“IO ERO MOLTO COMPASSATO. OGGI TRA URLA E STREPITI, IL TELECRONISTA, SOPRATTUTTO NELLE PAY TV, È DIVENTATO UN IMBONITORE" - GIORGIO MARTINO, STORICO TELECRONISTA RAI, APRE L’ARCHIVIO DEI RICORDI: "HO RIASCOLTATO LA TELECRONACA DI ARGENTINA-INGHILTERRA A MEXICO ’86 E MI SONO COMPIACIUTO CON ME STESSO PER AVER VISTO SUBITO IL TOCCO DI MANO DI MARADONA" - LE LACRIME DI MERCKX SQUALIFICATO PER DOPING E I PUGNI DI FRAZIER A MANILA, “UNA DELLE CAUSE DEL MORBO DI PARKINSON DI ALI” – "EUROGOL" CON GIANFRANCO DE LAURENTIIS, LA BATTUTA DI DINO VIOLA E “L’ALLENATORE NEL PALLONE” CON BANFI…

-

Condividi questo articolo


Giuseppe Antonio Perrelli per repubblica.it - Estratti

 

giorgio martino 27 giorgio martino 27

l gol di Maradona, il più bello del secolo scorso per la Fifa. Il match di Manila tra Ali e Frazier, splendido e brutale. Le lacrime di Merckx nel letto della sua stanza d’albergo, dopo la positività al doping. Tre capitoli della storia dello sport, un uomo solo davanti al microfono: Giorgio Martino.

 

Romano, classe 1942, lo puoi scovare (è il quinto da destra, in piedi) nella foto dei vincitori del primo concorso per radiotelecronisti indetto nel 1968 dall’allora direttore generale della Rai, Ettore Bernabei: 1200 i giovani selezionati, cento arrivarono agli scritti, ventitré li superarono. In primo piano, a sinistra, Bruno Vespa. Chiude l’immagine, a destra, Bruno Pizzul. Tra loro Paolo Frajese, Mario Giobbe, Angela Buttiglione, Claudio Angelini. Claudio Ferretti l’unico in maglione e senza cravatta.

 

 

giorgio martino concorso rai con vespa e pizzul giorgio martino concorso rai con vespa e pizzul

"Sono diventato giornalista grazie a suo padre Mario, che in radio nel 1949 disse una frase ora famosissima: ‘Un uomo solo è al comando, la sua maglia è bianco-celeste, il suo nome è Fausto Coppi’. Sentendo quelle parole pensai: ‘Voglio fare questo mestiere’. A casa c’era una sola radio e non era nella stanza in cui si mangiava. Ma io cenavo da solo perché alle 20.20, dopo Radio Sera, volevo ascoltare il programma speciale sul Giro d’Italia”.

 

(...)

Grazie al suo lavoro è stato testimone di eventi indimenticabili, come le due reti di Maradona in Argentina-Inghilterra del 1986, quarto di finale mondiale a Città del Messico.

giorgio martino 22 giorgio martino 22

"Ho riascoltato la telecronaca e mi sono un po’ compiaciuto con me stesso: sul primo gol ho visto subito il tocco di mano, tanto da citare un gesto simile di Silvio Piola in un’Italia-Inghilterra del 1939. Dal vivo abbiamo capito immediatamente la grandezza del secondo gol, quello slalom tra gli inglesi che ancora non capisco perché non abbiano commesso fallo, come fossero ipnotizzati dalla bravura di Diego. Meglio così, eh, altrimenti non staremmo qui a parlarne. Noi giornalisti eravamo molto in alto, nel terzo anello dello stadio Azteca, ma la visione era perfetta ed eravamo totalmente immersi in un’atmosfera particolare: non era solo una partita di calcio, gli argentini la vivevano come una rivincita della guerra delle Falkland persa quattro anni prima”.

moser giorgio martino 55 moser giorgio martino 55

 

La storia dello sport può passare da uno stadio da 80mila spettatori, in una megalopoli messicana, ma anche da una piccola camera d’albergo di Albissola, in Liguria.

"Nel 1969 seguivo il Giro d’Italia, ero nella squadra del Processo alla tappa di Sergio Zavoli. Il 2 giugno Eddy Merckx fu espulso perché positivo al doping. Nella sua stanza entrammo con l’operatore, il suo assistente, il fonico, l’uomo delle luci: così tanta gente che io stesso ne rimasi stupito. Merckx sdraiato sul letto, la canottiera bianca e le bretelle scure, piangeva e negava tutto, giurava di essere innocente”.

 

Lei invece non era sul posto, a bordo ring, per la terza sfida tra Muhammad Ali e Joe Frazier, che si affrontarono a Manila il primo ottobre 1975.

