“PENSAVANO CHE AVESSI IL CAZZO. E IO GLI HO RISPOSTO ‘SONO UNA DONNA. SE VUOI TI FACCIO VEDERE LA VAGINA'" - CASTER SEMENYA VA ALLO SCONTRO FRONTALE CON I VERTICI DELL'ATLETICA MONDIALE, PER AVERLA COSTRETTA A PRENDERE FARMACI PER ABBASSARE I SUOI LIVELLI DI TESTOSTERONE: "AVEVO ATTACCHI DI PANICO, NON SAPEVO SE AVREI AVUTO UN INFARTO. SECONDO WORLD ATHLETICS, SONO UN MASCHIO QUANDO SI TRATTA DI CORRERE I 400, GLI 800M, I 1500 E IL MIGLIO. POI UNA FEMMINA NEI…"

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Da www.ilnapolista.it

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"Thought I had a dick”. “Pensavano che avessi il cazzo”. Esattamente in questi termini Caster Semenya va allo scontro frontale con i vertici dell’atletica leggera mondiale. Li accusa di averla costretta a prendere farmaci che l’hanno “torturata” e l’hanno fatta stare così così male che temeva che avrebbe avuto un infarto.

 

In un’intervista esplosiva con HBO Real Sports, la due volte campionessa olimpica degli 800 metri e simbolo degli atleti con differenze nello sviluppo sessuale (DSD) ha affermato che abbassare artificialmente i suoi livelli di testosterone naturale per competere nelle gare femminili è stato “come pugnalarsi con un coltello ogni giorno”.

 

SEMENYA SEMENYA

L’atleta sudafricana ha anche rivelato che quando i dubbi sul suo genere sessuale sono venuti fuori per la prima volta dopo aver vinto il suo primo titolo mondiale a 18 anni, si è offerta di mostrare ai funzionari i suoi genitali per dimostrare di essere una donna. “Pensavano che avessi il cazzo”, ha detto. “E io gli ho risposto ‘sono una femmina. Se vuoi vedere che sono una donna, ti faccio vedere la vagina. Va bene?'”.

 

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Semenya è nata con testicoli interni. Le è stato detto che per continuare a correre nelle gare femminili avrebbe dovuto assumere farmaci per abbassare i suoi livelli naturali di testosterone. “Mi hanno fatto ammalare, mi hanno fatto ingrassare, avevo attacchi di panico, non sapevo se avrei avuto un infarto. È come pugnalarsi con un coltello ogni giorno. Ma non avevo scelta. Avevo 18 anni, volevo correre, volevo arrivare alle Olimpiadi, era l’unica opzione per me”.

 

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Jonathan Taylor, avvocato di World Athletics, ha contestato che i farmaci somministrati a Semenya facessero male. “Jonathan deve tagliarsi la lingua e buttarla via – ha risposto Semenya – Se vuole capire come quella cosa mi ha torturato, li prenda quei farmaci. E capirà”.

 

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Semenya, che ora ha 31 anni, ha assunto i farmaci per diversi anni prima di presentare una causa legale per le gare sulle distanze dai 400 metri al miglio. Dopo i ricorsi infruttuosi presso la Corte Arbitrale dello Sport (TAS) e la Corte Suprema Federale Svizzera, non ha potuto di difendere ai Giochi di Tokyo i titoli olimpici che ha vinto a Londra e Rio. Attualmente è in attesa di un’udienza presso la Corte europea dei diritti dell’uomo e, nel frattempo, ha gareggiato su distanze più lunghe, facendo segnare un personale di 8 minuti e 54 secondi su 3.000 metri a marzo.

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In un feroce post su Twitter giorni dopo ha scritto: “Quindi, secondo World Athletics e i suoi membri, sono un maschio quando si tratta di correre i 400, gli 800m, i 1500 e il miglio. Poi una femmina nei 100, 200 metri e negli eventi a lunga distanza. Che razza di scemenza è?”.

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