto il vessillo biancorosso. E’ ciò che desidera la famiglia Berlusconi, sa come l’ultima grande gioia sportiva di Silvio sia stata la promozione del Monza in A».
Continua a battersi per la Serie A a 20 squadre?
Galliani: «Assolutamente sì. Si parla di calendario affollato ma il campionato ha lo stesso format da vent’anni, sono le coppe europee che hanno aumentato gli impegni. Una previsione la faccio: le prime dieci squadre classificate del 2023-2024 saranno nelle prime dieci posizioni anche alla fine della prossima stagione. Noi siamo tra le altre 10: una volta siamo arrivati primi nella classifica di destra, una volta secondi. Che non vuol dire non porsi obiettivi più ambiziosi ma serve anche essere realisti: la Serie A a 18 squadre di fatto riduce il gruppo di chi lotta per la salvezza da dieci a otto. Le altre, specie quelle che giocano le coppe, sono in più avvantaggiate dai ricavi dei diritti tv internazionali: i broadcaster investono nei diritti europei, a discapito di quelli nazionali e quindi delle squadre che giocano solo il campionato».
Dispiaciuto che a lasciare sia stato Palladino?
«Il contrario, sono orgoglioso. Di lui, come di Carlos Augusto all’Inter o per Di Gregorio alla Juve. Raffaele ha scelto una squadra che gioca le coppe europee ed è stata una decisione legittima, io l’ho corteggiato e sperato rimanesse ma i rapporti restano affettuosissimi. Si è comportato bene con noi, poteva andarsene un anno fa e invece ha rispettato la parola data a me e Berlusconi. Non ha fatto nessuno sgarbo al Monza».