"Comandavano le tv americane, che fecero fissare il match alle 10 di mattina delle Filippine, quando negli Stati Uniti era sera e in Italia le 4 di notte. Io ero negli studi di Roma e mi ritrovai a commentare un match bellissimo ma tremendo, di una violenza inaudita: tutti e due dissero di essere arrivati alle soglie della morte e io credo che ci sarebbe stata davvero una tragedia se l’allenatore di Frazier, Eddie Futch, non avesse fermato l’incontro prima dell’ultimo round. Sono convinto che tutti i pugni presi quel giorno siano stati una delle cause del morbo di Parkinson che fu poi diagnosticato ad Ali”.

giorgio martino 11 giorgio martino 11

 

Quella notte tra un mercoledì e un giovedì nessuno nel nostro Paese vide la sfida in diretta.

“La Rai non la trasmise perché non considerava etico che un italiano rimanesse sveglio a quell’ora per vedere un match di pugilato, quando la mattina dopo doveva andare al lavoro. Oggi è difficile spiegare la mentalità di allora. Era un altro mondo”.

 

Anche per i giornalisti.

"Mi sono risentito al microfono durante gli 800 stile libero femminili che Novella Calligaris vinse con il record del mondo nei primi Mondiali di nuoto, a Belgrado, nel 1973. Allora non era frequente che un nostro atleta salisse su un podio olimpico, mondiale o anche europeo. Ed era ancor più raro che accadesse a una donna. Ecco, ero molto, molto compassato, fin troppo sobrio, pensando a quello che succede oggi, tra urla e strepiti. Ma era lo stile Rai: il momento di rottura è arrivato con Giampiero Galeazzi e le sue telecronache degli Abbagnale”.

 

Facile immaginare i suoi giudizi sul presente…

enzo ferrari giorgio martino enzo ferrari giorgio martino

"Oggi al telecronista, soprattutto nelle pay tv, viene chiesto di diventare un imbonitore, che deve invogliare il suo pubblico a non cambiare canale: ‘Caro cliente, tu hai pagato e io ti do qualcosa di particolare. Resta su questa rete, conferma il tuo abbonamento, domani sarà ancora meglio’. E poi ci sono queste continue sovrapposizioni. In quel corso del 1968 ci insegnarono a differenziarci dalla radio, dove – ci dicevano – ‘il cronista non deve mai stare zitto, perché sennò dopo due secondi di silenzio chi ascolta pensa che si sia persa la frequenza’. In tv a parlare dovrebbero essere le immagini, perché lo spettacolo è la partita, non il contorno.

 

gianfranco de laurentiis giorgio martino gianfranco de laurentiis giorgio martino

Oggi invece, quando un giocatore prende il pallone, magari ti raccontano che ha esordito a 15 anni, che poi si è infortunato ed è stato ceduto in prestito. E nel frattempo l’azione si è già spostata da un’altra parte. Come se non bastasse, a colmare i vuoti arrivano gli interventi dell’opinionista e del collega a bordo campo. Ma quando ci sono troppi galli a cantare non si fa mai giorno”.

 

Partner perfetti eravate lei e Gianfranco De Laurentiis. Insieme avete condotto, dal 1977 al 1994, EuroGol, la prima trasmissione dedicata alle coppe europee: al giovedì sera avete fatto entrare nelle case di milioni di italiani giocatori cechi, polacchi e scozzesi di cui prima non conoscevano neanche l’esistenza.

"L’idea mi venne quando raccontai agli amici che in Rai, grazie ai programmi di scambio dell’Eurovisione, vedevamo in bassa frequenza le immagini delle partite di tutta Europa: ‘E perché non le fai vedere anche a noi?’. Lo proposi a Maurizio Barendson – l’uomo che inventò 90° minuto, il più bravo giornalista sportivo che abbia mai conosciuto – e iniziammo questa avventura con De Laurentiis. Oggi è una banalità conoscere i calciatori non solo del Real Madrid ma anche delle squadre arabe. Allora, invece, non si sapeva praticamente nulla: anche i giornali sportivi dedicavano qualche riga ai campionati stranieri, a volte mettevano i risultati e non di più.

 

giorgio martino lino banfi giorgio martino lino banfi

Ci facemmo aiutare da Stefano Germano del Guerin Sportivo, il settimanale che dedicava un po’ più di spazio al calcio internazionale, e partimmo senza rete. Un lavoraccio capire chi caspita avesse segnato quel gol in quella squadra bulgara piena di giocatori dai cognomi impronunciabili, con filmati montati a pochi secondi dalla messa in onda. Ma l’adrenalina ci aiutava: sapevamo di essere pionieri, per questo considero EuroGol il fiore all’occhiello della mia carriera”.

 

(...)

A EuroGol De Laurentiis era juventino, lei romanista.

giorgio martino foto di bacco giorgio martino foto di bacco

"La sobrietà del linguaggio si trasferiva anche nei nostri rapporti umani. E comunque diffido di quelli che dicono ‘io non sono tifoso’, non sono credibili. Allo sport ti avvicini per passione: all’automobilismo per amore per la Ferrari, al ciclismo per Moser o Pantani, al calcio per certi colori o altri. Il presidente Dino Viola mi diceva: ‘Io sono toscano di Aulla e la mia squadra del cuore l’ho scelta, quindi sono più romanista di te. Facile tifare per la Roma se sei nato qui’ ".

