Non si gioca il top spìn
se sei nato da Putìn! (2022)
Is the new:
Non si gioca la voleé
contro il boia Pinochet! (1976)
Mezzo secolo trascorso invano.
— Stefano Melòccaro (@meloccaros) April 21, 2022
Monica Guerzoni per il Corriere della Sera
La terra rossa di Roma come l'erba di Wimbledon, costi quel che costi. Mario Draghi ci ha pensato molto e non ha ancora scelto le parole per dirlo. Ma la decisione è presa. Per il premier i tennisti russi e bielorussi devono restare fuori dal tabellone degli Internazionali Bnl d'Italia, lo storico torneo che si aprirà il 2 maggio in un Foro Italico colorato di giallo e di azzurro in segno di solidarietà al popolo ucraino.
Vista la bufera che ha travolto Wimbledon, a Palazzo Chigi hanno ben chiara la portata della scelta e le ripercussioni politiche, giuridiche ed economiche. Ma per quanto forte sia il rischio di critiche e proteste, Draghi sta studiando una moral suasion senza appello, che porti alla massima sanzione e lanci un monito severo contro la guerra di Putin.
Gli inglesi hanno escluso dal terzo torneo del Grande Slam in ordine cronologico annuale talenti russi come Daniil Medvedev, numero due al mondo e il connazionale Andrey Rublev, ottavo nella classifica maschile. E lo stesso trattamento ha in mente il capo del governo italiano.
Per Draghi c'è un Paese aggressore che è la Russia, c'è un Paese aggredito che sta subendo massacri e distruzione e c'è che il Cio, il Comitato olimpico internazionale, ha messo al bando gli atleti russi e bielorussi raccomandando a tutte le federazioni di non invitarli.
Nel caso del tennis non è così semplice. Per l'Atp e la Wta, le due associazioni che riuniscono i professionisti e le professioniste del dritto e del rovescio, escludere le racchette russe non è solo «ingiusto, deludente e discriminatorio», ma segna un «pericoloso precedente». Il campione serbo Novak Djokovic, che pure si dice «figlio della guerra», boccia la decisione di Wimbledon: «Follia». Reazioni che Draghi ha messo nel conto. Il premier vuole evitare mosse avventate e sta soppesando le differenze tra Wimbledon - l'unico torneo del Grande Slam organizzato da privati - e Roma. Gli Internazionali sono gestiti da Atp e Wta attraverso un impegno contrattuale con la Federtennis, nelle cui stanze aleggia il timore di sanzioni e il rischio di finire esclusi dai prestigiosi Master 1000. Ma Draghi, per quanto sia «pienamente consapevole del ruolo che l'Atp esercita nella gestione del torneo di Roma», tirerà dritto.
Quando il niet del governo sarà pubblico, lo sport italiano non potrà che spaccarsi. Il presidente della federazione Angelo Binaghi ha un sogno: «Far suonare prima della finale l'inno italiano e l'inno ucraino... Sarebbe divertente vedere un giocatore russo in finale in questo contesto».
Giovanni Malagò, presidente del Coni, pensa invece che il bando sia «in linea con quanto deciso dal Cio sugli sport individuali». Alla conferenza stampa di presentazione degli Internazionali, due giorni fa, la sottosegretaria Valentina Vezzali affermava che l'Italia affronterà la situazione «al fianco degli atleti ucraini», in linea con il Cio e con le federazioni internazionali. Draghi è pronto a servire e la traiettoria della palla è segnata. Ma Adriano Panatta, che trionfò a Roma nel 1976, non è d'accordo: «L'esclusione dei russi a Wimbledon? La trovo una stron... Medvedev e Rublev hanno già dissentito da quanto sta facendo il loro Paese».
ADRIANO PANATTA AMATO LETTA RIVERA
giovanni malagò e angelo binaghi foto mezzelani gmt 08 giovanni malagò ed angelo binaghi foto mezzelani gmt 05