Tony Damascelli per il Giornale
Non soltanto la guerra all'Ucraina ma anche all'Europa del calcio. La Russia pensa di uscire dall'Uefa e di aderire alla confederazione asiatica. L'idea è partita nel maggio scorso e si è consolidata durante il mondiale che ha visto il football celebrato in Qatar.
Sono 47 le federazioni affiliate al governo calcistico asiatico con sede a Kuala Lumpur, dopo l'ultima adesione dell'Australia ma con l'esclusione di Armenia, Azerbaigian, Kazakistan, Cipro, Georgia e Israele. L'AFC è presieduta da Salman bin Ibrahim Al Khalifa, membro della famiglia reale del Bahrein, candidato come favorito alle elezioni della presidenza della Fifa ma battuto a sorpresa, si fa per dire, da Gianni Infantino. Il progetto della federcalcio russa è di chiara provocazione alla decisione Uefa e Fifa di escludere le squadre di club e la nazionale da tutte le competizioni internazionali, qualificazioni e fasi finali dei campionati europei e mondiali. Un'area asiatica si è espressa a favore dell'azione della Russia, Cina, Corea del Nord, Siria, Myanmar, Vietnam, Laos, ma non l'ASEAN, l'associazione dei paesi del sud est asiatico, dunque a livello politico l'eventuale ingresso russo nell'AFC non verrebbe accolto positivamente.
L'invasione ha influito anche sui costi della vita in Asia, è aumentato vertiginosamente il prezzo della benzina e così dei raccolti. Ma al tempo stesso l'ingresso russo garantirebbe sponsor, Gazprom su tutti, la multinazionale di San Pietroburgo ha sponsorizzato la champions league, con l'interesse specifico di immagine e contabile relativo agli oleodotti verso la Germania e l'Europa centrale ma non è detto che il ritorno commerciale sul mercato asiatico sia pari a quello della mappa europea.
Tra l'altro i dati economici segnalano che l'arrivo dell'Australia nella confederazione asiatica non ha portato vantaggi, ad esempio, nel numero di nazioni partecipanti al mondiale mentre la presenza della Russia toglierebbe un posto ad altri Paesi dell'Asia. Senza trascurare che il regolamento del calcio asiatico, riguardo alla coppa dei campioni, obbliga a limitare il numero di stranieri in campo, squadre russe come lo Zenit di San Pietroburgo o il Cska di Mosca dovrebbero rinunciare all'apporto del maggioranza dei loro tesserati e la stessa coppa dei campioni asiatica è divisa per aree geografiche, tanto è vasta l'area e la stessa Russia aggiunge una superficie enorme, con i club più importanti assai lontani proprio dall'Asia.
Singolare il voltafaccia di Alexander Dyukov, presidente della federcalcio russa; qualche mese fa aveva dichiarato «morte del calcio russo» l'eventuale uscita dall'Uefa, nelle ultime ore sostiene il contrario: «Sono intervenuti nuovi fatti però non possiamo parlare con la federazione asiatica senza prima aver contattato l'Uefa, non sarebbe corretto». L'Uefa, senza voce ufficiale, ha fatto sapere di essere contraria all'uscita della Russia dal proprio organismo: «L'Uefa è in attesa di un cambio dell'attuale panorama, una volta che la tensione della situazione geopolitica verrà ridimensionata, il calcio russo sarà nuovamente integrato. Per Uefa la perdita di un Paese come la Russia sarebbe un colpo gravissimo alla propria reputazione, anche nell'attuale situazione». La realtà è una sola: i club e la nazionale russa sono fuori da tutti i tornei, il resto è propaganda politica.
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