Da corriere.it
Lui ci scherza, anche se si trova alla vigilia di una gara ufficiale: «Un commento sui Pandora Papers? Magari non sarò in panchina, ma a portare i soldi chissà dove...». Sono le parole che pronuncia sorridendo il c.t. azzurro Roberto Mancini poco prima di Italia-Belgio gara valevole per il terzo-quarto posto della Nations League.
Un sorriso tutto sommato amaro per il c.t. azzurro che ha un ruolo del tutto marginale nell’inchiesta giornalistica denominata appunto «Pandora Papers» ed incentrata sui paradisi fiscali off-shore di statisti, politici e vip, da politici e reali come Tony Blair o Abdullah di Giordania a esponenti celebri dello sport come Carlo Ancelotti e Pep Guardiola. Mancini viene indicato nei documenti come l’azionista di Bastian Asset Holdings, società con sede nel paradiso fiscale delle British Virgin Islands.
La società caraibica di Mancini sarebbe stata proprietaria di un aereo, un Piaggio P180, successivamente venduto. Nel 2009 poi Mancini era ricorso al cosidetto scudo fiscale, voluto dall’allora ministro Tremonti, provvedimento che permetteva con il versamento di una quota forfettaria pari al 5 per cento del valore dei beni detenuti all’estero non solo il rientro degli stessi, ma anche la non punibilità. Cosa quest’ultima che non avrebbe dovuto neanche interessare Mancini visto che la sua posizione era anche all’epoca non perseguibile dall’erario italiano.
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