 

Dal 2000 al 2008 lei è stato direttore di Roma Channel.

"E ho potuto esaudire un sogno. Ero vicino a Nando Martellini alla fine di Italia-Germania del 1982 e ho sempre portato con me le sue parole: ‘Campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo’. Il 17 giugno del 2001, appena conclusa la partita col Parma che consegnò alla Roma il suo terzo scudetto, ho potuto dire anche io tre volte al microfono: ‘Campioni’ ”.

 

luciano tessari giorgio martino stefano arciero marisa di bartolomei loris boni guglielmo bacci francesco goccia marco capretti foto di bacco luciano tessari giorgio martino stefano arciero marisa di bartolomei loris boni guglielmo bacci francesco goccia marco capretti foto di bacco

Chi oggi ha vent’anni la riconosce come attore, interprete di se stesso in un film di culto, L’allenatore nel pallone. Si avvicina con microfono e telecamera a Oronzo Canà/Lino Banfi, che le dice: ‘Giorgio Martino, non cominciamo, perché non posso fare dichiarazioni’. Lei invece lo ignora e si dirige verso Sergio Santarini, ex giocatore di Inter e Roma.

"Una simpatica esperienza: girammo all'Hotel Villa Pamphili di Roma, fingendo che fosse il Gallia, sede milanese del calcio-mercato. Fu un successo inaspettato. E poi ci davano mezzo milione (di lire) al giorno”. Un altro mondo, appunto.

 

giorgio martino ernesto alicicco foto di bacco giorgio martino ernesto alicicco foto di bacco giorgio martino saluta marcellino radogna foto di bacco giorgio martino saluta marcellino radogna foto di bacco giorgio martino ricorda l avvocato colalucci foto di bacco giorgio martino ricorda l avvocato colalucci foto di bacco

 

maradona argentina inghilterra maradona argentina inghilterra

giorgio martino giorgio martino giorgio martino gianluca moresco guido dubaldo fabrizio bocca giorgio martino gianluca moresco guido dubaldo fabrizio bocca giorgio martino enrico bendoni franco melli giorgio martino enrico bendoni franco melli giorgio martino ricorda giuseppe colalucci giorgio martino ricorda giuseppe colalucci Luca Caracciolo Guido D ubaldo e Giorgio Martino Luca Caracciolo Guido D ubaldo e Giorgio Martino giorgio martino e roberto rossi giorgio martino e roberto rossi Giorgio Martino e Massimo Wertmuller Giorgio Martino e Massimo Wertmuller giorgio martino foto di bacco giorgio martino foto di bacco giorgio martino luciano tessari foto di bacco giorgio martino luciano tessari foto di bacco

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - IL GIUBILEO SI AVVICINA E IN VATICANO MONTA UNA INCAZZATURA PROFONDA PER LA NOMINA DI ALESSANDRO GIULI AL MINISTERO DELLA CULTURA – L’80% DEL PATRIMONIO ARTISTICO ITALIANO È RIFERIBILE ALL’ARTE SACRA VOLUTA DALLA CHIESA, E IL GOVERNO DELLA "CRISTIANA" GIORGIA CHE FA? SCEGLIE UN NEO-PAGANO CHE BLATERA DELLA "CENTRALITA' DEL PENSIERO SOLARE", CHE "SIAMO FIGLI DEL FUOCO E DELL'ACQUA" (MAI DI DIO) - SENZA CONTARE CHE ALLA GUIDA DELLA BIENNALE C'E' L'APOSTATA BUTTAFUOCO (DA CRISTIANO E' DIVENTATO MUSULMANO SCIITA) - VIDEO: QUANDO GIULI SU RAI2 SUONAVA IL PIFFERO INVOCANDO LA “GRANDE NUTRICE” 

CHI CRITICA I MASSACRI DI NETANYAHU, DIVENTA IPSO FACTO ANTISEMITA? – IN VATICANO SONO IRRITATI PER LE REAZIONI SCOMPOSTE DELLA COMUNITÀ EBRAICA, DA EDITH BRUCK A RUTH DUREGHELLO, ALLE PAROLE DI BERGOGLIO SULLA GUERRA IN MEDIORIENTE - IL PONTEFICE HA "OSATO" DIRE: “BISOGNA INDAGARE PER DETERMINARE SE CIÒ CHE STA ACCADENDO A GAZA È UN GENOCIDIO” - COME SI FA A SCAMBIARE PER ANTISEMITISMO UNA LEGITTIMA OSSERVAZIONE CRITICA DI FRONTE AL MASSACRO IN CORSO? – PAPA FRANCESCO NON È CHEF RUBIO: HA SEMPRE RICONOSCIUTO IL DIRITTO ALL’AUTODIFESA DI ISRAELE. MA COME PUÒ LA PIÙ ALTA AUTORITÀ MORALE DEL MONDO TACERE DI FRONTE A 45MILA MORTI PER 1200 VITTIME DELLA STRAGE DI HAMAS ?