Massimo Gramellini per il Corriere della Sera - Estratti
Vorrei rassicurare gli amici del bar sport: secondo i più aggiornati studi scientifici, tra le cause della tonsillite non risultano esservi né le fidanzate russe né la residenza a Montecarlo. Anche Djokovic abita lì, ma le rare volte in cui gli è venuta una tonsillite, è stata la tonsillite a darsela a gambe in preda al terrore. Ci sta che un medico, vedendo le placche in gola, prescriva qualche giorno di riposo.
Ma davvero Sinner non poteva giocare il primo turno all'Olimpiade imbottito di antibiotici, presumibilmente contro un avversario abbordabile, per poi recuperare la salute nel corso del torneo? O partecipare solo a quello di doppio, fisicamente meno dispendioso, dove lui e Musetti erano i favoriti per l’oro?
Qualche maligno ha ritirato in ballo la storia dello scarso attaccamento al tricolore, ma, se non per la patria, Jannik sarebbe dovuto andare a Parigi almeno per gli sponsor: chissà che fine farà, adesso, la (esagerata) sfilza di spot televisivi di cui è protagonista. E allora perché è rimasto a letto?
Ognuno, qui al bar sport, ha la sua teoria. La mia è che Sinner, come tutti i talenti più costruiti che naturali, pensi di funzionare solo quando la macchina del suo corpo risponde alla perfezione. La minima crepa basta a fargli perdere certezze e a indurlo alla resa.
Invece, nel Grande Slam della vita, si diventa grandi «nonostante». Le imprese che ricordiamo con più piacere sono quelle che abbiamo compiuto quando la logica ci suggeriva di rinunciarvi.
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