Emanuela Audisio per “La Repubblica”
Il papà di federica pellegrini
Cara figlia, ti scrivo. È l'ultima pagina del mio diario. Asciugo le ultime righe, ho gli occhi annebbiati. L'ho iniziato nel 2003, ai tuoi primi mondiali a Barcellona, avevi 15 anni. Ero un uomo diverso, non ancora il padre di una campionessa. Tu mi hai cambiato.
(...) Ai Mondiali di Montreal 2005 vince l'argento, ma il suo viso è stravolto, gonfio, pieno di brufoli. Al telefono si lamenta: è tutto sulle mie spalle.
Noi non siamo l'America, non abbiamo college, noi abbiamo genitori che diventano autisti dei figli.
Ricordo Federica che si cambia e mangia gli spaghetti in macchina mentre si sposta dalla scuola alla piscina.
(...)
Ho pensato tanto ad Alberto Castagnetti, l'ex ct che non c'è più, ma che è sempre nei nostri cuori. Con lui m' intendevo bene, quando gli ho affidato mia figlia, mi ha detto: «A lei ci penso io». Era la prima volta che la lasciavo. Lei a Mondiali di Barcellona del 2003 non mi voleva al seguito. Ci teneva a debuttare senza che papà le tenesse la mano. Così arrivo in Spagna di nascosto. Mia moglie Cinzia mi chiama: «Federica è disperata, piange, ha la febbre». Prendo un taxi, mi presento all'albergo, salgo al piano, la chiamo al telefono: «Papà, brucio, sto male».
Stai tranquilla e apri la porta: «Come la porta? ». Sì, sono qui. Era rossa, scottava. Siamo andati in piscina e in batteria ha nuotato una staffetta stupenda. Lì mi sono accorto che mia figlia dentro era di ferro.
Ad Atene 2004 ho pianto come un matto: stava nuotando contro il mondo. Il suo argento lo abbiamo mancato. Si può essere un papà più sciagurato? Siamo arrivati il giorno dopo, quando già aveva la medaglia al collo dei 200 stile. Da Spinea ad Atene a sedici anni, la più giovane italiana a vincere una medaglia. Quando l'ho vista sul grande schermo ero commosso alla disperazione. Vai figlia mia, ti meriti tutto.
A Pechino 2008 arrivano gioia e riscatto nei 200 con il primato del mondo. Chi dorme più? E poi c'è Roma 2009, Federica migliora ancora il record, tuttora valido. Quanti pianti con Castagnetti. A novembre sento l'urlo di Federica al telefono: «Alberto è morto». Tremo: ho riperso mia figlia. Arriviamo subito, le dico. Mi sorprende la sua risposta: «No, ci vediamo domani». Si immerge nel lutto. La mattina dopo alle otto siamo in piscina a Verona. Diario, non so se hai mai visto una piscina all'alba: l'odore del cloro, il silenzio, atmosfera surreale. Ci mettiamo da una parte, non vogliamo disturbare. I ragazzi sono lì: piangono. Poi si alzano, si mettono le cuffie, si buttano in acqua, e nuotano lentamente. Cinque minuti da brividi. È il loro addio al vecchio maestro.
matteo giunta federica pellegrini
Solo dopo riabbraccio mia figlia, sento che barcolla, sono spaventato. Nel 2011 il trasferimento a Parigi con l'allenatore Lucas fa scoppiare la coppia Fede-Luca. Quotidianità troppo dura, sei mesi di monastero: sveglie alle 5, rientro alle 10 di sera. Nuotare, dormire, anche al sabato. Dormi, figlia mia, ma che razza di vita è? Diario, lo so che vuoi sapere dei Mondiali di Shanghai, di quelle settimane pazze di sussurri e grida che hanno travolto l'Italia. Mia figlia descritta come una divoratrice di uomini: tre in 23 anni ne fanno una seduttrice professionista? La storia tra Federica e Luca, un'amicizia allargata, si è consumata.
Di ritorno viene con noi al mare a Jesolo, ma ci sono 27 fotografi in spiaggia, Magnini arriva dopo, Fede lo tiene a distanza, ci tiene che prima chiarisca la sua situazione a Pesaro. Un paparazzo si avvicina: «Se tua figlia gli dà un bacio ti pago 40 mila euro».
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