Fabrizio Roncone per il Corriere della Sera
Sentite, è un po’ complicata da scrivere.
Ma è una sensazione precisa. Questa: visti dal vivo, qui, adesso, sul prato dell’Olympiastadion, mentre indugiano prima di uscire, e si danno pacche, e si soffiano frasi tenendo la mano sulla bocca, osservati attentamente, ecco, gli azzurri paiono come sollevati.
(...)
Ma andiamo subito al nocciolo: Luciano Spalletti ha colpe? Sì, certo, per forza. Va bene: quali? Bisogna spiegarla così: il cittì ha un’alta considerazione di sé, e la merita (o meritava, obietterà qualcuno). Comunque: quando arriva alla guida della Nazionale si accorge di avere a disposizione un materiale umano a dir poco modesto. Non ha giocatori di rango internazionale (a parte Donnarumma). Non ha uomini di personalità ed esperienza. Non ha fantasisti. Non ha centravanti.
Deve scegliere tra quel pochissimo che offre il nostro campionato. Però invece di immaginare una squadra che giochi un calcio semplice, accessibile, dignitoso, decide che la strada migliore sia quella di metterci del suo. Cioè, più o meno, pensa: questi ragazzi li miglioro con le mie visioni. Non è presunzione: è Spalletti. Walter Sabatini, amandolo, sostiene che è un «dirimpettaio della follia».
Perché il calcio di Spalletti è sempre stato un meraviglioso miscuglio di puro genio tattico e di pignoleria prossima all’ossessione. Così, arrivati in Germania, lui ha cominciato a spiegarci il suo «calcio perimetrale», che poi doveva diventare «relazionale». Noi cronisti, francamente, ci abbiamo capito poco. Il guaio, enorme, è che non l’hanno capito nemmeno i suoi calciatori (per insegnare certi schemi occorrono esercitazioni quotidiane, e mesi di sedute psicologiche).
La partita contro l’Albania è stato un colossale equivoco. La Spagna, poi, ci ha preso a pallate. Con la Croazia soffriamo fino al minuto 98’, quando entra Zaccagni, che la butta dentro. Zaccagni, a quel punto, viene descritto in qualche titolo generoso come un incrocio tra Bruno Conti e Claudio Sala: ma è Zaccagni. Spalletti, contro gli svizzeri, gli preferisce addirittura El Shaarawy, che nella Roma fa la riserva. Cambiando, di nuovo, formazione e schemi. Stavolta dovrebbe essere un 4-3-3 piuttosto scolastico, però fatichiamo in modo spaventoso.
Chiudiamo, sotto di un gol, forse il peggior primo tempo mai giocato dagli azzurri negli ultimi cinquanta anni. Sono quasi solo appunti della memoria. È tutto talmente brutto che resta impresso. Di Lorenzo, imbarazzante. Scamacca, irritante. Loro hanno questo Xhaka, che è un ottimo regista: ma sembra Schiaffino, tra Barella (male male) e Fagioli. Che gioca al posto di Jorginho. Diciamo che, vedendolo in azione, resta piuttosto incomprensibile il motivo per cui sia stato convocato, nonostante avesse ancora addosso il tanfo di una squalifica, e non giocasse da sette mesi.
Ma siamo al pettegolezzo.
La verità è che i nostri,anche per tutta la ripresa, faticano in modo oscuro, quasi irrazionale, sbagliando raddoppi, diagonali, in uscita perdiamo palloni assurdi e allora s’intuisce che non solo hanno un problema di autostima (comprensibile, dopo che hai visto da vicino gente tipo Rodri, Yamal, Modric), ma che sono come confusi, stanchi di testa. Il ritiro blindato imposto da Spalletti — e qui, probabilmente, c’è un altro suo grave errore di valutazione — li ha precipitati in una condizione di pura claustrofobia.
L’arbitro che fischia la fine li porta fuori da un incubo. I loro sguardi sollevati, di cui parlavo all’inizio del pezzo, si spiegano così.
Certo, poi resta tanto ancora da spiegare.
Dov’è il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina? Che pensa di questo disastro, di questa nostra crisi abissale? Lo sa, presidente, che adesso è purtroppo anche legittimo farsi assalire dal dubbio che a Londra, tre anni fa, vincemmo solo per una generosa botta di benevolenza — chiamiamola così — del destino? Ma Gravina non parla. L’hanno visto andare via con il ministro per lo Sport, Andrea Abodi. Pure Spalletti ora va verso il pullman.
Gli azzurri sono già bordo. Con le cuffie alle orecchie e i loro nécessaire pieni di oli giapponesi e cremine antirughe. Solo una cosa, ragazzi: in vacanza — quando sarete alle Maldive e a Porto Cervo — ripensateci. E un po’ di vergogna, comunque, provatela.
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