LO STRANO NERVOSISMO DI SPALLETTI
Guglielmo Buccheri per “la Stampa” - Estratti
All'ultimo minuto. Anzi, no: a sette secondi dal sipario. Zaccagni ricorre ad una delle sue qualità più profonde e l'Italia va a Berlino, sabato, per incrociare la Svizzera. Coraggio e un po' di confusione: la Nazionale resta al centro della scena.
«Noi ci crediamo sempre e il calcio che ti impone di farlo: loro – così il ct azzurro Spalletti – si erano messi dietro, c'era la possibilità di passare. Però abbiamo sbagliato troppe occasioni quando bastava un pizzico di qualità…».
Un'analisi un po' così: bene il risultato, molto meno il modo per raggiungerlo. Il motivo? Per Spalletti, i suoi ragazzi hanno giocato una prima parte della gara piena di piccoli, grandi errori tecnici.
Ma secondo il ct, il secondo tempo è stato qualcosa che va sottolineato con il sorriso. «Siamo stati sotto il nostro livello, inutile andare a girarci attorno: questo il mio giudizio fino all'intervallo. E se facciamo così, si realizza poco, mi aspetto di più dalla squadra: poi, per come è arrivato il pareggio e per come abbiamo interpretato la gara, è tutto molto più emozionante», dice il tecnico azzurro.
Guai a parlare di un'Italia prudente, guai a scomodare i moduli tattici scelti come quello, inedito, di ieri sera qui a Lipsia. «Ma quale prudenza, il limite è non aver saputo giocare la palla in uscita, come ci mettiamo non c'entra niente. Un patto con lo spogliatoio per cambiare modulo? Non prendetemi in giro. Se avevo paura di non farcela? Ma quale paura, se ne avessi guarderei le partite come fate voi...», evidenzia Spalletti.
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TUTTI I LIMITI DI UNA SQUADRA NORMALE
Maurizio Crosetti per “la Repubblica” - Estratti
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Per ora ci sono troppe squadre migliori di noi, abbiamo rischiato di perdere due partite su tre, schema e interpreti sono stati riveduti e corretti per arrivare infine alla conquista del punto che serviva, non certo un punto esclamativo. Il famoso gioco liquido di Spalletti ormai è quasi sciolto, stavolta però come il sangue di San Gennaro: il miracolo all'ultimo tiro rappresenta la vocazione di un paese in cui ogni dramma diventa commedia, oppure farsa. Siamo così, e la cosa ci diverte pure.
La Croazia piena di vecchi marpioni ci ha avviluppato, l'abbiamo lasciata giocare troppo, le abbiamo concesso un rigore (parato) e un gol da veri polli nell'area di rigore: il tempo di Bonucci e Chiellini è definitivamente perduto, anche se in porta c'è un Gigio che vale quello di prima.
ITALIA CROAZIA - CALAFIORI E DONNARUMMA SFINITI AL FISCHIO FINALE
L'unico nostro fuoriclasse è Donnarumma, migliore in campo due volte di seguito, ottimo segnale per lui, pessimo per la Nazionale. Giusto a Parigi possono discutere un fenomeno del genere. La longa manus di Gigione è la protesi che ci porta agli ottavi contro la Svizzera, una squadra non proprio piena di Federer, il guaio è che noi non abbiamo neanche l'ombra di un Sinner.
Loro pressano forte e fanno male, lo sanno anche i tedeschi che hanno rischiato l'osso del collo. Noi non siamo più favoriti contro nessuno, siamo piccoli, fragili, estremi e un po' matti. Incapaci di tutto.
UNO STELLONE MA IL MERITO È AVERLO LUCIDATO FINO IN FONDO
Paolo Brusorio per “la Stampa” - Estratti
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luciano spalletti dopo italia croazia
Testa alta, tecnica, coraggio, cuore. Difficile dire se a Lipsia sia nata una nuova Italia, di sicuro non è finita tramortita per non dire peggio. Abbiamo rischiato l'inverosimile e contro una Croazia che ha fatto come un treno regionale: doveva arrivare a destinazione e non importava né la velocità né il tempo impiegato per farlo.
Partita sottovuoto (...) Vecchie volpi i croati, stanarle è complicato. Servirebbe un episodio solo che capita a loro. Donnarumma uno e bino, il trino è troppo pure per lui. La legge di Modric. E andiamo sott'acqua. Da lì comincia un'Italia neanche male, ma è figlia della disperazione. Dura poco. Sembra finita. Invece no. Abbiamo quattro stelle sulla maglia e anche uno stellone: il merito è averlo lucidato fino in fondo. Ora non sprechiamo il bacio del destino.
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