Estratto dell’articolo di Giorgio Marota e Chiara Zucchelli per il Corriere dello Sport
Cerca sempre di misurare le parole, Francesco Totti, quando si parla di Roma. Ma poi in una location che conosce benissimo come il Foro Italico, insieme a un giornalista che lo mette a proprio agio come il direttore Ivan Zazzaroni, lo storico numero 10 giallorosso si lascia andare.
E allora l’iniziale ritrosia ( «dico giusto due parole» )lascia spazio alla voglia di confidarsi. Si ride e si scherza, quando Totti dice: «Puzzo dopo due partite con questo caldo» e Zazzaroni replica: «A Roma per tante persone il tuo odore è sacro, potrebbero farci un profumo», ma poi si diventa improvvisamente seri quando gli argomenti sono, oltre al la Roma intesa come amore di una vita, anche Mourinho, Lukaku, Dybala e Spalletti.
Francesco, di telefonate ne ricevi tante?
«Dipende... Parecchie dai».
In portoghese o in italiano?
«In italiano».
Ma è vero che ha i sentito Mourinho?
«Ci messaggiamo ogni tanto. L’ho sentito anche al telefono qualche tempo fa».
Ti vuole alla Roma l’anno prossimo?
«Penso di sì. Poi parlate dell’anno prossimo, magari l’anno prossimo ci sto già da un po’ alla Roma».
La stima tra te e lo Special One è reciproca.
«Stiamo parlando di una grande persona e di un grande uomo. E poi come allenatore è il numero uno in assoluto. Per vincere servono i giocatori, è la base. Però serve pure un grande allenatore che li stimoli e li aiuti».
Dicono che gioca male, ha vinto 26 titoli...
«Pensa gli altri che hanno vinto di meno. Lui e Ancelotti sono i più vincenti al mondo. Contestare Mou mi sembra un’eresia».
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La 10 della Roma chi la merita?
«Dybala meriterebbe un numero del genere, però darlo a un ragazzo che sta due , tre o quattro anni mi sembra poco rispettoso. Non per me, ma nei confronti della società e dei tifosi».
La coppia Dybala-Lukaku ti piace?
«Non li abbiamo mai visti all’opera e sarebbe il caso. Non vedo l’ora».
La qualificazione in Champions per i giallorossi può essere un obiettivo?
«Certo, il campionato è ancora molto lungo e tempo per recuperare c'è, anche se la partenza non è stata sicuramente delle migliori».
Si parla sempre di pochi italiani in campo: ma ce ne sono di talento?
«Ai tempi nostri c’era più qualità e forse meno quantità. Il problema è che cerchiamo poco nei settori giovanili. Andiamo a prendere all’estero giocatori che secondo me sono inferiori a quelli che abbiamo in Italia».
Sei riuscito a goderti negli anni tutto quello che ha i fatto?
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«Sì, tutto. Una grande storia d’amore e anche un grande addio. Chiudere in un determinato modo è un conto, chiudere senza portare rispetto è un altro. A me è accaduto proprio questo: non ho avuto il rispetto che meritavo».
Solo colpa di Spalletti?
«No, no. Era una squadra».
Così tanti colpevoli?
«Di calcetto, dài».
Di rimpianti ne hai ?
«Rimpianti no, opportunità ne ho avute. Nel 2004 potevo andare al Real Madrid, poi la famiglia e le persone vicine mi hanno fatto capire alcune cose. E rimanere a Roma è stata la scelta migliore, la più importante nella mia vita».
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