Massimiliano Gallo per ilnapolista.it
Il sistema mediatico-informativo oggi segue lo schema che potremmo definire pigro, per non dire supino. I protagonisti dettano l’agenda e i media fondamentalmente si limitano a fare da cassa di risonanza. Per cui un attore della vita pubblica bene o male può dire quello che gli pare e ritrovare le sue parole equiparate a notizie.
È quel che è accaduto con l’ultima esternazione di Aurelio De Laurentiis che dall’oggi al domani ha annunciato che no, non perderà più tempo ad attendere la ristrutturazione dello stadio Maradona, ma ne farà uno nuovo – tutto suo, con soldi solo suoi – per di più a Bagnoli.
Dove, è bene chiarirlo, siamo più o meno nelle stesse condizioni in cui eravamo nel 2004, vent’anni fa, quando Napoli concorse alle finali di Coppa America di vela. Anche allora Bagnoli era un guscio vuoto. Bassolino e i suoi provarono a vendere il panorama, la location, insomma il solito, più progetti vari: ricordiamo persino un farfallario che sarebbe dovuto sorgere lì. Le farfalle stanno ancora aspettando. Finì che la finale si disputò a Valencia dove in vent’anni la città è stata trasformata. Qua si discute ancora della colmata a mare (qui un’altra testimonianza dell’infinito dibattito).
È una minaccia (blanda) per lo stadio Maradona
In un simile contesto di immobilismo, De Laurentiis prende la parola e annuncia che nell’estate del 2027 ci sarà l’inaugurazione dello stadio da 60mila spettatori. Inaugurazione hollywoodiana, i tifosi arriveranno via mare. Ovviamente anche i bambini hanno capito che la questione resta sempre lo stadio Maradona. De Laurentiis prova a forzare la mano del Comune con la minaccia (che di concreto non ha nulla) di realizzare lo stadio altrove.
Il problema è reale: senza le partite del Napoli, lo stadio Maradona non avrebbe senso, varrebbe persino la pena abbatterlo se vivessimo in un Paese in grado di progettare e costruire senza attendere tempi biblici. De Laurentiis sa di avere il coltello dalla parte del manico e prova a fare la voce grossa. Il punto è che la sua minaccia stavolta rischia di non fare nemmeno il solletico. La premessa per l’ipotetico stadio sarebbe il completamento della bonifica entro diciotto mesi.
Affermazione poco credibile in una città (e in un Paese) che attende da oltre vent’anni. Evitiamo qui persino di immaginare l’infinita discussione che nascerebbe visto che De Laurentiis – sempre nella sua fantasiosa idea – trasferirebbe lì anche il centro sportivo mai nato (come il bambino della lettera di Oriana Fallaci). Ipotecherebbe una discreta fetta dell’area. Ci sarebbe una sollevazione: ambientalisti, associazioni, consumatori, mamme anti qualcosa. Ci fermiamo qui. Senza dimenticare dettagli “insignificanti” (siamo ironici): è zona sismica, altamente sismica, e a Bagnoli arriva una e una sola strada.
La realtà è che si tratta di una battaglia di posizionamento per la concessione dello stadio di Fuorigrotta. Ovviamente sarebbe affascinante lo stadio a Bagnoli. Pensate, sul Napolista, di uno stadio a Bagnoli scrivemmo il 29 febbraio 2012, dodici anni fa. In uno dei tanti momenti inutili in cui la città si fermò a dibattere del nulla. Oggi, rispetto ad allora, una delle poche cose che sono cambiate è che ci sarebbe il rischio di ritrovarci un murales di Jorit pure sul nuovo stadio.
È un escamotage che utilizziamo per tirare un sospiro di sollievo quando – molto presto – capiremo che era tutto un pour parler, un modo per perdere tempo e posizionarsi in vista delle prossime battaglie. Come abbiamo scritto nel titolo, è più probabile che il Napoli vinca la Champions anziché ritrovarsi nell’estate del 2027 all’inaugurazione del nuovo stadio del Calcio Napoli.
stadio maradona aurelio de laurentiis