Filippo Maria Ricci per gazzetta.it
roberto mancini litiga con i tifosi dell'arabia saudita
Tante incomprensioni, risultati modesti, un amore promesso e mai sbocciato, un addio milionario. Roberto Mancini ha guidato l’Arabia Saudita per quattordici mesi e 21 partite, di cui 17 ufficiali, queste ultime con 9 vittorie, 6 pari e 2 sconfitte. Era arrivato a sorpresa, dopo aver dato le spalle all’Italia in maniera improvvisa nell’agosto di un anno fa, accolto da grandissimo entusiasmo e blandito da un contratto favoloso da 100 milioni di euro esentasse per 4 anni di lavoro.
Doveva restare fino al 2027, l’avventura è durata poco più di un quarto del tempo. A Mancini una lauta liquidazione che in Arabia dicono potrebbe essere di 25 milioni, un anno di contratto. Era il più pagato, e il più amato. Per l’ambizioso calcio saudita, che proprio nei giorni del suo sbarco lanciava la prima grande edizione della Saudi Pro League dopo un’estate passata a fare spesa (ingente) di figurine del calcio europeo, l’allenatore che due anni prima aveva condotto l’Italia alla conquista dell’Europeo era un colpo eccezionale. Una specie di Cristiano Ronaldo della panchina. Però mentre il portoghese a Riad si è inserito benissimo e sembra essere a casa sua, l’italiano è rimasto sempre ai margini della vita e dei cuori sauditi.
Il paragone
"Ci ha ricordato Frank Rijkaard – ci dicevano ieri da Gedda citando l’olandese che guidò l’Arabia per 18 mesi nel 2013 –. Freddo, distaccato, con un’aria di superiorità che lo ha allontanato dalla gente". Mancini veniva dopo l’amatissimo Hervé Renard, che era partito con risultati peggiori dei suoi ma aveva subito saputo conquistarsi l’affetto della gente, arrivato alle stelle quando l’Arabia Saudita ha battuto l’Argentina nella prima gara del Mondiale in Qatar. Partita mitica che ha fatto dimenticare rapidamente l’uscita fulminea dei verdi dalla competizione organizzata dai vicini. Mancini ha iniziato bene ma alla Coppa d’Asia di gennaio, sempre in Qatar, il rapporto con i media e i tifosi si è incrinato rapidamente e definitivamente.
L’Arabia Saudita, tra le favorite, è uscita agli ottavi ai rigori contro la Corea di Klinsmann che aveva pareggiato al 99’. Rigori che il Mancio aveva visto solo in parte visto che se n’era andato prima dell’effettiva eliminazione. Un gesto che aveva scioccato e deluso il pubblico saudita e che aveva costretto l’ex ct dell’Italia a porgere scuse sentite. Lì qualcosa si è rotto, ma a Gedda non se la sono sentita di licenziarlo dopo neanche 6 mesi di lavoro. Roberto è rimasto per le qualificazioni al Mondiale 2026 ma nelle prime 4 uscite del terzo turno ha rimediato 5 punti su 12. La sconfitta interna col Giappone e lo 0-0, sempre in casa, col Bahrein con tanto di plateale lite col pubblico hanno fatto precipitare gli eventi accelerando all’esonero.
"Quando un rapporto finisce è sempre un momento particolare – ha detto ieri a Radio Serie A suo figlio Andrea da Barcellona –. Chi fa questo mestiere sa che può succedere. È stata una decisione consensuale, non sempre le cose vanno come si pensa. L’ho sentito ed è tranquillo, probabilmente si prenderà un periodo di vacanza, ma è voglioso di tornare perché è ancora giovane e ha ancora tanto da dare al calcio. È dispiaciuto, quando ha deciso di andare in Arabia ci credeva, credeva di poter fare un buon lavoro".