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Marco per il Corriere dello Sport
«Al Presidente del Coni Malagò chiediamo di venirci a trovare qui a Caivano, sui nostri campetti. Non abbiamo bisogno di soldi, ci bastano un canestro e qualche pallone». Se chiedi agli adolescenti del Parco Verde a chi vogliono lanciare un messaggio non ti rispondono il presidente della Repubblica, ma quello del Coni. Prima viene lo sport, poi tutto il resto.
Ce ne siamo resi conto quando qualche giorno fa siamo stati a trovarli al Parco Verde, il quartiere del comune di Caivano, nella periferia a nord di Napoli, dove un gruppo di adolescenti è stato accusato di violenze sessuali su due coetanee di 10 e 12 anni.
Nelle ultime settimane Caivano è diventato il centro del mondo. Ci sono stati tutti: politici, giornalisti, addirittura il New York Times! Nessuno però era ancora riuscito a parlare con gli adolescenti che vivono il Parco Verde tutti i giorni.
All’inizio è stato difficile, anche per noi. Nessuno dei nostri coetanei voleva parlarci e non capivamo il perché… Cioè appena arrivi in realtà il Parco Verde non sembra così male. Certo, ci sono i muri scrostati, le aiuole con l’erba altissima, ogni tanto quando cammini rischi di pestare una siringa usata. Ma non è così diverso rispetto ad altri quartieri di periferia. Ci ha stupito il silenzio.
È bastato avvicinarsi a loro per ammutolire interi gruppi di ragazzini che fino a qualche istante prima gridavano a squarciagola, correndo su e giù per un campetto da calcio improvvisato. Ci serviva qualcuno capace di fargli capire che eravamo lì per loro e che di noi potevano fidarsi. Così abbiamo conosciuto Bruno Mazza, che al Parco Verde è cresciuto. A 16 è diventato il braccio destro del boss, ma dopo avere scontato 12 anni di carcere ha deciso di fondare l’associazione «Un’infanzia da vivere», per dare ai ragazzi del quartiere un’alternativa a una vita che sembra già scritta. Di minacce ne riceve ogni giorno, ma lui non molla. Al centro di tutto c’è lo sport.
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FONDAZIONE CON IL SUD. Negli ultimi 10 anni, grazie all’aiuto di “Fondazione Con il Sud”, Bruno è riuscito a recuperare l’80% delle infrastrutture del Parco Verde e ogni pomeriggio più di 100 adolescenti si ritrovano nei due campetti sintetici del Lotto C e nel campo polivalente “Arcobaleno” del Lotto B per allenarsi. Fino a qualche anno fa questi campi non esistevano, ma adesso sono diventati la sede delle 5 squadre sportive dell’associazione “Un’infanzia da vivere”: tre da calcio a 5, una da basket e una da pallavolo. L’unica regola è che bisogna andare a scuola. Chi non studia, non gioca.
Questi campi però non bastano. Al Parco Verde, su 6000 abitanti, 1160 sono adolescenti e quasi la metà di loro vive tra il Rione I.A.C.P. e il Rione Bronx, due quartieri popolari dove in più di 40 anni nessun adolescente ha mai avuto uno spazio dove potere giocare. Soltanto un campetto di cemento senza porte e una pista da pattinaggio abbandonata…
I ragazzi però al calcio non rinunciano. Anche senza campo e senza reti.
Ogni pomeriggio ognuno scende per strada con addosso la maglia della sua squadra preferita, dal Napoli al PSG. Si gioca fino a sera, fino a quando il pallone non si sgonfia.
Nel quartiere non c’è nient’altro da fare e la loro libertà è in quelle partite.
A ottobre 2021 però la camorra ha dato fuoco ai due pulmini che l’associazione “Un’infanzia da vivere” utilizzava per portare le squadre in trasferta, togliendo ai ragazzi l’unica possibilità che avevano di uscire dal quartiere. Se nasci al Parco Verde, dal Parco Verde non puoi uscire.
Al Parco Verde il 25% degli adolescenti è a rischio criminalità e l’abbandono scolastico è altissimo. Bruno però ha trovato un modo per fare tornare a scuola i ragazzi: dal 2013 al 2015, attraverso un registro tenuto dall’associazione, i ragazzi con più presenze a scuola vincevano come premio la possibilità di andare a vedere gli allenamenti del Napoli a Castel Volturno.
Per due anni al Parco Verde la dispersione scolastica è scesa praticamente a zero, senza spendere un centesimo. Il sogno di Bruno è riuscire a trovare un accordo con la Serie A, per dare la possibilità a tanti altri ragazzi di Caivano di vedere per la prima volta nella loro vita una partita dal vivo allo stadio. Vi sembrerà assurdo, ma un biglietto in tribuna può valere come una borsa di studio.
PUNTO DI RITROVO. Sarebbe bello fare trasformare il Parco Verde in un punto di ritrovo, non solo per i ragazzi di Caivano, ma per tutta la Campania.
Sarebbe un sogno se un giorno il Napoli Campione d’Italia riuscisse a fare un allenamento sul campetto dell’I.A.C.P. rimesso a nuovo, di fronte agli occhi di centinaia di ragazzini che allo stadio non sono mai entrati…
Per questo la prima persona a cui i ragazzi hanno pensato è stata Giovanni Malagò, il Presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano.
«Con il Decreto Caivano sono stati messi a disposizione 30 milioni di euro ma come prima cosa bisogna rimettere a nuovo i campi al Rione I.A.C.P. e al Bronx - ci ha detto Bruno - poi serve l’aiuto di qualcuno che sia disposto a formarci, un preparatore che possa venire una volta al mese a Caivano, per insegnare ai ragazzi i mestieri dello sport e fargli capire che il futuro esiste».
LE DOMANDE. Prima di partire per il Parco Verde ci siamo fatti una domanda: esiste una Caivano che ancora nessuno ha raccontato? L’unico modo per scoprirlo era andare a parlare proprio con gli adolescenti che vivono il Parco Verde tutti i giorni. Siamo stati con loro per un giorno intero e alla fine ci hanno risposto. Le loro parole sono state importantissime, i loro silenzi ancora di più. Stando con con loro abbiamo capito che non si sentono rappresentati dalle notizie che stanno uscendo questi giorni. Ora vogliamo portargli la radio e aprire un’antenna di Radioimmaginaria al Parco Verde, insieme con Bruno e agli altri ragazzi dell’associazione.
Solo ad una domanda non sono riusciti a rispondere: “Cosa vi aspettate dal futuro?”.
Nessuno, prima di quel momento gli aveva mai chiesto come fosse vivere lì e cosa pensassero di quello che stava succedendo in casa loro.
Nessuno si era mai interessato a loro.
Ma allora di chi è la colpa? Dei ragazzi che non hanno voglia di fare niente? Della scuola che è meno stimolante di un allenamento del Napoli? Di chi ha il potere di cambiare le cose? Dei politici che si, sono stati a Caivano, ma non sul campo dell’I.A.C.P. o sulla pista da pattinaggio del Bronx? Oppure dell’informazione non è ancora riuscita a raccontare fino in fondo le storie di chi vive qui ogni giorno?
Alla fine di tutta questa storia, ci rimbomba in testa un’altra, ultima domanda. A questa non sappiamo rispondere nemmeno noi.
Come fa un adolescente a credere nel futuro se nessuno ha mai creduto in lui?
Presidente Malagò! Ci dica giorno e ora. Noi ci saremo.
Per qualsiasi cosa scriveteci a radioimmaginaria@gmail.com.
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