KVARA
Ecco cosa ha dichiarato Kvaratskhelia ai microfoni della Rai dopo la vittoria della Georgia per 2-0 sul Portogallo e la storica qualificazione agli ottavi di finale dove affronteranno la Spagna.
«È stata dura, era il nostro sogno passare i gironi. Ce l’abbiamo fatta, tutti i giocatori sono eroi della Nazionale».
«Dopo la vittoria di stasera abbiamo dimostrato che possiamo giocarcela con tutti, ora pensiamo alla prossima partita (con la Spagna negli ottavi di finale)».
«Ho scambiato la maglietta con Ronaldo, è il giorno più bello della mia vita, ho avuto la maglietta di Ronaldo».
Il Napoli, Conte ha detto che tu resti a Napoli.
«Rispetto Conte, è uno dei migliori allenatori, rispetto Napoli, amo Napoli ma deciderò il mio futuro dopo gli Europei, ora sono felice qui con la Georgia».
CONTE A IBRAHIMOVIC: «IO MANAGER? LO SONO, MAGARI QUESTO DA UN’ALTRA PARTE PUÒ DAR FASTIDIO»
A Conte, durante la sua presentazione come nuovo allenatore del Napoli, è stato chiesto se altri club lo hanno cercato. Il riferimento era al Milan. E sul punto aveva risposto tempo fa anche Ibrahimovic secondo cui al Milan serve un allenatore e non un manager come Conte. Da qui la risposta di Conte in conferenza.
Ibra l’ha stupita quando l’ha definita un manager e non un allenatore?
«Non sono stupito. Io rispetto tutti, non ricordo bene cosa abbia detto. Io mi considero un manager da un punto di vista tecnico, gestionale, dell’allenamento. Voglio avere voce in capitolo. Magari da un’altra parte questo poteva dar fastidio ecco».
Ibrahimovic: «Non era quello che cercavamo»
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Zlantan Ibrahimovic inaugura la nuova stagione del Milan con la prima conferenza stampa nel ruolo di dirigente RedBird e del Milan. Le sue parole riportate da Tmw.
Perché non Conte?
«Prima abbiamo studiato il tipo di allenatore e l’approccio nel suo gioco. È uscito Paulo Fonseca e ci abbiamo parlato faccia a faccia; così lo senti, hai un feeling; lui è molto ambizioso, ha tanta voglia di lavorare, di fare bene e di migliorare. Nel Milan c’è un allenatore, non un manager. Con Conte non abbiamo discusso perché i criteri che abbiamo messo noi, con tutto il rispetto per lui, non c’era in lui quello che cercavamo».
L’ALLENATORE PIU’ IMPORTANTE DEL CAMPIONATO
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Ivan Zazzaroni per il Corriere dello Sport
L'ultima stagione del Napoli non è mai esistita, non s’è proprio giocata. Il napoletano l’ha cancellata ieri, intorno alle 15 e 30, non appena Antonio Conte - abito blu, camicia bianca e cravatta blu a pallini apparentemente napoletana - ha cominciato a parlare da allenatore del Napoli.
“O napulitan s’ fà sicc ma nu mor”: l’antico detto ci ricorda che nei momenti di difficoltà, in quelli più bui, il napoletano non soccombe mai, si adatta alle circostanze, magari dimagrisce (...) ma non muore. Per questo la stagione dei tre mister(i) non è mai esistita.
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L’ultima stagione del Napoli sembra sia esistita soltanto per Antonio Conte che ci ha sorpresi così: «Noi abbiamo preso 48 gol», «noi ne abbiamo subiti 27 al Maradona». Noi noi noi? Loro.
Senza la stagione che non è mai esistita, però, oggi Antonio Conte non sarebbe l’allenatore del Napoli: l’avventura appena cominciata non varrà uno scudetto, ma ha i tratti del grande successo, di sostanza e di immagine: Conte a Napoli suona infatti benissimo, riaccende la fantasia, porta in altissimo.
Antonio ha subito riempito i suoi discorsi di lavoro, fatica, sacrificio, sudore, mentalità, ossessione e fatto conquiste: il napoletano s’innamora immediatamente dell’allenatore che porta serietà. Ricordo Vinicio, Bianchi, Bigon, Lippi, Simoni, Spalletti.
ANTONIO CONTE DE LAURENTIIS PRESENTAZIONE
La presenza di Conte a Napoli mi entusiasma: usciti Allegri, Mourinho, Pioli, Ranieri, Sarri e Spalletti il ct, il Napoli ha l’allenatore più importante del campionato, uno con le idee talmente chiare da riuscire a indirizzare il mercato. Lo sarebbe stato - importante, importantissimo - anche se i sei che ho nominato sedessero ancora sulle panchine di serie A.
Conte torna a lavorare dopo quasi sedici mesi: lasciò il Tottenham con la risoluzione consensuale il 26 marzo dello scorso anno: non poteva più tollerare - sentimento corrisposto - il proprietario degli Spurs, Daniel Levy, le sue batterie si erano totalmente scaricate: molto aveva inciso, sul piano psicologico, la morte degli amici Gian Piero Ventrone, con lui anche a Londra, e Luca Vialli.
La lunga pausa e la ritrovata quotidianità familiare gli sono servite per recuperare tutta l’energia necessaria per sviluppare di nuovo un calcio di applicazione, tensione, pressione, attenzione, didattica.
Insomma, abbiamo di nuovo l’Antonio Conte di «io vivo per la vittoria»; «per vincere ci vogliono testa, cuore e gambe. Non in quest’ordine preciso»; «chi vince scrive, chi arriva secondo ha fatto un buon campionato, ma non ha fatto la storia»; «non è che ti svegli alla mattina e dici: oggi vinco. C’è un percorso da rispettare e non ci sono scorciatoie»; «più vai in vetta e più sono forti le folate di vento».
Al napoletano è tornata una gran voglia di lasciarsi trasportare lontano da quel vento.
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