Da romanews.eu
Fabio Capello a Sky Calcio Club è tornato a parlare di Roma e di Mourinho, commentando sia le parole dette dal portoghese nello spogliatoio sia la presenza di leader tra le fila giallorosse. E poi ha detto la sua sul pari ottenuto contro il Sassuolo. Le sue parole:
Lo sfogo di Mourinho
“Lo sfogo Mourinho? Quelle sono delle offese nei confronti dei calciatori, ma ci vuole sempre rispetto. Bisogna pretendere rispetto ma anche darlo. “Si è giocato l’ultima carta, offendendo di fatto i giocatori. Io non l’ho mai fatto – continua – mi sono sempre posto con rispetto senza offendere.
Ho sempre agito con rispetto pretendendone altrettanto. La prima regola che chiedo è proprio quella del rispetto, verso tutto lo staff. Trattare male le persone significa poter offendere uno della famiglia. Se tu mi offendi come ha fatto Mourinho, crei anche un danno economico alla società ed è un aspetto molto importante”.
Il pari con il Sassuolo
Conoscendo Roma, se avessero perso 2-1 ieri, i tifosi sarebbero andati a Trigoria. Quando c’ero io sono venuti in 3000 a Trigoria dopo aver preso 4 gol dall’Atalanta. Mourinho è abituato a vincere, a essere protagonista e leader, trovandosi in questa situazione e con queste difficoltà ha un po’ sbroccato. O è una tattica, arrivato al limite, toccando i giocatori nelle loro qualità che è come un’offesa.
Nelle squadre ci sono sempre dei leader e probabilmente a questa Roma mancano dei leader di spogliatoio e di campo. Altrimenti davanti a quelle parole di Mourinho avrebbero detto qualcosa. Invece probabilmente sono buoni giocatori senza quella personalità o leadership che fanno da aggregante.
Manca chi trascina. Credo che Mourinho abbia le idee chiare della squadra che sta allenando. Lui cerca di portare un tipo di mentalità e un sistema di lavoro diverso da quanto fatto in precedenza, perché alcuni giocatori sono l’ombra di quelli visti lo scorso anno, da Veretout a Mkhitaryan. Mourinho ha visto che tatticamente non si migliora, non si riesce a trovare il nodo della questione e tirare fuori qualcosa di importante, l’atteggiamento non gli piace, allora ha tirato una bomba”.
Il passato
“Io volevo che le cose fossero fatte bene, per vincere serve la cura dei particolari altrimenti non si vince. A Roma è stata lunga, non erano abituati, arrivavo dal Milan in cui Berlusconi si arrabbiava perché erano state potate male le piante. E io anche volevo tutto perfetto, l’erba in un certo modo, le reti sistemate.
Non bisogna avere scusanti, devo metterti in condizioni di avere il meglio possibile, non chiedo l’impossibile ma il meglio. Chi lavora con me si deve impegnare, poi va bene se con il meglio che abbiamo non riusciamo a vincere. Però almeno possiamo guardarci allo specchio avendo dato tutto”.