“INNAFFIAMMO CON UN IDRANTE RITA PAVONE, IL MARITO TEDDY RENO VOLEVA 100 MILIONI DI DANNI” - EDDY OTTOZ, LEGGENDA DEI 110 OSTACOLI, COMPIE 80 ANNI - LA SFILATA IN MUTANDE ALLE UNIVERSIADI 1967 DAVANTI ALL’IMPERATORE DEL GIAPPONE, I GAVETTONI AI GIOCHI DEL 1968, IL RIFIUTO DEL CAVALIERATO: “FUI INVITATO A PRANZO DAL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SARAGAT. MI DISSE: “VOLEVO VEDERE IN FACCIA CHI HA RIFIUTATO LA CROCE DI CAVALIERE”. GLI SPIEGAI IL MOTIVO E COMMENTÒ: “SA CHE L’AVREI FATTO ANCH’IO?” – VIDEO

-

Condividi questo articolo


Flavio Vanetti per corriere.it - Estratti

 

rita pavone ottoz rita pavone ottoz

Eddy Ottoz, nome storico dell’atletica, re dei 110 ostacoli, di che cosa sono pieni gli 80 anni che compie domani 3 giugno?

«Sono pieni… di anni. Ma anche di gioie. Sono pessimista, come lo era mio padre, il bicchiere è sempre mezzo vuoto. Però il vantaggio è che le cattive notizie non mi sorprendono».

 

(...)

 

Che cosa si prova ad aver visto il proprio record battuto da un figlio, 26 anni dopo?

«Un senso di sollievo: quel primato era diventato un peso per tutti. Laurent ha avuto la fortuna e la disgrazia di dedicarsi alla disciplina del papà: avrebbe potuto avere una carriera migliore».

 

Lei, Ito Giani e Sergio Ottolina: una banda dedita alle burle. A Formia faceste credere che ci sarebbe stato uno show di parà, con atterraggi sul campo del Centro di Preparazione Olimpica.

eddy ottoz56 eddy ottoz56

«Era l’1 di aprile… Alle 14 affluì la gente, il direttore si barricò in ufficio. Giani si vestì da militare e prese un megafono, Ottolina indossò un costume da bagno del 1800, Wurzer si spacciò per giornalista. Si unì pure Panatta… Alle 16 il cielo si coprì: annunciammo il rinvio dello show. Ma l’aeroporto di Pratica di Mare era vicino e arrivò un aereo. Prendemmo una scala, Ottolina salì e saltò con un ombrello aperto dentro un cerchio definito dalla carta igienica. Il pubblico voleva menarci».

 

Dopo i Giochi del Messico avevate progettato un raid in moto di due mesi per gli Usa: Easy Rider all’italiana…

eddy ottoz eddy ottoz

«Carlo Laverda era in Nazionale. A Breganze la famiglia costruiva moto: ne acquistammo una rossa, una bianca e una verde, il Coni ce le spedì. Ma ci furono due intoppi. Io avrei dovuto sposarmi con Lyana Calvesi, figlia di Sandro, mio allenatore: volevo farlo in Messico dopo il tour, ma il futuro suocero mi disse “col cavolo”. Giani, invece, si era scordato del servizio militare. Provò a rinviare, ricevette un “col cavolo” pure lui».

 

Quindi il raid lo fece solo Ottolina.

«Ma io accompagnai Ito fino a New York, risalendo dalla Florida e lottando con tempi strettissimi. Margarita De Anda, una volontaria, ci invitò ad andare, a Queretaro, in un ristorante. Arrivammo con le tute sporche e piene di moscerini: nel locale erano in giacca e cravatta. Scoprimmo che Margarita era la padrona ed era figlia di un ministro».

 

Ci fu anche un guaio con la moto.

laurent ottoz laurent ottoz

«In Texas. Mi avevano messo zucchero nel serbatoio, la Laverda si piantò. Trovai un’officina che poteva aggiustarla e in Italia appresi che fu uno scherzo di Giovanni Cornacchia per vendicare Gianni Del Buono. Il motivo? Scattavo foto al villaggio olimpico e spedivo i rullini a Roma. Aldo Durazzi sviluppava e vendeva ai giornali: io prendevo il 50%.

 

Ci fu una vicenda dopo la quale Donata Govoni finì in lacrime e Del Buono la consolò tenendola sulle ginocchia. Feci anche quella foto. Sul giornale il titolo fu: “Idillio al villaggio”. La fidanzata di Del Buono lo mollò con un telegramma, Cornacchia lo vendicò sabotandomi la moto».

