Maurizio Crosetti per “la Repubblica” - Estratti
michel platini infantino ceferin
Michel Platini è in forma, ha perso qualche chilo e sorride molto. Non si può dire se sia un uomo felice («Da dieci anni mi hanno tolto il calcio, non è facile»), ma di certo non dimentica gli amici. Come Massimo Mauro, suo vecchio compagno juventino, che insieme a Luca Vialli creò una fondazione per sostenere chi è malato, e che da 19 anni organizza un torneo benefico di golf sui campi dei Roveri, dentro il parco reale della Mandria (e dove se no, le roi?)
Ieri, Platini è venuto a giocarci, e ha contribuito all'acquisto di un'apparecchiatura endoscopica contro i tumori al pancreas, il male che uccise Vialli.
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Con lei presidente, un giorno?
«No davvero, non mi è mai stato chiesto e comunque sono vecchio, non ho più voglia di rientrare da solo. Al limite, potrei dare una mano a qualche amico».
Non le viene mai voglia di tornare davvero? Le istituzioni mondiali del calcio la fecero fuori, ma dalle accuse è stato assolto completamente.
«Tutto finito: mi resta l'ingiustizia subita e me la tengo. Conosco i dirigenti di ieri e di oggi, tutti uguali, Ceferin e Infantino sono niente, pensano solo ai soldi. Hanno creato una nuova Champions League stupida, troppe partite. Io volevo che il governo del calcio fosse affidato ai calciatori, a chi ne sa davvero».
C'è ancora tempo?
michel platini gianni infantino
«Non lo so, me lo auguro. Come giocatore, allenatore e dirigente ho sempre cercato di fare bene, di aumentare il divertimento nel football e la base di chi lo pratica. Oggi, questo sport è in mano a dirigenti senza storia e ad allenatori fissati con la tattica. Invece, bisogna dare il pallone a un bambino come diedero un pianoforte a Mozart».
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Cosa le ricorda questa città?
«Cinque anni meravigliosi, tanti amici e molte ragioni per tornarci. Per esempio la Juventus, Massimo Mauro, Luca Vialli».
Pensa che Thiago Motta sia l'uomo giusto per ripartire?
«Come tecnico ne so poco, come giocatore era molto forte. Questo, comunque, è il tempo di risanare, non di sognare. Per comprare servono soldi, e tutti ormai costano troppo».
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michel platini gianni infantino
Sulle maniche della maglia di chi gioca in Champions, c'è ancora la scritta "Respect": la volle lei, come presidente Uefa.
«Spero non sia l'unica cosa che resta di Michel Platini. E spero che ci sia sempre autentico rispetto dell'avversario, non solo a parole».
Ha visto? Forse la Super League la faranno davvero.
«Mi sembra un male inevitabile, però è importante che i giudici europei abbiano stabilito che non potrà organizzarla una lega privata. Chi comanda vuole giocare da solo, ma questo non è calcio».
Il nostro lo segue? Le piace?
«Siete tornati forti a livello di club, l'Atalanta mi piace molto, anche il Bologna ha fatto benissimo, invece la vostra Nazionale è fuori da due mondiali, anche se a sorpresa avete vinto l'Europeo».
E il prossimo, chi lo vince?
michel platini gianni infantino
«Da quello che vedo da casa mia, Cassis, un posto piccolo e lontano, mi sembra che Francia, Portogallo e Inghilterra abbiano qualcosa in più».
L'ha divertita la finale di Champions?
«Eh, tanto alla fine vince sempre Ancelotti. Forse perché è bravo, voi che dite? Però non credo che vincerebbe la Champions League se, invece del Real Madrid, guidasse il Nancy».
Nascerà mai un altro Platini?
«Tutto cambia, tutto passa, anche se dentro di noi ci sembra di avere sempre vent'anni. Eravamo ragazzini di strada, a differenza dei giovani giocatori di oggi che sono formati in ogni dettaglio, addestrati alla perfezione, però a me sembrano tutti uguali.
Non dico che non si giochi bene, ma forse alcuni tra noi erano meno prevedibili. Bisogna sempre credere nel talento puro. Inoltre, la mia generazione rispettava i contratti, adesso invece quei fogli di carta non contano niente».
Platini, tra qualche settimana saranno 69 anni. Quasi tempo di bilanci?
«Non gioco da 45 anni, non alleno da 40 e sono fuori da 10, anche se attendo sempre la riabilitazione sportiva. Non posso lamentarmi, da pensionato. Capita di pensare più spesso a chi non c'è più, a Vialli, ma anche a Paolo Rossi e Scirea, persone indimenticabili. Chissà, forse invecchiare è proprio questo. Però la mia mamma mi diceva che non bisogna avere paura di niente, perché la morte è solo una parte della vita».