MARIO SCONCERTI per il Corriere della Sera
Nessuna squadra fresca di Champions gioca davvero bene, ma tutte e tre sanno vincere. Entreremo nei particolari, ma sapendo che non contano molto.
Sono partite queste sempre complesse, alla fine conta solo prendersi il risultato. Vivendo il grande calcio di propaganda, si ha difficoltà a vendere queste gare per imprese, in realtà ci si avvicinano molto. È sempre facile amarsi alla Maldive, il problema è fare coppia in un balcone affacciato sulla tangenziale. Ieri era routine, non c'è da ricamarci molto. Il Torino ha giocato a lungo meglio dell'Inter. Vlasic ha qualcosa di Lautaro nel senso che difende il tiro immediato anche prima di avere il pallone.
L'Inter ha difficoltà contro i trequartisti. Se li marchi col terzino diminuisci i centrali; se marchi con Dumfries, lo perdi. Ma l'errore più grande sulle marcature l'ha fatto il Torino cambiando quella su Brozovic negli ultimi 20 minuti. Ha dato improvvisa libertà al vero giocatore di pensiero dell'Inter spingendo il Torino indietro di venti metri. Il gol poteva non arrivare, è stata un'invenzione di Barella, ma ha indirizzato il Torino verso un finale meno organizzato, più convulso.
Non a caso il migliore è stato Handanovic. Il Torino è aggressivo e messo bene in campo. Ha solisti rapidi nel vedere la porta. L'Inter non ha giocato bene, se c'è una crisi di gioco, non l'ha risolta. Ma ha sentito la partita, ha cercato di sveltirsi, ha trovato un Lautaro quasi eccezionale e un Brozovic di nuovo dentro la partita. Soprattutto ha ritrovato i tre punti. Il Milan vince la sua prima trasferta stagionale, ha dominato fra le righe del primo tempo, ha trovato un complesso rigore che ha deciso poi la partita.
Ha subito l'espulsione di Leao che ha condizionato tutto il secondo tempo. Il Milan non è stato brillante, ma continuo, un tono inferiore nella densità. C'è stata corsa e agonismo, questo ha creato a lungo disordine. Alla fine non c'è un giudizio definitivo, giocar bene non può essere un'abitudine ossessiva. Non è possibile.
Il Napoli conferma il suo limite e la sua forza, rispetto agli altri ha più bisogno dei suoi titolari. Quando Spalletti cambia cinque giocatori, la squadra manca. Ha deciso un colpo di Raspadori quasi fuori partita, ma è mancata la visione di geometria rapida di altre gare. È questa imperfezione comune portata dalla fatica a tenere continuamente sospeso un campionato troppo fuori regola. Per questo vincere è sufficiente e chiude qualunque discussione.