 

Il bronzo olimpico avrebbe potuto essere qualcosa di più?

«Sì e no. Sandro Calvesi era in guerra con la Fidal e non era lì. Dovetti arrangiarmi. Partii a palla, osando il giusto: se avessi controllato, sarei finito quinto; se avessi forzato forse avrei vinto, ma avrei anche rischiato il disastro. Andò bene così».

 

Invece nel 1964 a Tokyo si era ritrovato con gli occhiali bagnati. Arrivò quarto: la medaglia di legno è dura da accettare?

eddy ottoz 38 eddy ottoz 38

«La medaglia di legno è espressione coniata da chi non ha mai preso nemmeno quella di marmellata. Io ero sconosciuto, ma una chance c’era. A patto di avere gli occhiali: invece li dovetti togliere, corsi… a memoria».

 

Sempre in Giappone, alle Universiadi 1967, sfilaste in mutande davanti all’Imperatore.

«Nel tunnel verso lo stadio ci levammo i pantaloni e li riponemmo su un braccio. Davanti alla tribuna d’onore ci girammo con fare marziale, lanciando un coretto irripetibile per Primo Nebiolo. Tramite l’interprete, Nebiolo spiegò all’Imperatore che avevamo fatto un rito risalente al 1200, pensato per lui».

 

Ai Giochi 1968 lanciaste la moda dei gavettoni.

«La lavanderia usava sacchi adatti a essere riempiti d’acqua. Salivamo sul terrazzo della palazzina, uno stava a cavalcioni del bordo, un altro lo teneva per una gamba e gli passava il gavettone, un terzo gestiva il lancio da una scala: il sacco doveva cadere davanti alla vittima. Tanti ci imitarono, ma i polacchi furono presi a sassate dai giamaicani e gli australiani ebbero le bici sfasciate da un pesista inglese che avevano ferito».

 

Voi a momenti accoppavate il ginnasta Franco Menichelli, oro a Tokyo.

«Sulla vicenda Menichelli io non c’entravo. Andò comunque così. Ci impedirono di usare le buste della lavanderia, rimediammo con i sacchetti delle scarpette da corsa, pesanti una volta pieni d’acqua. Con Menichelli sbagliarono mira: colpito in testa. Si riprese, ma in gara si ruppe un tendine d’Achille. Fu la nostra salvezza: se avesse perso avrebbero dato la colpa al gavettone».

 

Rita Pavone fu invece innaffiata con un idrante.

giuseppe saragat giuseppe saragat

«Venne a trovarci in vista di uno spettacolo. Ottolina si era appollaiato su una pianta e quando lei transitò la infradiciò. Panico generale, la asciugammo in infermeria. Arrivò Ferruccio Ricordi, in arte Teddy Reno, suo marito, e urlò un tremendo “vi ammazzo tutti, vi chiedo 100 milioni di danni”. Ma Rita poté cantare: rimanemmo amici».

 

Il secondo oro europeo, nel 1969 ad Atene, nacque da una sconfitta all’Arena?

«Sì. Dopo i Giochi 1968 avevo smesso e lavoravo. Ero a Milano, decisi di seguire la “Pasqua dell’atleta”. Scoprii dai manifesti… di essere iscritto. Accettai di correre, facendomi prestare tutto. Ero in testa, poi mi piantai e mi arrabbiai. Telefonai a mia moglie: “Prepara la valigia, torno a Formia”. Andai pure negli Usa ad allenarmi e ad Atene vinsi. Però rimediai un infortunio. Scesi male dall’ultimo ostacolo, tagliai per miracolo il traguardo: oro con distorsione del ginocchio sinistro. Fui portato in trionfo, ma urlavo. L’ultima mia gara è stata comunque la più bella».

 

eddy ottoz 33 eddy ottoz 33

Giordano Bruno Fabjan, segretario generale del Coni, andò in pensione e le scrisse: «Avrei dovuto punirla di più, ma con lei mi sono divertito».

«Prendevo una multa al giorno e mi ero complicato la vita perché avevo respinto la Croce di Cavaliere. Quando fu data a una squadra di calcio l’avevano assegnata pure ai massaggiatori. Mi pareva uno svilimento. Quindi il giorno in cui la diedero a me, la resi».

 

Come andò a finire?

«Fui invitato a pranzo dal presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat. Mi disse: “Volevo vedere in faccia chi ha rifiutato la Croce di Cavaliere”. Gli spiegai il motivo e commentò: “Sa che l’avrei fatto anch’io?».

 

Lei ha avuto anche esperienze in politica.

