1. CAPELLO SUI CAMBI DI INZAGHI
La sconfitta dell’Inter nella gara d’andata degli ottavi di finale di Champions League ha creato tanta delusione in casa nerazzurra. La squadra ha giocato una buonissima partita contro un Liverpool, che per stessa ammissione di Jurgen Klopp, ha sofferto moltissimo e che è riuscito a portare a casa il successo grazie a due gol arrivati in maniera estemporanea.
L’attacco di Capello a Inzaghi
Al termine del match c’è stato però anche l’attacco di Fabio Capello verso Simone Inzaghi. L’ex allenatore di Juventus e Milan, ora opinionista Sky, è stato molto severo nei confronti del tecnico dopo la partita: “I cambi hanno fatto la differenza in negativo anche questa volta – ha detto a Sky – E non può essere un caso che, come nel derby, quando Inzaghi effettua le sostituzioni l’Inter perde le partite”. Non ha usato mezzi termini l’ex allenatore mandando un messaggio diretto a Inzaghi.
Inzaghi sotto accusa: sui social si scatena la polemica
Le parole di Fabio Capello non sono passate inosservate anche sui social con molti tifosi dell’Inter che si scagliano contro l’ex allenatore: “Ma questo personaggio cosa dice. Tutta la panchina dell’Inter è composta da brocchi – dice Checco – ad eccezione di Darmian. E’ normale che incida in negativo il cambio ma non è mica colpa di Inzaghi”. Anche Victims attacca Capello: “Francamente a queso punto non incolpo Capello ma la sua badante”.
Inter: Inzaghi non è esente da colpe
Ma nonostante la difesa d’ufficio verso le parole di Capello, dopo la gara anche tani tifosi dell’Inter hanno attaccato senza mezzi termini l’allenatore. C’è chi far notare che contro le big i risultati sono stati negativi come scrive Davide: “Finora Inzaghi con le grandi squadre anche in Italia ha totalmente fallito, non ne ha vinto una. Adesso sarà anche questione di episodi ma è un grande limite”.
Anche molti tifosi hanno attaccato l’allenatore per le sue decisioni sui cambi, in particolare la scelta di concedere poco spazio a Sanchez che sembra vivere un ottimo momento di forma, e il fatto che a lasciare il posto al cileno sia stato Lautaro e non un Dzeko apparso fuori condizione.
2. INTER E IL PROBLEMA BIG MATCH
Emanuele Tramacere per www.calciomercato.com
"Sono orgoglioso, perché forse è stata la nostra miglior partita della stagione, visto anche l'avversario. Ripeto sono contento e orgoglioso, abbiamo fatto una grande gara, non siamo stati premiati con un gol che meritavamo, dispiace per il risultato". Simone Inzaghi si è presentato così in conferenza stampa per commentare la sconfitta subita contro il Liverpool dalla sua Inter nell'andata degli ottavi di finale di Champions League.
simone inzaghi foto mezzelani gmt 299
Non dichiarazioni di circostanza, perché i nerazzurri hanno davvero fatto per oltre 70 minuti una gara di primissimo livello trovando più volte l'occasione per sbllocare la gara senza riuscirci. Il problema è che, purtroppo, i tifosi interisti queste frasi le hanno sentite già più e più volte in stagione, non ultimo nel post-partita del derby perso contro il Milan che ha rimesso in partita i rossoneri nella corsa scudetto.
E guardando oltre e ripercorrendo le tappe più importanti di questa stagione, i big match contro le rivali più accreditate fra Campionato e Champions League, il problema è ancora più evidente: le grandi partite dei nerazzurri non durano mai 90 minuti.
GLI ULTIMI 15 MINUTI
Non solo nelle sconfitte, ma anche nelle vittorie, nei big match stagionali di Champions contro Real Madrid (andata e ritorno) e Liverpool, e di Serie A contro Atalanta, Milan, Juve, Napoli e perfino all'andata contro la Lazio, gli ultimi 15 minuti di gara si sono rivelati disastrosi per l'Inter. Zero gol fatti e 10 gol subiti è il borsino che Inzaghi si porta dietro, e il bottino sarebbe potuto essere peggiore anche in tema di punti fatti se Mertens, a partita quasi finita, non avesse mandato alle stelle la più importante delle occasioni a gara quasi finita contro il Napoli nella gara di andata.
edin dzeko foto mezzelani gmt 323
LA GESTIONE DI DZEKO
Quali possono essere quindi le motivazioni che si celano dietro questa costante? Ribadendo che ogni gara ha sfaccettature e sfumature differenti, ci sono però due fili conduttori importanti che riguardano queste gare. Il primo, forse il più importante, è il rendimento nell'arco dei 90 minuti di Edin Dzeko, vero e forse unico fulcro del gioco offensivo dell'Inter. A quasi 36 anni (il 17 marzo) il bosniaco, in un ruolo più da trequartista che da finalizzatore d'area, fatica a mantenere alto il livello di intensità per tutti i 90 minuti.
Non è un caso che quando Dzeko abbassa i suoi ritmi per gestire le energie l'Inter faccia fatica ad uscire nello sviluppo della manovra. Accade sempre più spesso nei finali di gara, ma non solo, perché anche nelle battute finali dei primi tempi la tendenza è la stessa. Infine il ritorno in campo dopo l'intervallo dell'Inter è quasi sempre esplosivo, ma, se non concretizza, poi rischia l'implosione.
I CAMBI
Nella gestione dell'attaccante bosniaco non può non essere considerata la questione cambi. E l'attacco arrivato nella serata di ieri post gara contro il Liverpool dall'ex allenatore di Juve, Milan e non solo, Fabio Capello, punta fortemente il dito sulle scelte dell'allenatore nerazzurro a gara in corso: "I cambi hanno fatto la differenza in negativo anche questa volta. E non può essere un caso che, come nel derby, quando Inzaghi effettua le sostituzioni l’Inter perde le partite”.
Una sentenza che però va approfondita ulteriormente perché se può essere vero che i cambi di Inzaghi raramente riescono ad incidere e anzi, spesso creano scompensi agli equilibri in campo, va anche detto che se per le partite di Serie A il materiale umano e tecnico a disposizione può essere adeguato, quando il livello della competizione si alza, il divario fra titolari e riserve si nota con maggiore rilievo.
Tornando a Dzeko, ad esempio, non è casuale la scelta di lasciarlo in campo per tutti o quasi i 90 minuti in 6 delle ultime 8 partite fra campionato, coppa italia e Champions. Dzeko in primis, poi i cambi, giocare al top per 70 minuti non può bastare per puntare al top. Anzi, fa solo crescere rimpianti e delusioni.