«Sono stato in Consiglio Regionale, con l’Union Valdotaine. Due volte primo degli esclusi, ma la prima entrai perché il presidente fu dichiarato inelegibile e la seconda per la nomina a senatore di un consigliere. Sempre nella seconda occasione, passai a Forza Italia. Imitai il Brecht di “Madre Coraggio e i suoi figli”: “Ci sedemmo dalla parte del torto perché gli altri posti erano occupati”».

eddy ottoz 10 eddy ottoz 10

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

SULLA RAI ELLY NON SI È FATTA INFINOCCHIARE – IL MOTIVO CHE HA SPINTO SCHLEIN ALL’AVENTINO, OLTRE ALLA MANCATA RIFORMA DELLA GOVERNANCE DI VIALE MAZZINI, RIGUARDA LO STATO DELL’ARTE DEL PD – IL DUPLEX BOCCIA-FRANCESCHINI PUNTAVA A PIAZZARE UN PRESIDENTE DI GARANZIA CHIAMATO GIOVANNI MINOLI. UN NOME SU CUI ERA STATO TROVATO UN ACCORDO CON GIORGIA MELONI, GRAZIE AI CONTATTI DEL MARITO DI NUNZIA DE GIROLAMO CON GIAMPAOLO ROSSI – MA LA SEGRETARIA MULTIGENDER SI È RIFIUTATA DI PRENDERSI IN CARICO UN “INAFFIDABILE” COME IL MULTI-TASKING MINOLI – IL PROBLEMA DI ELLY È CHE NON HA NESSUN UOMO DI FIDUCIA IN RAI. PIUTTOSTO CHE INFILARSI IN QUEL LABIRINTO PIENO DI TRAPPOLE, HA PREFERITO CHIAMARSI FUORI – LA MOSSA DI NARDELLA: HA LANCIATO LA SUA CORRENTE PER STOPPARE FRANCESCHINI, CHE PUNTA A PASSARE IL TESTIMONE ALLA MOGLIE, MICHELA DI BIASE...

DAGOREPORT - RICICCIANO LE VOCI SU UNA FUSIONE TRA RENAULT E STELLANTIS. MA QUESTA POTREBBE ESSERE LA VOLTA BUONA – E' MACRON CHE SOGNA L'OPERAZIONE PER CREARE UN COLOSSO EUROPEO DELL'AUTOMOTIVE (LO STATO FRANCESE È AZIONISTA DI ENTRAMBI I GRUPPI) E, CON IL GOVERNO DI DESTRA GUIDATO DA BARNIER, A PARIGI NESSUNO OSERA' OPPORSI - E JOHN ELKANN? NON GLI PARE IL VERO: SI LIBEREREBBE DI UNA "ZAVORRA" E POTREBBE VELEGGIARE VERSO NEW YORK O LONDRA, PER FARE QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE (E IN CUI È BRAVISSIMO): INVESTIMENTI E ACQUISIZIONI TRA LUSSO E TECH. TOLTASI DAI COJONI L'EX FIAT, NON AVREBBE PIÙ RAGIONE DI TENERSI “REPUBBLICA” E “STAMPA" E LE FAIDE CON IL COMITATO DI REDAZIONE

È ARRIVATA L’ORA DI PIER SILVIO? SEGNATEVI QUESTA DATA SUL CALENDARIO: APRILE 2025. POTREBBE ESSERE IL MOMENTO DELLA DISCESA IN CAMPO DI BERLUSCONI JR – “PIER DUDI” POTREBBE APPROFITTARE DI UNA SCONFITTA DEL CENTRODESTRA AL REFERENDUM SULL’AUTONOMIA PER RIPERCORRERE LE ORME DEL PADRE: METTERE IN PIEDI UNA NUOVA FORZA ITALIA, APERTA A DIRITTI E MINORANZE, EUROPEISTA E ATLANTISTA. A QUEL PUNTO, LE ELEZIONI ANTICIPATE SAREBBERO INEVITABILI – ORMAI È CHIARO CHE IL GOVERNO MELONI NON CADRÀ MAI PER MANO DELL’OPPOSIZIONE, SPOMPA E INETTA, MA SOLO ATTRAVERSO UN’IMPLOSIONE DELL’ALLEANZA DI DESTRA-CENTRO - LA DIFFIDENZA DI MARINA, TERRORIZZATA DALL'IPOTESI CHE IL FRATELLO FINISCA FAGOCITATO DA BATTAGLIE MEDIATICHE E GIUDIZIARIE, COME IL PADRE...